Operaprog

Operaprog, quando il progressive incontra lo spettacolo

I Time Machine al Cinema Rex di Padova hanno emozionato il pubblico con un viaggio nel progressive rock, italiano e non

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Il 22 marzo al Cinema Rex di Padova si sono esibiti i Time Machine in una rappresentazione prog che è stata più di un concerto. Il frontman Tiziano Franco ha guidato con energia il gruppo composto da Maurizio Santato (chitarra), Giuliano Bernardinello (batteria), Riccardo Mercatelli (tastiere) e Stefano Schiavon (basso).

Chiamare Operaprog uno spettacolo dedicato al progressive rock è già, infatti, una dichiarazione d’intenti. Accostare il prog all’idea di opera è un’ambizione forte e i Time Machine in un sabato sera al Cinema Rex, hanno cercato di darle forma con una selezione di brani che hanno fatto la storia di questo genere.

Il progressive e la sua teatralità

Il progressive ha sempre cercato di superare i confini della canzone tradizionale, mescolando rock, musica classica, jazz e poesia. Operaprog prova a portare in scena un’esperienza non solo musicale, dove tutto, dalle atmosfere alle luci fino, ovviamente, alla musica, si fonde per raccontare qualcosa. L’idea è affascinante e in molti momenti riesce davvero a emozionare. La location è particolare: il cinema è nato come teatro ed è piccolo, accogliente. La scelta della scaletta divisa in due atti vede la band eseguire capolavori dei Genesis, di Emerson Lake & Palmer, dei Pink Floyd e dei King Crimson, senza dimenticare il meglio della scena italiana, da PFM alle Orme, rappresentate in carne e ossa da Tony Pagliuca, ospite speciale della serata che a sorpresa è stato chiamato sul palco.

Il livello tecnico è alto, i Time Machine si muovono bene, specie i musicisti, mentre sulla voce poco c’è da dire: fa il suo e non sbaglia quasi mai una nota, ma la musica prende troppo il sopravvento in questo genere. La teatralità del prog è scandita dalle atmosfere create con fumogeni e luci; sul maxi schermo sono invece proiettati a volte i video originali di live delle band dei brani eseguiti. Anche la divisione in due atti è originale perché ripercorre la storia del prog dai gruppi storici inglesi fino a quelli italiani. In quest’ultima occasione è possibile ammirare non solo la bellezza musicale, ma anche quella dei testi abbattendo la barriera linguistica.

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Quante gocce di rugiada intorno a me
Cerco il sole, ma non c’è
Dorme ancora la campagna, forse no
È sveglia, mi guarda, non so

Già l’odore della terra, odor di grano
Sale adagio verso me
E la vita nel mio petto batte piano
Respiro la nebbia, penso a te

Quanto verde tutto intorno e ancor più in là
Sembra quasi un mare l’erba
E leggero il mio pensiero vola e va
Ho quasi paura che si perda

Impressioni di settembre, PFM

Pochi dettagli tanta musica

Tuttavia, non tutto funziona alla perfezione. Se da un lato la musica riesce a intrattenere, a volte alcuni elementi forse più di decorazione finiscono per ostacolare anziché essere di supporto. I fumogeni, usati in abbondanza durante lo spettacolo, hanno creato un ambiente soffocante e a tratti fastidioso, rendendo difficile per il pubblico godersi appieno lo spettacolo, specie per le prime file. Alcuni spettatori si sono dovuti proprio spostare, con pochi posti liberi a disposizione visto il quasi sold out della serata.

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Anche l’acustica della sala ha tradito un po’ le aspettative: i suoni, soprattutto quelli più stratificati e ricchi di effetti, non sempre sono risultati perfettamente nitidi. Il progressive vive di dettagli e sfumature che sono assolutamente fondamentali, anche grazie alla band che tecnicamente e musicalmente si è mostrata egregia. Invece, tali dettagli sono stati sacrificati in favore di un volume eccessivamente pieno e, a tratti, confuso. I Time Machine hanno inoltre lasciato poco spazio all’interazione, forse perché l’intenzione era più operistica e accademica che concertistica, ma ciò ha rischiato di raffreddare l’entusiasmo della platea in quanto le introduzioni alle canzoni erano fin troppo minimali.

Nonostante queste sbavature, Operaprog resta un progetto coraggioso che soprattutto per i più giovani, non tantissimi presenti in platea, può essere fondamentale per riscoprire un genere rivoluzionario come il progressive.

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Silvia Argento

Nata ad Agrigento nel 1997, ha conseguito una laurea triennale in Lettere Moderne, una magistrale in Filologia Moderna e Italianistica e una seconda magistrale in Editoria e scrittura con lode. È docente di letteratura italiana e latina, scrittrice e redattrice per vari siti di divulgazione culturale e critica musicale. È autrice di due saggi dal titolo "Dietro lo specchio, Oscar Wilde e l'estetica del quotidiano" e "La fedeltà disattesa" e della raccolta di racconti "Dipinti, brevi storie di fragilità"

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