Il docu-film Museo del Prado. La corte delle meraviglie, con soggetto di Didi Gnocchi, sceneggiatura e regia di Valeria Parisi, produzione di 3D produzioni e Nexo Digital in collaborazione con Sky Arte, sarà distribuito nei cinema della penisola per soli tre giorni: 15-16-17 aprile 2019.
Il docu-film racconta la storia di una delle pinacoteche più famose e importanti del mondo occidentale. In questo 2019 che ne celebra il duecentesimo anniversario, raccontare il Prado di Madrid dal giorno della sua fondazione – il 19 novembre 1819 in cui per la prima volta si parlò di Museo Real de Pinturas – significa percorrere almeno sei secoli di storia, perché la vita della collezione del Prado ha inizio con la nascita della Spagna come nazione e con il matrimonio tra Ferdinando d’Aragona e Isabella di Castiglia. Tuttavia, come ribadisce il Curatore Capo Pittura Spagnola del Museo del Prado Javier Portús nel docu-film, la pittura è stata una lingua universale, che non ha conosciuto frontiere; e se c’è un museo dove si rende evidente che la pittura non è stata toccata dai nazionalismi, questo è proprio il Prado.
Lo scopo ultimo del docu-film
Il grande museo, che da su uno dei boulvard più importanti di Madrid, è al centro di una profonda messa a nudo e di una raffinata analisi esposta in termini audiovisivi. Lo scopo della ricostruzione storica di quel luogo in cui si aggiravano affascinati Dalì, il poeta Garcia Lorca e lo scrittore e pittore Antonio Saura, è quello di tentare di rispondere a una serie di domande su un’arte che illumina il presente: che cosa è stato il Museo del Prado in questi duecento anni, che cos’è oggi e che cosa continuerà a rappresentare per le generazioni future? L’idea del Prado come un museo vivo, che cresce, le cui stanze sono adibite non solo all’esposizione di opere d’arte del passato, ma anche a una produzione di opere plastiche e pittoriche nuove pervade l’intero documentario.
Il museo del Prado. La corte delle meraviglie non è solo la narrazione delle sue straordinarie opere, ma anche la rappresentazione delle architetture reali che sono state teatro e custodi della nascita di queste opere. Non vedrete soltanto le opere di Vélasquez, Rubens, Tiziano, Mantegna, Bosch, Goya, El Greco, ma anche l’Escorial – il pantheon dei reali – e il Palazzo Reale di Madrid.
Oltre alle pitture emerge dal docu-film la storia dell’anima di un popolo, un insieme di figure di spicco del panorama culturale spagnolo degli ultimi 600 anni, un mix di grandi uomini a cominciare dal re Carlo V d’Asburgo, il poeta Garcia Lorca, il drammaturgo Pedro Calderon de la barca, Cervantes, e i grandi pittori già nominati, Goya e Velasquéz. I preziosi materiali d’archivio e le riprese che rappresentano anche il laboratorio di restauro del Prado, mirano a darci una profonda e completa visione di questo imponente museo, lasciando nello spettatore un senso di meraviglia e di intensità emotiva.
Una mancanza che si fa sentire resta quella del più famoso tra i pittori spagnoli: Pablo Picasso. È infatti un dettaglio enorme il fatto che nella più importante pinacoteca spagnola non siano né conservati né esposti dipinti del grande pittore di Malaga. L’assenza di Picasso rappresenta, in termini più vasti, l’assenza di arte contemporanea nel museo, un altro dettaglio eclatante, che porta a porsi un’ulteriore domanda: cosa è oggi il Prado oltre a un insieme di opere di un passato glorioso rese attuali dalle interpretazione degli storici dell’arte, se manca completamente la contemporaneità artistica del nostro tempo?
Quasi a voler ricordare questa assenza ed esortare lo spettatore a farsi questa domanda, la voce narrante di Jeremy Irons conclude il documentario con una citazione sull’essenza dell’arte proprio di Picasso: «L’arte scuote dall’anima la polvere accumulata nella vita di tutti i giorni».