Con l’arrivo dell’estate e della bella stagione abbiamo tutti più voglia di stare all’aria aperta, di respirare il bel tempo dopo mesi di chiusura nelle nostre case. L’arte ci è mancata, e la voglia di tornare a visitare i musei è tanta; ma non per questo siamo obbligati a limitarci alle mostre al chiuso: il nostro splendido Paese offre moltissimi musei a cielo aperto, dove possiamo coniugare cultura e relax, amore per la natura e passione per l’arte e la bellezza. Noi di Frammenti abbiamo selezionato 5 luoghi imperdibili: 5 musei da visitare interamente all’aperto, godendo della brezza estiva, respirando a pieni polmoni e ammirando la natura che, incontaminata, ci circonda e ci avvolge.
Un museo a cielo aperto nel cuore della Sicilia
Il Farm Cultural Park, nella provincia di Agrigento, nel cuore del centro storico di Favara, è un vero e proprio gioiello: galleria d’arte a cielo aperto e residenza per artisti, il progetto del Farm Cultural Park si fonda sul concetto di inclusione e di ripristino di un’area (quella dei Sette Cortili) che prima del 2010 era dimenticata e praticamente abbandonata. Il centro abitato è stato così trasformato in un museo a cielo aperto: qui troverete moltissime opere che possono essere ammirate anche solo facendo una passeggiata lungo le pittoresche strade di questo splendido borgo. Lasciate correre il vostro sguardo tra i murales e le installazioni site-specific.
Arte Sella, tra le montagne del Trentino
Arte Sella è una grande esposizione di ambient e land art immersa nella quiete dei prati e dei boschi della Val di Sella a Borgo Valsugana, in provincia di Trento, sulle pendici del Monte Armentera. L’imponente esposizione ha subìto ingenti danni a seguito dell’evento disastroso di fine ottobre 2018, che ha distrutto e danneggiato molte opere.
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Per fortuna le attività di recupero e ricostruzione sono iniziate quasi subito e ora il sito gode di una nuova splendida seconda fioritura. Arte Sella è un luogo magico, una passeggiata spirituale dove troverete opere di artisti di fama internazionale e che espongono qui le loro opere create con roccia, legno, terra, fronde. Qui arte e natura si intrecciano in un processo mutevole, perché la natura completa – attraverso il lavorio incessante delle stagioni – il lavoro abbozzato dall’artista.
Un viaggio attraverso i tarocchi
Colori, specchi, figure mistiche: se volete perdervi in un’altra dimensione, uno spazio onirico, il Giardino dei Tarocchi è il luogo giusto per voi. Qui troverete giganti sculture ciclopiche alte fino a 15 metri, tutte con una simbologia particolare che richiama ai 22 arcani maggiori dei tarocchi (da qui il nome). Voluto dalla controversa e affascinante artista Niki de Saint Phalle, il museo si staglia sulla collina di Garavicchio a Capalbio, nel cuore della Maremma Toscana, dialogando continuamente con l’ambiente e la natura rigogliosa che circonda le sue monumentali opere.
La Valle dei Templi di notte, al chiaro di luna
Chi non conosce questo luogo incantato? Un posto in cui andare almeno una volta nella vita. Parliamo di uno dei siti archeologici più estesi, rappresentativi e meglio conservati della civiltà greca classica. La Valle dei Templi, dal 1998 Patrimonio Mondiale dell’Umanità UNESCO, è un’area estesa che corrisponde all’antica Akragas – che diede origine alla moderna Agrigento. Adagiata su un crinale roccioso, tra i calanchi dell’entroterra siciliano e con una vista strepitosa che spazia fino al mare, la valle offre ai suoi visitatori gli imponenti resti dei templi dedicati alle divinità elleniche. Il nostro consiglio è di visitarla al calar del sole, quando i riflessi albicocca inondano l’intera valle e colpiscono i templi dorici e la loro pietra che riverbera la luce dell’ultimo sole della giornata.
Il cretto di Burri
Senza spostarci dalla Sicilia, ma andando un po’ più a ovest, possiamo visitare l’imponente monumento progettato dal famoso artista informale Alberto Burri, il cretto di Gibellina. Si tratta dell’opera di land art più estesa al mondo ed è stata costruita tra il 1984 e il 1989. L’opera infatti, è grande 80 mila metri quadri ed è costituita da cemento bianco e detriti. Nella sua imponenza statica, il cretto ci racconta la storia di una città scomparsa, Gibellina vecchia, distrutta da un terremoto, che nel 1968 provocò più di 1000 vittime.
La città “nuova” fu ricostruita a pochi chilometri di distanza e arricchita di nuove opere. In un’intervista Alberto Burri affermò:
«Andammo a Gibellina con l’architetto Zanmatti, il quale era stato incaricato dal sindaco di occuparsi della cosa. Quando andai a visitare il posto, in Sicilia, il paese nuovo era stato quasi ultimato ed era pieno di opere. Qui non ci faccio niente di sicuro, dissi subito, andiamo a vedere dove sorgeva il vecchio paese. Era quasi a venti chilometri. Ne rimasi veramente colpito. Mi veniva quasi da piangere e subito mi venne l’idea: ecco, io qui sento che potrei fare qualcosa. Io farei così: compattiamo le macerie che tanto sono un problema per tutti, le armiamo per bene, e con il cemento facciamo un immenso cretto bianco, così che resti perenne ricordo di quest’avvenimento».
Un’opera che mozza il fiato e che, oltre ad ammaliare, racconta una straziante storia che non può essere dimenticata.
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