Sociologia, pendolarismo e quotidianità
Il sociologo milanese Guido Marinotti definisce il pendolare essenzialmente come quella tipologia di persona che si reca nelle grandi città solo per lavorare o studiare, ma che vive altrove. Qual è questo altrove? E perché è rilevante?
Limitando l’indagine al pendolarismo ferroviario, che per certi aspetti appare il più critico, si potrebbe rispondere che il pendolare abita i punti ristoro delle stazioni, le edicole, le biglietterie. Abita le banchine in prossimità dei binari, i posti a sedere, i luoghi di passaggio tra un vagone e l’altro, i tornelli delle metropolitane. Questi luoghi pubblici sono l’altrove del pendolare, quindi, che abita i trasporti pubblici (bus, treni, metro, tram) per lassi di tempo più o meno prolungati. In questo senso, il pendolarismo è un microcosmo di esperienze, che ha effetti pratici variegati sulla vita dell’individuo e della collettività, a diversi livelli.
Microsociologia del pendolarismo
In questa sede la riflessione sull'”altrove“, di cui si diceva all’inizio, verrà introdotta per concetti sul piano della microsociologia, ossia sul piano delle relazioni inter-individuali, con focus “micro” sul singolo, e sull’aspetto della sostenibilità emotiva e ambientale. Si tratterà di chiedersi: che effetti ha il pendolarismo, (come forma di vita) sul singolo? Quali sono le sue caratteristiche strutturali?