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Il paradosso della tolleranza: perché il saluto romano deve essere condannato

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La Cassazione assolve due ragazzi che, durante una commemorazione organizzata a Milano nel 2014 da Fratelli d’Italia, rispondendo alla chiamata del presidente avevano alzato il braccio destro facendo il saluto fascista. Questa sentenza ha suscitato molte polemiche e dubbi nell’opinione pubblica.

saluto fascista
Fonte: Corriere Milano

Contraddizioni e simboli

La principale motivazione che ha portato a scagionare i due giovani è stata che la legge Scleba non punisce tutte le manifestazioni usuali del disciolto partito fascista, ma solo quelle che possono determinare il pericolo di ricostituzione di organizzazioni fasciste, e i gesti e le espressioni idonei a provocare adesioni e consensi. Sulla base di ciò la Cassazione e, prima di essa, la Corte d’appello di Milano reputano il gesto una semplice manifestazione di pensiero.

Tuttavia, nonostante la legge non condanni esplicitamente questo genere di atti, va comunque considerato il valore simbolico di quel gesto e delle sue conseguenze sull’individuo. Per Carl Gustav Jung il simbolo è portatore di un contenuto che non riesce ad essere espresso altrimenti ed è vivo finché è pregno di significato.

Sulla base di ciò, anche un gesto apparentemente innocente come il semplice saluto romano può essere di per sé pericoloso, non solo i casi citati dalla Suprema Corte, come chi intona «all’armi siamo fascisti» o di chi compie il saluto romano armato di manganello durante un comizio elettorale.

Il saluto fascista in sé dev’essere condannato poiché non solo rievoca e inneggia ad una politica che teoricamente le nostre istituzioni dovrebbero combattere, ma anche perché annullerebbe tutti gli sforzi fatti negli anni nell’eliminare stereotipi e fake news.

saluto fascista
Fonte: Corriere Milano

Il paradosso di Popper

Se l’obiettivo della Corte di Cassazione era quello di tutelare la libertà di espressione, non ci è riuscita. Karl Popper è famoso per il paradosso della tolleranza, il quale afferma che la tolleranza illimitata porta all’estinzione della tolleranza, poiché, come la storia ci insegna, le persone tolleranti sono state le prime ad essere eliminate dagli intolleranti nonostante i primi avessero tollerato l’evidente intolleranza dei secondi.

Ogni movimento che predica intolleranza dev’essere messo fuori legge perché per difendere la tolleranza non si deve accettare l’intolleranza. Quindi le istituzioni hanno il compito e il dovere di combattere questi gesti perché se ne viene permessa anche la sola commemorazione non si farà altro che alimentare e tenere viva un’ideologia che in un paese democratico non dovrebbe esistere.

 

Niccolò Manai

Sono un ragazzo di 27 anni, curioso e voglioso di imbarcarmi sempre in nuove avventure. Sono laureato in Filosofia e in Sociologia. Ho una passione irrefrenabile per i videogiochi, fumetti e, ahimè, per la cioccolata.

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