Il 18 giugno è uscito Opus Two, il nuovo lavoro di Piero Gaddi Quartet feat. Bjørn Solli. Si tratta di un album che si pone in continuità con il precedente, Opus One (2020), di cui ne è il naturale proseguimento, intrecciando come fili di uno stesso tessuto stili diversi, dal jazz, al rock, alla musica colta, alle tradizioni popolari mediterranee.
Opus Two è il tuo nuovo lavoro realizzato con Nusica.org e realizzato quattro anni dopo il precedente, Opus One. Quali sono gli elementi di continuità tra i due album?
La continuità sta innanzitutto nella formazione che è rimasta la stessa (con Desideri, Pedol e Beninati) e il featuring del grande chitarrista norvegese e amico Bjørn Solli. Il tipo di scrittura crossover è l’altro elemento di continuità con Opus One. Gli elementi jazzistici, cameristici, Jazz fusion, rock ed etnici diventano strumenti per perseguire un fine espressivo che renda i brani entità uniche a se stanti. I musicisti che hanno lavorato con me hanno contribuito non poco a rendere i miei brani un materiale vivo e (a mio avviso) affascinante.
Cos’è che invece li differenzia?
Li differenzia una maggiore maturità del secondo lavoro e l’apporto dello splendido staff di Nusica.org che ha reso tutto più facile. Sono grato a tutti loro per il loro impegno, la loro passione e la grande attenzione nei nostri confronti. È molto importante per un artista avvertire che c’è interesse ed attenzione da parte di chi ha forti competenze e vive di musica da sempre. Questa coproduzione mi ha reso particolarmente felice e ci ha dato maggior spinta e coraggio nell’esprimere tutte le nostre potenzialità. Vorrei anche citare il lavoro di registrazione, editing e mixing nello studio di Francesco Ponticelli, che ringrazio per i suoi consigli e la sua estrema e competente attenzione al nostro lavoro.
L’album si compone di nove tracce, caratterizzate da una forte connessione tra generi e culture differenti. Nonostante ciò, Opus Two risalta per l’equilibrio che si crea tra i diversi brani. Esiste un fil rouge che li lega uno all’altro?
Credo che la forza e la godibilità dell’album sia nella grande varietà di spunti e influenze che sono presenti. In effetti l’ascoltatore non sa mai cosa aspettarsi nella traccia successiva: per questo il CD scorre con facilità mantenendo l’attenzione sempre alta. Ogni brano ha una forte personalità. Spesso chi scrive per il jazz ha piacere che i brani siano al servizio delle capacità esecutive ed improvvisative dei musicisti. Il nostro approccio è completamente opposto. Le idee che sono alla base di ogni brano generano tutto ciò che avviene nelle esecuzioni e i miei musicisti sono tutti al servizio della scrittura rinforzando e sviluppando queste idee, semplici o complesse che siano.
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La tua formazione classica mista a jazz si evince perfettamente dal nuovo album. Cosa significa per te il dialogo tra modi di fare musica diversi?
Nel fondare il quartetto a mio nome, quattro anni fa, ho avuto come primo obiettivo non farmi condizionare da alcuna barriera tra i generi ma piuttosto utilizzare tutto ciò che mi piace e riesco a “maneggiare” per renderlo funzionale allo sviluppo della mia fantasia compositiva. Credo che sia importante prima di tutto essere onesti e critici con se stessi. Per il resto, spero di aver sviluppato il gusto sufficiente per mescolare con libertà le carte in tavola. L’ascoltatore sono convinto che avvertirà questa eterogeneità del materiale come una ricchezza inaspettata e non come un limite o una forzatura.
Possiamo aspettarci un Opus Three o il progetto può dirsi concluso?
Il famoso detto lo prevederebbe. Io non metto alcun limite. Lavorare a questi due CD è stato molto interessante e mi ha arricchito. Il secondo è un lavoro che appare più maturo, come prevedibile. Dopo il suo ascolto spero che molti si rivolgano anche al primo poiché vi sono alcuni brani particolarmente fortunati e che hanno avuto anche ascolti record sul web. Se ci sarà un Opus 3 dipende da molti fattori tra i quali i feedback su Opus Two, per adesso molto positivi ma non ancora sufficienti per garantire un futuro certo a un quintetto che vede al suo interno un ospite straniero. Intanto mi voglio godere e suonare ancora per un po’ questo materiale musicale del quale sono pienamente soddisfatto.
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