Umberto Eco, attraverso il primo capitolo dell’opera Costruire il nemico e altri scritti occasionali, ha voluto evidenziare il perché le società moderne abbiano ancora bisogno di avere un nemico.
Leggi anche:
“Qui e Ora”, un incidente motociclistico e la creazione dell’altro come nemico
Una questione d’identità
Secondo lo scrittore, una delle disgrazie del nostro Paese è stata proprio non avere veri nemici. Infatti, l’unità d’Italia si è fatta grazie alla presenza dell’austriaco; Mussolini ha potuto godere del consenso popolare incitandola a vendicarsi per la vittoria mutilata.
Un altro esempio oltre oceano sono gli U.S.A che rischiavano il tracollo sociale poiché non avevano un nemico dopo la sconfitta dei tedeschi e il crollo dell’Unione Sovietica, sino all’arrivo di Bin Laden.
Avere un nemico è importante non solo per definire la nostra identità ma anche per procurarci un ostacolo rispetto al quale misurare il nostro sistema di valori e mostrare, nell’affrontarlo, il valore nostro. Pertanto, secondo Umberto Eco, quando il nemico non c’è, bisogna costruirlo.
Leggi anche:
Identità e razzismo
Come dev’essere il nemico
I nemici devono essere diversi da noi e devono comportarsi secondo costumi che non sono i nostri, come ad esempio lo straniero. Tuttavia Umberto Eco tende a precisare quanto i nemici costruiti non siano tanto quelli che possono realmente minacciarci, tanto coloro che qualcuno ha interesse a rappresentare minacciosi, così che non tanto la loro minacciosità ne faccia risaltare la diversità, ma la loro diversità diventi segno di minacciosità.
La nuova forma del nemico non sarà tanto colui che sta fuori e che esibisce la sua stranezza lontano dalle nostre case, tanto quello che vive nelle nostre città, che parla male la lingua e che possiede un colore diverso di pelle.
Non a caso l’uomo di colore è stato spesso vittima di quest’associazione (come l’immigrato in Italia) poiché ritenuto brutto e disumano, e questo dev’essere associato al nemico perché il bello dev’essere anche buono ed uno dei caratteri fondamentali della bellezza è l‘integritas (ovvero tutto ciò che è richiesto per essere rappresentante medio di quella specie).
Il bisogno di creare un nemico è qualcosa di connaturato anche all’uomo mite e amico della pace: l’immagine si sposta da un oggetto umano a una forza naturale o sociale che in qualche modo minaccia e che dev’essere vinta.
Leggi anche:
Hostiles: (de)costruire il nemico
Il caso Watchmen
Non solo Umberto Eco ha esposto quanto sia importante per una comunità avere un nemico, ma anche Alan Moore, attraverso la graphic novel Watchmen, è riuscito magistralmente ad evidenziare quest’aspetto.
Nelle battute finali dell’opera, Ozymandias, per cercare di fermare l’imminente conflitto nucleare tra gli U.S.A e l’Unione Sovietica, inscena un attacco alieno, causando la morte di milioni di persone, portando tuttavia le due superpotenze ad allearsi per fronteggiare il nuovo nemico.
Questo gesto da parte del personaggio coincide pienamente con il ragionamento fatto da Umberto Eco, che afferma:
Per tenere i popoli a freno, di nemici bisogna sempre inventarne, e dipingerli in modo che suscitino paura e ripugnanza.
Leggi anche:
Batman: The Killing Joke. Soltanto una brutta giornata