Napoli Velata ha diviso la critica, che si è arrovellata nel tentativo di decriptare messaggio e trama. A far discutere, su tutto, sono state la prova di Giovanna Mezzogiorno e Alessandro Borghi, con la lunga scena di sesso iniziale a cui è dedicata un’attenzione quasi voyeuristica, e la matassa di una storia affascinante, ma a tratti discontinua e irrisolta.
Ma i numeri hanno premiato la Napoli velata di Ferzan Opzetek, che ha incassato, nei primi dieci giorni dall’uscita (28 dicembre 2017), circa 4,2 milioni al botteghino, superando quasi The place di Paolo Genovese, film italiano più visto dell’anno precedente.
Leggi anche:
«Un paese ci vuole»: le langhe piemontesi inseguendo Cesare Pavese
Di Napoli Optzetek si è innamorato girando la Traviata al San Carlo, ma in pochi sanno che, quando era poco più che uno studente squattrinato, ha fatto, per un breve periodo, da assistente alla regia ad un certo Massimo Troisi per il film Scusate il ritardo del 1983:
Di solito chi comincia a fare il cinema comincia in questo modo: facendo le cose più umili, apparentemente le più inutili, senza beccare una lira. Ma è l’ unico modo per imparare. Troisi mi invitava a vedere i cosiddetti “giornalieri”, il resoconto delle riprese quotidiane: l’ assistente volontario è l’ ultima ruota del carro e di solito non partecipa a queste proiezioni, ma con lui era diverso. A fine riprese mi disse: “Verza, (cosi era solito storpiarne il nome ndr) c’ è una cosa per te in produzione”. Pur non essendo nei patti, aveva insomma trovato il modo di farmi pagare. Mi vergognai talmente tanto che non andai nemmeno a ritirare quei soldi: chissà che fine avranno fatto.
Dopo anni di distanza e film che lo hanno consacrato a regista di fama mondiale, Ferzan ha saldato il conto con la città all’ombra del Vesuvio. Basta soffermarsi su un importante indizio iniziale. Schermo nero, in basso a destra una scritta: «a Napoli». Un omaggio, in piena regola; un esercizio estetico che porta Opzeteck nell’Olimpo di quei registi che prima di lui hanno tributato le grandi città.
Dal ventre di Partenope Ferzan ha pescato a piene mani; il cast è zeppo di attori che rappresentano un punto di riferimento per il teatro partenopeo, Peppe Barra, Lina Sastri e Luisa Ranieri, su tutti. Napoli è set e prima attrice assieme.
Leggi anche:
Perchè piangiamo Maradona?
Ecco una mappa di tutti i luoghi di Napoli Velata: i vicoli, i palazzi scrostati, i musei. Alcuni di questi nascondono storie e particolari inafferrabili persino per chi li percorre tutti i giorni.
Scalinata di Palazzo Mannajuolo
La scalinata ellissoidale che si vede all’inizio del film Napoli Velata (e nel trailer) è quella di Palazzo Mannajuolo in via Filangieri 36, una delle strade eleganti nel quartiere Chiaia. La macchina da presa ne cattura la circolarità, introducendoci nella storia.
La casa di Adele
La casa di Adele (Anna Bonaiuto) con la relativa terrazza da cui si affaccia per gridare alla città «Tu vuoi soltanto ammazzare ammazzare ammazzare, non li vuoi bene i figli tuoi» è la museale dimora del principe Vincenzo Caracciolo. La dimora è tempestata da opere d’arte, arazzi, specchi. La location è già stata utilizzata come ambientazione di due capolavori del cinema nostrano: Viaggio in Italia e L’oro di Napoli.
Qui il regista ambienta l’antico rito de La figliata dei femminelli, che si riallaccia al culto magnogreco della Grande Madre Cibele. Consiste nel simulare le doglie del parto da parte di un femminiello sdraiato su un letto, mentre gli astanti eseguono una lamentazione rituale, una nenia ritmica tipica del lamento funebre.
