Fino al 12 marzo 2017 sarà possibile visitare la mostra intitolata Figure (1906-1971) di Pablo Picasso, ospitata dal Museo AMO – Arena Museo Opera di Verona, a Palazzo Forti.
Inaugurata il 15 ottobre 2016, è la prima tappa di un nuovo progetto del Museo Picasso di Parigi ed è curata da Emilie Bouvard, conservatrice del Musée National Picasso.
La mostra conta circa novanta opere di pittura, scultura e arti grafiche che ripercorrono in maniera significativa la produzione del pittore dal 1906 fino agli anni ’70. Il visitatore viene guidato da una serie di foto e filmati d’epoca attraverso la vita artistica, intellettuale e privata del pittore.
Il viaggio nel processo creativo di Pablo Picasso è suddiviso in sei sezioni, tutte caratterizzate da soggetti più o meno simili, che evidenziano l’impegno dell’artista nello studio costante del movimento, dei ritratti e del corpo umano, attraversato da mutazioni nello stile e nelle tecniche.
Con il 1906, anno che segna la svolta cubista dell’artista, inizia un periodo di grande sperimentazione, in cui Picasso si dedica alla trasformazione del concetto di forma, che diventa sempre più semplice in modo da rendere immediato il riconoscimento concettuale del soggetto dipinto, come nel caso del Nudo seduto.
La produzione dell’artista cambia con il primo dopoguerra, durante il quale si dedica al disegno infantile. Egli scrive, infatti, «ho impiegato una vita intera per imparare a dipingere come un bambino». Inizia quindi una destrutturazione del soggetto che si avvicina al Surrealismo anche grazie al primo viaggio in Italia.
In questo periodo Picasso conosce Marie-Thérèse Walter, che sarà la sua amante dal 1927 al 1935 circa, anno in cui nacque la loro prima ed unica figlia. Nei suoi dipinti, Picasso ritrae la donna come una figura solare e luminosa, che gli permette di esplorare il tema della maternità e dell’amore per la figlia. Da quando conobbe Dora Maar fino al 1943, invece, la donna viene rappresentata con toni più cupi e tristi.
Fino alla fine della sua produzione artistica, Picasso sarà guidato ed ispirato dalla natura della figura, che perde la sua etichetta categorica di “ritratto” o “scena di genere” per assumere un valore più profondo, che egli interpreta come la capacità di assorbire un messaggio da rilasciare gradualmente all’osservatore. Quest’idea si compie nell’opera La famiglia, uno degli ultimi quadri dipinti, con la quale P. Picasso, ormai consapevole di essere quasi giunto alla fine della sua produzione, dipinge ciò che egli considera fondamentale, l’amore per la famiglia, e affida al figlio il compito di salutare l’osservatore alzando la mano.
Questa continua ricerca di un linguaggio di rappresentazione differente da qualsiasi altro rende Picasso demolitore di ogni regola convenzionale; la mostra permette di avere una visione complessiva della metamorfosi che la rappresentazione del corpo umano e dello spazio ha subìto nel corso della sua esistenza e che gli ha permesso di creare un concetto di figura sempre nuovo.
Arianna Locatello