Si è da poco tenuta negli Stati Uniti una delle più importanti esposizioni mondiali sull’intelligenza artificiale, che per questa edizione ha contato più di 14 mila partecipanti (di cui la metà di nazionalità cinese): un grande successo, se si considera che fino a vent’anni fa non era più che una riunione di venti persone. Cosa ci dicono questi dati? Sicuramente parlano di un interesse per l‘AI in crescita in ogni settore e in ogni parte del mondo. Al passo con le nuove tecnologie, la società sta cambiando e una nuova smart society sta sorgendo.
Una nuova smart society
La Cina, come dichiarato nel New Generation Artificial Intelligence Development Plan del 2017, aspira a diventare leader mondiale nell’intelligenza artificiale (AI) entro il 2030.
Step 2. By 2025 AI becomes a major driving force for industrial upgrade and economic restructuring. Building an intelligence society makes progress.
Step 2. Entro il 2025 l’AI diventa forza motrice di crescita industriale e ristrutturazione economica. Il progresso sarà trainato da una società intelligente.
Department of International Cooperation Ministry of Science and Technology(MOST), P.R.China, 2017
Nel mondo della digital society in cui tutto è smart – smartphone, smart watch, smart TV -, perché anche la società non può esserlo? Ed infatti negli ultimi anni la grande potenza d’Oriente sta sperimentando un nuovo sistema, il Social Credit System o Sistema di credito sociale, che permette – grazie ad una rete di avanzate tecnologie – la classificazione della reputazione dei cittadini.
Il reputation system
Il sistema di reputazione non è un concetto lontano dalle nostre realtà quotidiane, anche se forse il cittadino medio non ne è consapevole. Chiunque viva attivamente nella nostra società digitale, infatti, ne è soggetto e a sua volta lo sfrutta: è alla base di qualsiasi piattaforma online e necessario per l’instaurazione di un rapporto di fiducia. Nella dimensione online in cui il capitale sociale (che permette alla società di progredire senza intoppi [Putnam 2004]), non si può basare sugli stessi fondamenti dell’offline, il reputation system è una delle modalità necessarie per stabilizzare la situazione.
Una situazione controversa
L’impiego massiccio di questo sistema nella Cina continentale, attraverso l’analisi dei Big Data e complesse tecnologie di AI, ha scatenato non poche controversie: molte categorie, punite per avere uno scarso punteggio, subiscono ritorsioni quotidiane (come ad esempio l’interdizione dagli spostamenti aerei nazionali). Se da una parte il governo vuole implementare sicurezza ed efficienza del paese, dall’altra le paure che si stia delineando una società del controllo si fanno sempre più sentire.
Non solo una questione cinese
I dubbi che sorgono, forse, non riguardano solo l’Oriente. Seppure, infatti, i governi occidentali non abbiano sviluppato un apparato elaborato quanto quello cinese, anche da questa parte del mondo stiamo vivendo la rivoluzione della smart society. Migliaia di dati, più o meno consapevolmente, vengono continuamente mandati dai nostri smartphone a compagnie che a loro volta li riusano, li rivendono, li rimonetizzano. Persino i nostri dati medici, grazie a dispositivi indossabili come gli smart watch, vengono da noi elargiti alle aziende con troppa leggerezza [Lupton 2016].
Come questi dati vengano sfruttati, non è sempre del tutto chiaro. Quello che è certo è quanto nella nuova società digitale che si sta delineando sia sempre più necessario sviluppare una nuova coscienza critica da, appunto, cittadini digitali: nulla è gratuito ma – parafrasando Andrew Lewis – se non stai pagando per un servizio, il prodotto sei tu.
C. V.
Photo by Matthew Henry from Burst