È il 1917 e presso la galleria di Berthe Weill si tiene una personale di Amedeo Modigliani (conosciuto anche come Modì), l’artista bello e geniale dallo stile lineare in pittura che si unisce alla purezza arcaica della scultura. A organizzare l’esposizione è Léopold Zborowski, mercante d’arte del giovane livornese fortemente intenzionato a sottrarre il suo protetto da quella condizione di miseria e dissoluzione che lo condurrà, a soli trentacinque anni, alla morte per nefrite sommata alla tubercolosi. Per Modigliani le mostre sono un’assoluta novità, tanto che quella ospitata dalla Weill è per lui la prima personale in assoluto. Si tratterà di un esordio scottante, destinato a restare per sempre negli annali dei galleristi europei.
L’invito al numero 50 di rue Taitbout reca in copertina il disegno di una donna nuda e la dicitura: «Exposition de peintures et de dessins de Modigliani du 3 décembre au 30 décembre 1917». Nel tentativo di attirare il maggior numero di visitatori curiosi, Zborowki chiede e ottiene che vengano esposti in vetrina un paio di nudi di rara e complessa bellezza, decisamente lontani dai canoni convenzionali del tempo. L’effetto supera ben presto le intenzioni; fuori dalla galleria si raduna una folla indignata, si grida allo scandalo, all’oltraggio al pudore. Interviene la polizia e la Weill, visibilmente indispettita per il richiamo, domanda agli agenti cosa abbiano di tanto scandaloso una serie di nudi di millenaria tradizione. La risposta spiazza e fa sorridere, sennonché la proprietaria sarà davvero costretta ad abbassare la saracinesca: «C’è che quei nudi hanno i peli».
La prima mostra dei nudi di Modigliani si conclude così ancor prima di cominciare, vittima del bigottismo e dello sciatto provincialismo locale. Eppure i suoi nudi risultano essere di una delicatezza spiazzante. Le forme e i tratti somatici delle donne racchiudono in loro un’eleganza sommessa che si esprime in modo sobrio nelle pose e negli sguardi. Languidi, filtranti da occhi allungati, persi chissà dove dinnanzi al pennello dell’artista. Tutti i nudi di Modigliani vivono nella splendida ambiguità di essere al contempo stilizzati e sensuali, mischiando compostezza e erotismo su una tela che si carica di intimità oltre ogni limite.
Non semplici modelle ma donne da amare, spesso le stesse che il bel Modì aveva conquistato con il suo fascino. Si trovano distese o in piedi in uno scenario privo di arredi, in cui un rosso scuro funge da quinta alla sensualità di un nudo disteso o una sedia su un muro violaceo è l’unico supporto di un abbandono languido. Talvolta il pittore si concede il lusso di ornarle con un orecchino, un piccolo ninnolo sbarazzino che si confonde tra i colore dei capelli e il collo reclinato. Vederle esposte l’una di fianco all’altra può, talvolta, far sorgere alla mente l’immagine di un harem, di quelli mistici e sensuali in cui i corpi sinuosi, dai volumi nitidi e dalle espressioni cariche di erotismo, si lasciano scegliere pur conducendo il gioco. E i nudi di Modigliani sono corpi che si mostrano nella loro nuda femminilità, senza caratteri allegorici o rappresentazioni simboliche. Una carica di erotismo che si unisce a un’eleganza malinconica, capace di rendere la donna divinità umana che s’innalza sulla tela.
[…] amanti dell’artista? O forse prostitute? Eppure le ragazze non hanno la trasgressione delle modelle di Modigliani, il loro sguardo è pacato, timido, solo indirettamente provocante. Auer sembra volerle immortalare […]
padronanza del colore, mano ferma e cervello bacato sono i tre ingredienti necessari per fare un grande pittore . Io