Di solito uno studente, in vista della Prova Finale, la Maturità, non si mette a leggere un libro su come scriver bene, e nemmeno ascolta i soliti consigli dei professori. D’altronde, non avrebbe senso: non si impara a cucinare leggendo un libro di ricette, e non si impara a scrivere leggendo un manuale di scrittura.
I nostri consigli per la Prima prova della Maturità
Certo, è tardi, tardissimo, e non pretendiamo di insegnare a nessuno come scrivere o cosa significhi scrivere bene. Semplicemente, ci limitiamo a 5 consigli, che, di fatto, rappresentano il contrario degli errori che noi, qualche anno fa, abbiamo commesso. Insomma, questo è quello che avremmo dovuto fare, e che invece non abbiamo fatto, alla Prima prova della Maturità.
Uno: l’inizio
Nel caso sceglieste il saggio breve (ma anche in tutti gli altri casi), non iniziate il lavoro riportando la voce di dizionario corrispondente al tema centrale che state affrontando. Non fatelo, mai. Se l’argomento è, mettiamo, “I poeti del quotidiano”, evitate il classico incipit copia-incolla del tipo: “il dizionario Devoto-Oli scrive, alla voce quotidianità, ecc. ecc.” è brutto, e scontato. Cercate di essere creativi, iniziando, magari, con un esempio di poeta della quotidianità, per poi sviluppare l’argomento ed allargare l’orizzonte tematico.
Due: la fine
Non concludete con citazioni e\o frasi ad effetto. Fanno brutta figura; sembra che vogliate riscattarvi da un lavoro mal fatto. Le citazioni, se coerenti, inseritele nel corpo centrale, dove argomentate e spiegate i perché e i per come della vostra tesi. È preferibile, crediamo, finire in modo dimesso, senza esplosioni, accompagnando la chiusa con una bel periodo riassuntivo, chiaro, semplice. La conclusione è il parcheggio dove avete lasciato la macchina prima della passeggiata in montagna: limitatevi a salire in macchina e andarvene. Ve lo meritate, la fatica l’avete già fatta.
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Tre: i paroloni
Usate parole semplici: non altresì, ma anche; non giungere, ma arrivare. Non usate il dizionario dei sinonimi e dei contrari (eccetto casi disperati): è sempre preferibile una lingua asciutta, che accolga le parole che veramente sapete usare, ad una lingua finta e grondante retorica; usate pochi gerundi, e pochi avverbi; non usate parole in latino o latinismi, tipo citazioni (avete sostenuto per 5 anni che il latino è una lingua morta… non fate gli ipocriti); usate molte formule del tipo: in primo luogo… in secondo luogo, oppure, da un lato… dall’altro, o, ancora, non solo… ma anche, danno ritmo e struttura al testo.
Quattro: KISS
Quando argomentate, seguite l’esempio degli Inglesi: KISS, ovvero, keep it simple, stupid. Rimani sul semplice, stupido. Sì, siete stupidi, nel senso che non siete ancora dei Montale o dei Leopardi (magari alcuni lo sono, non sia mai). Ma siete grandi, e sapete ragionare in maniera intelligente e acuta. Fatelo bene, senza periodi ciceroniani e subordinate infinite. Fatelo in maniera semplice, la chiarezza è la virtù migliore che si possa domandare ad un buono scritto.
Cinque: è la Maturità, siate maturi
Infine, ricordatevi quanto diceva Jonathan Franzen nel primo dei suoi 10 consigli per aspiranti scrittori (di narrativa, ma vale anche per quelli di saggistica): «Il lettore è un amico, non un avversario, non uno spettatore». Qualsiasi lettore e\o lettrice è un amico, anche quel simpaticone del vostro prof. che vi ha messo 4 all’ultimo compito. Non dovete ingannare anche chi vorreste ingannare. Qui entra in gioco un aspetto che va al di là della mera performance da giovani maturandi quali siete: qui ne va del vostro senso morale. Chi scrive fumoso, si nasconde dietro alle parole. Chi scrive chiaro, si espone per difendere le proprie idee. E c’è miglior modo a questo mondo di essere cittadini? Forse, guardata da questa prospettiva, anche la Maturità (che si chiama così non a caso) assume tutto un altro colore.
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