Come ogni domenica, vi riproponiamo quelli che sono stati i migliori articoli pubblicati sul nostro giornale nella settimana appena conclusa, scelti dalla redazione. Così anche chi si è distratto può recuperare con tutta calma. Buona lettura!
Francis Scott Fitzgerald, sulle ali di una farfalla
Da quando Woody Allen ha girato Midnight in Paris tutti sembrano conoscere alla perfezione Francis Scott Fitzgerald. Conoscono gli anni ’20 come fosse la propria epoca, indossano cloche e frontini di piume, fumano sigarette col bocchino, bevono whisky con altri uomini ingessati in tuba e ghette. Poi è arrivato Il Grande Gatsby di Baz Luhrmann, con un Leonardo Di Caprio dal carisma indiscusso capace di far innamorare anche la più convinta nostalgica del Robert Redford 1974. Peccato che ci fosse la musica di Jay-Z a cozzare con l’età del jazz, che Carey Mulligan fosse piuttosto inadeguata a interpretare la vanesia Daisy e che tutta l’atmosfera del romanzo risultasse falsata dal luccichio sfrenato di lustrini e paillettes anni ’90 più che ’20.
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The Wall, a 37 anni dall’uscita
The Wall è uno di quei dischi che tutti hanno sentito almeno una volta. Il ritornello «All in all it’s just another brick in the wall» dice qualcosa anche alle orecchie più musicalmente avulse, anche a chi crede che Pink Floyd sia il nome di un profumo per signora; perfino a chi considera Radio Italia l’apice della divulgazione musicale mondiale. Una volta bypassata – si spera senza troppi traumi – questa parte di pubblico inconsapevole e involontario, arriviamo al dunque. The Wall è un capolavoro. Lungo le 26 tracce di questo doppio album uscito il 30 novembre 1979 si esprime una sinestesia di vibrazioni acustiche ed emotive che raccontano una storia che racconta mille altre storie.
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Woody Allen, la genialità di una mente ironica
Kirsten Stewart sorride mentre alza gli occhi al cielo tracciando con lo sguardo un solco invisibile in senso orario. È circondata da coriandoli e bicchieri di champagne, tutta sorrisi e baci d’auguri. Da un’altra parte, più o meno lontano, c’è Jesse Eisenberg, in smoking bianco e moglie bionda al seguito, palloncini ai lati del locale e mani che applaudono a una fine e a un buon principio. È Capodanno, la gente che si ama festeggia senza amore, bacia una bocca che sa di abitudine e sfiora una guancia che vorrebbe diversa. Café Society finisce come Basta che funzioni, solo un po’ più più mesto, un po’ malinconico, meno pungente e assai più rétro. Il sipario viene calato a mo’ di titoli di coda, si chiudano le luci e inizi il dibatto su quanto Woody Allen sia ancora oggi Woody Allen.
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Intervista ai Soviet Soviet
I Soviet Soviet avevano annunciato l’uscita del loro secondo attesissimo album, Endeless, per il 2 dicembre; eppure hanno a sorpresa accontentato i fan impazienti con l’anteprima della loro ultima fatica su Rockit. E le alte aspettative che tutti avevamo, si può dire, sono state adeguatamente sostenute. I Soviet Soviet, gruppo alternative rock di ispirazione new wave e post-punk formato a Pesaro nel 2008 da Alessandro Costantini, Alessandro Ferri e Andrea Giometti, negli ultimi anni sono cresciuti e hanno guadagnato sempre più notorietà, soprattutto all’estero. Ultimamente i palchi di mezzo mondo, anche oltreoceano, li hanno tenuti molto impegnati; ciononostante sono riusciti a combinare il tempo sul palco – che sicuramente ha favorito a farli crescere musicalmente – e quello in studio, riuscendo in un lavoro ben riuscito.
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Aneta Bartos: corpo e spirito della sessualità
Sembra di entrare in punta di piedi nella camera di un Hotel anni ’20, l’atmosfera che facilmente si confonde tra una pittura, con una granulosità da scuola Ashcan e un atto sessuale irrequieto. Non è solo una sensazione palpabile: è l’insieme dei lavori presentati, anno dopo anno, dalla fotografa Aneta Bartos. Polacca di origini si trasferisce nel quartiere Canarsie di Brooklyn all’età di 16 anni e, pur non sapendo una parola di inglese, si inserisce ben presto negli usi e costumi della grande Mela, riuscendo a tirarne fuori un lato esibizionista e allo stesso tempo voyeur, ma con un approccio del tutto intimo.
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