Venerdì 17 settembre il Festival delle Geografie incontra Franco Borgogno per parlare di inquinamento da plastica nei mari del mondo. Giornalista, fotografo, guida escursionistica, divulgatore scientifico ambientale e presidente di Ocean Literacy Italia. I suoi viaggi, la sua conoscenza e l’approccio divulgativo ne fanno un interlocutore privilegiato per capire la stato di salute del mare, degli oceani, proprio nell’anno in cui le Nazioni Unite varano la «Decade delle Scienze del Mare per lo sviluppo sostenibile».
Tra le esperienze Borgogno vanta di essere stato l’unico italiano della spedizione scientifica del 2016 che ha percorso il passaggio a Nord-Ovest per studiare l’impatto ambientale della plastica nei mari e negli oceani del mondo.
Fra paesaggi e colori mutevoli e meravigliosi il giornalista ci offre una preziosa testimonianza diretta della gravità e delle devastanti conseguenze sul pianeta e sulla nostra salute, dell’inquinamento da plastica. Accanto al grido d’allarme però ci propone una carrellata di progetti e idee innovative che hanno coinvolto migliaia di persone nel mondo, quella delle Nazioni Unite che ha lanciato, per il periodo 2021-2030, la Decade delle Scienze del Mare per lo Sviluppo Sostenibile.
Qui, l’autore ha risposto ad alcune domande:
Uno dei tuoi libri è Un mare di plastica, dedicato al tema dell’inquinamento del nostro pianeta ma è anche un libro di viaggi in cui spicca il mitico passaggio a Nord-Ovest. Possiamo introdurre il tema-problema a partire da questo incredibile viaggio?
«Il libro è frutto del mio primo approccio con la ricerca scientifica diretta, sul campo, per quello che riguarda l’inquinamento da plastica. Il mio obiettivo era fornire in maniera comprensibile ma anche completa ed affidabile il quadro complessivo su questa emergenza. Allo stesso tempo volevo che fosse forte e presente l’emozione e l’esperienza personale dell’appassionato di scienza e di ambiente, di natura che si è ritrovato immerso in un fantastico documentario, come sognavo di fare quando era bambino.
Il filtro personale era essenziale, a mio parere, e il quadro scientifico era arricchito dall’esperienza diretta con Marcus Eriksen, uno dei principali studiosi ad essersi occupati di inquinamento da plastica negli ultimi 25 anni.
Con lui, in quelle due settimane di lavoro comune, ho potuto approfondire i dettagli e l’enormità di questo fenomeno, diffuso ovunque – dall’Artico come stavamo documentando alla neve sulla cima delle Alpi come sto documentando con la ricerca su cui sta lavorando in questo momento, passando per laghi, fiumi, acqua del rubinetto e bevande imbottigliate – con una durata potenziale di molte migliaia di anni, in quantità immense e quasi inimmaginabili – parliamo di oltre 10 milioni di tonnellate di plastica che finiscono in mare ogni anno – e con la capacità di fare da vettore a qualunque altro tipo di inquinamento, diluito in acqua o nell’ambiente, o qualunque tipo di organismo patogeno. Vedere tutto questo sullo sfondo di un luogo bellissimo, in cui la natura si esprime in tutta la sua potenza e magnificenza, aiuta a mettere a fuoco la questione e a raccontarla insieme all’emozione provata.»
Tu dici che nell’Artico si alternano le meraviglie della Terra e i problemi della nostra epoca. Ovvero?
«L’Artico è un luogo di straordinaria bellezza, oltre quello che possiamo immaginare da lontano. La natura è totale, preponderante, meravigliosa e potente. L’Artico è uno di quei luoghi si possono trovare tutte insieme le varie forme di vita presenti sul Pianeta, ovviamente adattate a quel tipo di condizioni ambientali: abbiamo batteri e piante, mammiferi marini e terrestri, insetti e uccelli, pesci e molluschi, alghe e licheni…
In Artico si possono ammirare colori incredibili: basti pensare che tra ‘800 e inizio ‘900 gli stilisti e gli artisti si facevano imbarcare sulle baleniere per poter arrivare a quelle latitudini per osservare sfumature e tonalità di colore sconosciute, per trarne ispirazione. L’ho potuto testimoniare direttamente perché effettivamente nelle 3 spedizioni in Artico a cui ho partecipato è stato forse il dettaglio più strabiliante: il cielo e il mare cambiano continuamente colore, assumendo tonalità di rosa, verde, giallo, azzurro, viola mai apprezzate, sfumature impossibili.
Ebbene, tutta questa meraviglia convive, si sovrappone e incrocia con i più grandi problemi della nostra epoca, a partire dal più grande in assoluto: il cambiamento climatico, da cui discendono problemi economici, di salute, di sicurezza ecc… Lo scioglimento dei ghiacci e gli effetti che questo ha sulla vita e sull’intero sistema naturale sono evidenti e chiaramente percepibili. Ma anche l’inquinamento da plastica: in ognuno dei dieci campioni prelevati nell’attraversamento del Passaggio a Nord Ovest abbiamo trovato microplastiche. Ecco in questo senso la straordinaria meraviglia del nostro pianeta e della natura nel suo insieme e gli enormi problemi che le attività antropiche hanno creato alle condizioni fisiche e chimiche del Pianeta, anche in luoghi assolutamente lontani dalla fonte di questi problemi, in Artico sono straordinariamente evidenti, il contrasto è clamoroso».
La plastica è stata una rivoluzione del settore dell’industria e del consumo. Il vero problema è che ne usiamo e ne buttiamo davvero molta. Produciamo, mangiamo, vestiamo plastica, anche a nostra insaputa. Cosa si può e deve fare? Dal 3 luglio è in vigore la direttiva UE SUP (single use plastic) che vieta l’utilizzo di plastica monouso. L’Italia che aveva investito molto sul riciclo della plastica (inclusa la monouso). Abbiamo sbagliato?
Dove abbiamo sbagliato? Continua a leggere questa preziosa intervista a Francesco Borgogno sul sito del Festival delle Geografie.
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