Il personaggio della Monaca di Monza, forse il più misterioso e affascinante dei Promessi Sposi, non è frutto della fantasia di Alessandro Manzoni. Lo scrittore milanese, infatti, si è ispirato a una donna realmente esistita, Marianna de Leyva, la cui turbolenta storia ha scandalizzato il Seicento lombardo.
Chi era Marianna de Leyva, la vera Monaca di Monza
Marianna de Leyva nasce a Milano nel 1575, in un luogo molto particolare: Palazzo Marino, oggi sede del Comune.
La ragazza rimane orfana di madre in tenera età, venendo destinata dal padre e dalla zia alla carriera ecclesiastica. L’educazione della piccola Marianna volgerà esclusivamente alla religione e alla fede, persino negli abiti delle sue bambole, tutte vestite da monache. Nel 1589, a soli sedici anni, la ragazza prende i voti e diventa suor Virginia, adottando il nome della madre. Nonostante non fosse mai stata ordinata badessa, Marianna divenne ben presto la figura più eminente del monastero urbano di Santa Margherita, tanto da essere soprannominata “la Signora”.
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La potente monaca di Monza nulla poteva però contro il fascino dell’uomo che viveva accanto al monastero, Gian Paolo Osio. L’amore tra i due iniziò tramite uno scambio di lettere durato mesi, fino ad arrivare agli incontri clandestini nella cella della suora e alla nascita di una bambina, Alma Francesca Margherita, cresciuta con il padre. Nel corso degli anni i due vennero scoperti più volte, ma riuscirono sempre a mettere a tacere le voci, uccidendo chiunque minacciasse di far scoppiare lo scandalo.
Nel 1607 la notizia arrivò comunque alle orecchie delle autorità, che arrestarono suor Virginia. La donna, nonostante avesse cercato di difendersi con una spada, venne prelevata dal convento e condannata a essere murata viva in una cella del convento di Santa Valeria a Milano, con il solo accesso di uno sportello per cibo e acqua. Marianna rimase reclusa quattordici anni, fino al 25 settembre 1622, quando ricevette la grazia da parte del Cardinale Federico Borromeo. Gian Paolo invece morì poco dopo il processo, ucciso dagli amici a cui aveva chiesto asilo a Milano.
Non sappiamo se Marianna De Leyva fu realmente pentita di quell’amore che le costò 14 anni di reclusione; sappiamo però che la sua forza e il suo spirito di ribellione le hanno permesso di sopravvivere nei secoli, un onore concesso a pochissime donne.