«Un’idea antica che diventa realtà»: così è stato definito dal suo direttore, don Gianluca Gaiardi, il Museo diocesano di Cremona. Nel discorso tenuto in occasione della relativamente recente inaugurazione, avvenuta il 12 novembre 2021, il direttore ha espresso, oltre all’orgoglio per il risultato ottenuto dopo anni di studi e ripensamenti, anche il desiderio che il Museo diocesano potesse diventare un punto di riferimento e di attrazione, non solo per i turisti che visitano la città, ma anzi ancora di più per i cremonesi. La missione che il museo, sin dal suo progetto, porta avanti, infatti, è quella di porsi come occasione di riscoperta e approfondimento di una parte importante di Cremona, della sua storia e del suo territorio.
Nuovo tesoro del Parco Culturale Ecclesiale
La nascita del Museo diocesano rappresenta, oltre che l’arricchimento dell’importante polo museale, definito dai suoi ideatori un «Parco Culturale Ecclesiale», formato da Cattedrale, Battistero e Museo verticale all’interno del Torrazzo, anche la restituzione alla comunità di uno spazio da tempo celato ai più. Le sale espositive attualmente impiegate, infatti, sono frutto del recupero e del restauro dei locali destinati in passato al servizio del settecentesco Palazzo vescovile, posti nel piano interrato. È però già in prospettiva un lavoro di ampliamento dello spazio espositivo, che andrà a occupare anche le sale superiori.
Il palazzo rappresenta senza dubbio un punto forte del Museo diocesano ed è stato di recente valorizzato da restauri anche per quanto riguarda le facciate. Le sale di servizio che oggi ospitano l’esposizione hanno subito nel corso dei secoli numerose trasformazioni, anche di impiego, da deposito e stoccaggio delle merci, a cucine benefiche della città. Il rimaneggiamento più importante è quello operato da Faustino Rodi negli anni a cavallo fra Sette e Ottocento. È infatti con il progetto di Rodi che l’architetto cremonese Giorgio Palù, dello studio Arkpabi, ha dovuto fare i conti nella sua opera di recupero e riadattamento degli antichi spazi alla funzione di sale espositive. Il contenitore museale è stato sapientemente rispettato, pur nell’utilizzo di innovazioni tecnologiche, divenendo parte integrante e non trascurabile del museo, armonizzando la sua storia, il presente e il contenuto.
Il percorso espositivo
L’ingresso del museo è ricavato al margine della facciata del Palazzo vescovile, ma reso comunque evidente da un imponente portale in bronzo, che introduce ai locali di accoglienza. Da qui ci si affaccia sulla corte interna, spazio verticale a tutta altezza, con una copertura in vetro e acciaio. Il pozzo di luce che si viene a creare è senza dubbio caratterizzato da uno degli elementi architettonici e di design principi del museo: la grande scala metallica sospesa. L’andamento elicoidale della scala permette di ammirare lo spazio da tutti i punti di vista, dettaglio non banale visto l’inserimento nelle pareti di alcune copie del fregio antelamico dei Mesi, presente sul protiro della Cattedrale, realizzate negli anni Novanta in occasione del restauro della facciata. La discesa compiuta dal visitatore è fortemente suggestiva e simbolica, «alle radici della fede» diffusa sul territorio.
Il Museo diocesano di Cremona si sviluppa su oltre 1400 metri quadrati di superficie. Attraverso un percorso espositivo circolare, organizzato seguendo un itinerario non cronologico ma tematico, mostra «la strada intrapresa dalla Chiesa lungo i secoli nel culto, nella catechesi, cultura e carità». Lo sviluppo espositivo scelto dal comitato scientifico, composto da don Gianluca Gaiardi, Stefano Macconi, don Andrea Foglia e don Pietro Bonometti, non porta il visitatore a compiere un viaggio nella storia, né tantomeno analizza le varie scuole artistiche del territorio. Le più di 120 opere presenti sono suddivise in dodici sale, che a loro volta presentano sette sezioni tematiche, quattro principali e tre più specifiche e a sé stanti: la prima è dedicata alle origini della Diocesi di Cremona e raccoglie le testimonianze artistiche più antiche, che vanno a supplire alla mancanza di testimonianze scritte circa la diffusione del Cristianesimo sul territorio padano; la seconda sezione presenta invece il tema dell’incarnazione e il mistero della Verginità di Maria, madre di Dio e della Chiesa, dove si può ammirare la splendida pala dell’Annunciazione di Boccaccio Boccaccini (Pala Ludovisi); la terza sezione è quella della Passione, morte e risurrezione di Cristo, che presenta un quadro con il Cristo nell’orto degli ulivi, di Battistello Caracciolo, artista napoletano tra i maggiori seguaci di Caravaggio;
la quarta sezione del museo, posizionata nella galleria meridionale, raccoglie le opere dedicate ai Santi intercessori universali e locali e conclude il percorso tematico, lasciando spazio a tre sale di rilievo e approfondimento; la quinta sezione, anch’essa ospitata in una lunga galleria, presenta all’incirca venti capolavori provenienti dalla collezione privata di proprietà della Fondazione Arvedi Buschini; la sesta è raccolta nell’undicesima sala dello spazio espositivo ed è dedicata alla Tavola di Sant’Agata, opera cardine per l’evoluzione della cultura figurativa in Italia Settentrionale fra XIII e XIV secolo; la settima e ultima sezione del museo presenta invece opere legate a vicende storiche che hanno segnato il territorio durante l’età visconteo-sforzesca, ovvero tra Tre e Cinquecento, periodo d’oro della cultura lombarda e cremonese. È in questo modo esplicitato il legame profondo tra Cremona e i Signori di Milano. È però esposto anche il Tesoro di Pizzighettone, prezioso manufatto tessile, dono del re di Francia Francesco I di Valois a monsignor Gian Giacomo Cipello per i servigi a lui prestati durante la sua detenzione proprio nella fortezza di Pizzighettone.
Leggi anche:
Alla GNAM di Roma la nuova mostra Presente Indicativo
Alla fine del percorso di visita sono presenti due sale: una dedicata alle esposizioni temporanee e una invece alla proiezione di contenuti multimediali che raccontano dei tesori architettonici ecclesiastici del vasto territorio della Diocesi di Cremona. Quest’ultimo contenuto è particolarmente importante in quanto gran parte delle opere esposte provengono dalle parrocchie della Diocesi, che ne rimangono in ogni caso proprietarie, ma si vedono private, talvolta a malincuore, di oggetti di devozione tradizionale. Questo spostamento, come ha spiegato don Gaiardi, non vuole essere un’imposizione, quanto un’occasione di arricchimento per i manufatti stessi che, riuniti, possono acquisire maggior valore a livello artistico e spirituale. L’intento del Museo diocesano, reso ulteriormente evidente dal contenuto video, è quello di mantenere un rapporto saldo e costante con le realtà esterne a esso legate.
Un Museo diocesano per la ricoperta e la rinascita di Cremona
Il Museo diocesano di Cremona ha, in conclusione, un valore evidentemente religioso ma anche civile, pensato per la città e i suoi abitanti. È, come è stato sottolineato in occasione dell’inaugurazione,
un tassello importante di un processo di rinascita e riscoperta della città, un luogo dove le bellezze artistiche si intrecciano con la storia, la tradizione, la fede stessa, profonda, che caratterizza il territorio.
Non abbiamo grandi editori alle spalle. Gli unici nostri padroni sono i lettori. Sostieni la cultura giovane, libera e indipendente: iscriviti al FR Club!
Segui Frammenti Rivista anche su Facebook e Instagram, e iscriviti alla nostra newsletter!