La montagna, quasi per definizione, rappresenta il limite, nel significato di «ciò che non può essere oltrepassato». Davanti alla montagna, prendiamo consapevolezza della nostra finitezza: certo, si possono raggiungere le vette – ma non si può andare oltre, perché oltre c’è solo il cielo, ampio e infinito. Per questo motivo, per millenni, ogni civiltà umana ha eletto la montagna a luogo privilegiato per il contatto con il divino. E se oggi, fortunatamente o no, il divino sta sparendo dalle nostre esistenze occidentali, la montagna per noi continua a essere il luogo in cui cercare rifugio dalle avversità della vita, in cui trovare una nuova connessione con sé stessi. Non è un caso che, dopo lo scoppio della pandemia, ancor più persone si siano avvicinate ai monti.
La montagna ci mette di fronte alla nostra finitezza non solo spaziale, ma anche temporale. È sempre lì, ferma e impassibile, innevata, nuda di roccia o coperta da prati e boschi, come a volerci ricordare la nostra transitorietà: uomini e donne passano, lei resta. I sentieri di montagna, prima dei nostri, sono stati calpestati da miliardi di passi e verosimilmente da altrettanti verranno calpestati dopo il nostro passaggio. Le sue rocce hanno visto susseguirsi tutte le epoche umane, e quelle ancora precedenti. In tempi più recenti, sulle montagne si sono combattute le guerre, si è fatta la Resistenza. Probabilmente c’è stato qualcuno che si è innamorato in montagna, sicuramente c’è chi ci è morto. Se solo potessero parlare, le montagne avrebbero un sacco di storie da raccontare.
Ma la montagna rappresenta anche una risorsa economica. Spesso, chi vive in montagna, nelle valli, vede nella montagna e nelle sue risorse ambientali l’unica fonte di sostentamento. Gli alberi vanno tagliati per vendere legna, i torrenti vanno intubati per ricavarne elettricità, le strade costruite per portare sempre più turisti a quote sempre più alte. Per chi vive in città, è facile condannare l’eccessivo sfruttamento della montagna: gli argomenti non mancano. Per chi vive in montagna, invece, lo sfruttamento della montagna rappresenta una delle poche, se non l’unica, possibilità di sopravvivenza in condizioni ambientali difficili.