di Mattia Marasti
Alla fine, Mondazzoli è nata: la tanto discussa fusione tra le due più grandi case editrici italiane, Rcs libri e Mondadori, è andata in porto domenica, dopo mesi di tira e molla. Il nuovo colosso dominerà il mercato editoriale italiano: le stime dimostrano che metà del miliardo e due, la quota di incassi dell’editoria nostrana, andrebbe appunto a Mondazzoli, stima che subito ha suscitato dubbi, fino alla minaccia dell’Antitrust.
Le critiche, come già si sapeva, sono state molte. Tra le tante anche il ministro Dario Franceschini, che si è detto preoccupato per il futuro del delicato mercato del libro. Un’altra voce critica è stata quella di Roberto Calasso, direttore di Adelphi: la casa editrice infatti, in quota Rizzoli, si è sfilata dalla vendita in nome della libertà editoriale.
Alle tante critiche, Marina Berlusconi, presidente del gruppo Arnoldo Mondadori, ha risposto alle critiche dicendo che «siamo piccoli, troppo piccoli per il mercato mondiale», per questo serve un colosso, affinché l’Italia torni a fare la differenza.
L’accordo nasce per far fronte a una crisi del libro e dell’editoria italiana che sembra non passare. Le statistiche parlano chiaro: il 60% della popolazione italiana non legge un libro, l’analfabetismo funzionale raggiunge livelli stratosferici, la popolazione non solo non legge, ma la maggior parte non è neanche in grado di capirlo, un libro. Ciò comporta una crisi delle case editrici, soprattutto quelle di ampie dimensioni. Quelle indipendenti, Minimum Fax in testa, in questi ultimi anni si sono trasformate in vere e proprie famiglie, soprattutto grazie ai social network, e sono riuscite a far uscire libri importanti, basti pensare a Gli Anni di Annie Ernaux, edito da L’Orma, oppure L’Invenzione della madre di Marco Peano, edito invece da Minimum Fax. A sostegno della tesi vi è la fuoriuscita dall’accordo Adelphi, ricomprata da Roberto Calasso, casa editrice che fin da subito si è contraddistinta per pubblicazioni di altissimo livello, basti pensare a Vladimir Nabokov, Martin Heidegger, o Friedrich Nietzsche. Il bacino di utenza di questi autori non è quello commerciale, bensì accademico, specializzato o di appassionati: non importa che la copertina sia color cera o che il costo sia cospicuo, il consumatore interessato lo acquisterà lo stesso. Uno dei libri forti dell’anno scorso pubblicato da Adelphi è stata la corrispondenza tra Robert Lowell e Elizabeth Bishop, due dei più grandi poeti americani del secolo scorso, al prezzo di 33 euro. Mondadori non potrebbe permettersi di pubblicare un libro del genere, in quanto appunto la sua è una linea editoriale che punta a un diverso tipo di utenti. Lo testimonia, tanto per fare un esempio, l’unico libro di Martin Heidegger pubblicato nella collana Oscar, cioè Essere e Tempo, libro che possiede una maggior importanza commerciale rispetto ad altri come Il Concetto di Tempo o Che cosa è la metafisica? editi invece da Adelphi. Da questo punto di vista, la fusione potrebbe essere un vantaggio sia per la casa editrice sia per l’autore, ovviamente contemporaneo e in vita, che in questo modo avrebbe un impero dietro come supporto.
Il problema è: a quale prezzo tutto ciò? Certo, per chi pubblicherà per il colosso le cose saranno rose e fiori, con una diffusione prima d’ora inimmaginabile, ma per coloro che invece ne saranno esclusi la possibilità di essere letti e notati si ridurrà. Certo, si può parlare di meritocrazia, ma il mondo editoriale e letterario non è così semplice, concorrono più fattori alla pubblicazione o meno di un libro. Il rischio è appunto quello di un assottigliamento del carattere sperimentale e innovativo dell’editoria, a favore di una letteratura commerciale, che tende non tanto a innovare bensì a intrattenere.
Giudicare adesso, senza averne visto gli effetti concreti, risulta quasi insensato. Ed è anche vero che la fusione è il risultato, come già dicevamo, di una situazione di crisi che non accenna a passare. Bisognerà vedere se il dualismo letteratura di intrattenimento-letteratura specialistica avrà i suoi frutti, o sarà soltanto un modo per rendere più sterile il già non florido panorama letterario italiano. Intanto non possiamo far altro che sperare che il colosso smuova qualcosa in questo paesaggio morto.