La scena è coperta solitamente da un velo, in quanto, secondo la tradizione, “è più importante sentire che vedere”. Il finto neonato è solitamente un bambolotto, la cui nascita “misterica” viene poi festeggiata con babà e vermouth.
Piazza del Gesù
Questa location ricorre molto spesso nel corso del film, da diverse prospettive. La camera insiste sulla Chiesa monumentale del Gesù Nuovo, esempio di architettura della Scuola Napoletana, caratterizzata da bugne incise sul piperno.
Di recente i segni che sono incisi sul bugnato della facciata del Gesù Nuovo sono stati decifrati da uno storico dell’arte, Vincenzo De Pasquale, che ha scoperto che essi non sono altro che la partitura di un concerto per strumenti a plettro (mandole e affini), della durata di tre quarti d’ora.
Museo Archeologico Nazionale di Napoli, MANN
Andrea darà appuntamento ad Adriana per il loro secondo incontro alla Stanza Segreta del Museo Archeologico Nazionale di Napoli. La stanza esiste davvero sotto il nome di «Gabinetto segreto» dove si trovano figure di scene erotiche e reperti raccolti dai lupanare di Pompei.
La scena in cui la donna passeggia tra le statue del Museo, uno dei più importanti di tutto il mondo per qualità delle opere, è una delle più romantiche; alla visione dei nudi si avvicendano i suoi pensieri sul corpo dell’amante.
Farmacia degli incurabili
Pasquale (Peppe Barra) fa da Cicerone ad un gruppo, muovendosi all’interno di una farmacia storica dove mostrerà loro la rappresentazione di un utero velato, un grande utero verginale che domina l’intera sala, sezionato come per un taglio cesareo longitudinale.
Siamo nella Farmacia degli Incurabili e le relative scale di ingresso, sempre nel centro storico di Napoli tra il Museo ed il decumano superiore, in Via Maria Longo 50. Qui arte e scienza s’incontrano, nella massima espressione del barocco rococò.
Il chiostro di San Martino
Una meravigliosa location panoramica di Napoli fa da sfondo ad un’altra scena molto pittoresca, la tombola scostumata, a cui Pasquale e Adriana parteciperanno per chiedere il significato dei numeri 42 18 75 10. È il chiostro della Certosa di San Martino in Largo San Martino, da cui è possibile ammirare il panorama mozzafiato alle pendici del Vesuvio.
Cappella Sansevero
La scena finale di Napoli velata, nella quale è celebrata la messa in ricordo di Pasquale con tutti i protagonisti, è ambientata nella celebre Cappella Sansevero, situata anch’essa nel centro storico. S’insiste sui particolari del Cristo Velato, una delle opere più suggestive al mondo, il cui velo è stato per anni erroneamente ritenuto frutto di un processo alchemico di “marmorizzazione” compiuto dal principe di Sansevero. L’analogia è quella con la storia, inafferrabile ed enigmatica.
In copertina: Illustrazione di Lucia Amaddeo
© Riproduzione riservata
«Viaggio in Italia» è la rubrica mensile di Frammenti Rivista, accompagnata dalle illustrazioni di Lucia Amaddeo, che racconta il Bel Paese attraverso le lenti della cultura. Perché non dobbiamo mai dimenticarci di quanto è bella, e forte, l’Italia.
Articolo originariamente pubblicato su FR il 12 gennaio 2018
Segui Frammenti Rivista anche su Facebook, Instagram e Spotify, e iscriviti alla nostra Newsletter
Sì, lo sappiamo. Te lo chiedono già tutti. Però è vero: anche se tu lo leggi gratis, fare un giornale online ha dei costi. Frammenti Rivista è edita da una piccola associazione culturale no profit, Il fascino degli intellettuali. Non abbiamo grandi editori alle spalle. Non abbiamo pubblicità. Per questo te lo chiediamo: se ti piace quello che facciamo, puoi iscriverti al FR Club o sostenerci con una donazione. Libera, a tua scelta. Anche solo 1 euro per noi è molto importante, per poter continuare a essere indipendenti, con la sola forza dei nostri lettori alle spalle.