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Dentro le «Memorie» di Letizia Battaglia: intervista all’artista Nicoletta Taricani

Attraverso la musica del suo nuovo album «Memorie», Nicoletta Taricani ci porta alla scoperta della fotoreporter Letizia Battaglia, in un viaggio tra arte, folklore, narrazione e impegno sociale.

5 minuti di lettura

Il 18 marzo è uscito Memorie, il nuovo album di Nicoletta Taricani, artista jazz siracusana residente a Udine, dedicato alla figura di Letizia Battaglia, fotoreporter tra le più famose in Italia, morta nell’aprile di due anni fa. In occasione di questa ricorrenza vogliamo ricordarla attraverso il progetto musicale di Nicoletta Taricani, nel quale arte, narrazione e impegno si intrecciano, facendo della musica un riflesso dei luoghi e degli umori vissuti da Letizia Battaglia.

Prima di tutto grazie per dedicarmi il suo tempo. Ho scelto Letizia Battaglia perché per me rappresenta una fonte di ispirazione artistica e culturale. È un esempio di come sia importante essere liberi di scegliere e soprattutto scegliere cosa essere e cosa fare senza scendere a compromessi, rimanendo integri.

Volevo fare qualcosa su di lei già da prima, ma non avevo bene in mente cosa. Purtroppo, mentre la studiavo, il tempo se l’è portata via e sicuramente la sua scomparsa ha inciso ancora di più sulla mia volontà di omaggiarla e ringraziarla attraverso la musica.

Prima di iniziare a scrivere il testo di Letizia mi sono promessa di non dilungarmi. E allora se qualcuno dovesse cambiare traccia prima che il brano finisca, deve conoscere l’essenziale di Letizia Battaglia che ho cercato di inserire all’inizio: «Nata da uno scatto di una Leica laica, donna madre e moglie parla al mondo in libertà». Non so se ho fatto un buon lavoro, ma sono stata molto attenta alle parole e ho cercato di amalgamarle bene con la musica, senza dimenticare la personalità di Letizia Battaglia. Il brano si presenta con sonorità molto popolari e questo vuole ricordare il suo attaccamento alla città di Palermo e la sua approfondita conoscenza della storia di questa città; la canzone si conclude con sonorità più moderne cambiando completamente mood e qui voglio sottolineare il suo attento sguardo al futuro che non ha mai abbassato la guardia.

Da quello che so non è stata una donna religiosa ed è per questo che ho voluto fare un gioco di parole tra il modello della sua prima macchina fotografica Leica e il suo essere laica. Ciò che la differenziava sicuramente è stata la sua arte-denuncia; il suo essere stata sincera semplicemente mettendo in faccia alla gente la realtà senza filtri, come diremmo oggi. Letizia Battaglia credeva veramente in quello che faceva. Non dimentichiamoci l’assenza di omertà che sicuramente la distingueva da molti, ma non da tutti perché a Palermo e non solo sono esistite ed esistono tante «Letizie» che ogni giorno lottano.

Il mio pensiero fisso è stato: «Bene, voglio parlare di una donna molto influente, dinamica, coraggiosa e umile senza cadere nella banalità. Come faccio?». Ho iniziato a cercare delle parole che potessero esprimere i concetti e le immagini che avevo in testa. Delle parole semplici ma d’effetto. Ho preso ispirazione dalle interviste, da libri, documentari e film. Ho intervistato persino la nipote di Letizia Battaglia, Marta Sollima. Avevo già in partenza nella mia testa un’idea di suoni, rumori e colori che si sono completati insieme alle parole. Letizia Battaglia e la sua vita mi hanno ispirato moltissimo nella ricerca attenta della parola e nella costruzione delle strutture dei brani. E ovviamente non sono mancate le mie ispirazioni musicali, quali Pat Metheny, Antonio Sanchez e Daniela Spalletta.

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Grazie di cuore. Se penso a questo lato di Letizia Battaglia mi commuovo.

Perché nel 2023 ho vinto il Premio Grimaz dedicato proprio a Claudia Grimaz. E’ stata una competizione per la quale bisognava portare un brano acappella appartenente al suo ricco repertorio. Non immaginavo di vincere. Dentro di me ero già contenta, perché mi ero preparata tanto, avevo scoperto delle nuove sonorità nella mia voce e poi perché mi trovavo in mezzo a cantanti con la C maiuscola, che ho sempre stimato. Vincere mi ha resa felice e orgogliosa, ma non ho gioito troppo perché ha prevalso anche un senso di colpa in me che si è subito trasformato in qualcosa di concreto: i soldi che ho vinto li ho investiti in questo disco e, per ringraziare Claudia Grimaz e la sua famiglia, ho voluto inserire la canzone che ho scelto di portare alla serata del premio.

Ho ancora tanto da imparare e migliorare. Per il momento vedo la composizione come un’attività investigativa e di ricerca. La cultura in un momento molto triste mi ha salvata e probabilmente questo ha influito nel mio modo di scrivere.

In questo momento della mia vita comporre musica significa mettere sullo stesso piano cultura, arte e attualità. Nel mio lavoro c’è sempre un impegno sociale, perché sono talmente grata alla vita che devo ricambiare in qualche modo. L’unico mezzo che ho per farlo é l’arte.

Sì, vorrei fare una performance artistica in un porto di mare con una mia composizione che si intitola Umano. È un progetto difficilissimo da realizzare. Spero che qualcuno di influente possa leggere queste mie parole.

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Margherita Coletta

Classe 1998. Laureata in Letteratura Musica e Spettacolo, con una tesi in critica letteraria. Attualmente studia Editoria e Giornalismo a Roma. Le piace girovagare e fare incontri lungo la via. Appassionata cacciatrice di storie, raccontagliene una e sarà felice.

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