Il concetto di fedeltà è cambiato nel corso degli anni e nelle storie degli autori che sono diventati il nostro punto di riferimento? La definizione di Treccani ci suggerisce che fedeltà sia «l’essere fedele, e la qualità di chi o di ciò che è fedele: […] l’osservanza reciproca da parte dei coniugi dei doveri derivanti dal matrimonio, soprattutto (ma non esclusivamente) per ciò che riguarda l’astensione da rapporti sessuali, o comunque amorosi, extraconiugali». Per indagare il senso di questa parola si sono spese tante parole, romanzi, storie; ecco quindi che oggi vogliamo provare a comparare la visione della fedeltà di una scrittrice francese di origine ebraica, prolifica durante la Seconda Guerra Mondiale e famosa per le sue storie d’amore appassionate che penetrano nel profondo dei sentimenti, come Irène Némirovsky, e uno scrittore contemporaneo che sulle relazioni (e sull’infedeltà in particolar modo) ha basato moltissima della sua straordinaria narrativa, come Marco Missiroli.
Cosa avranno in comune queste due voci, due echi distinti del mondo cui questi autori appartengono? Forse la risposta sta nell’indagare profondamente il rapporto coniugale per l’una, mentre per l’altro la risposta sottende a quel «ma non esclusivamente», che sembra quasi un’aggiunta recente (e controcorrente), nella definizione di Treccani.