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Perché vale la pena di vedere Valerio Lundini a teatro

Un comico singolare, irriverente, che ha avuto un successo strepitoso soprattutto tra i giovani. E che ora è in tour a teatro. Ma qual è il segreto della comicità di Valerio Lundini?

2 minuti di lettura

Valerio Lundini approda anche a teatro. O meglio, a suo dire, «nei bei teatri». Classe 1986, Lundini è un comico, conduttore, autore televisivo e anche musicista. Inizia a farsi conoscere grazie alla sua presenza sui social e la partecipazione come autore al programma Battute?, su Rai 2. Diventa, però, un fenomeno di successo grazie a Una pezza di Lundini, condotto insieme ad Emanuela Fanelli.

È difficile spiegare la comicità di Lundini, ma le sue interviste nonsense hanno spopolato in poco tempo, diventando parte integrante di internet. I meme nati dalle sue battute surreali si possono ormai trovare ovunque.

Un comico italiano che si rispetti, però, arriva sempre sul palcoscenico, prima o poi. E quindi eccoci qui, con Il mansplaining spiegato a mia figlia – tour nei bei teatri. Iniziato quest’estate, da pochi giorni si sono rese disponibili nuove date in tutta Italia per i prossimi mesi (qui date e info).

Uno spettacolo nonsense fin dal titolo

Diciamolo, «anche se non so se si può dire», fin da subito: il titolo non ha senso. Infatti, a detta di Lundini, «serviva solo per creare una locandina». Di fatto, lo spettacolo, presentato con un titolo per lo più ossimorico, è un susseguirsi di sketch scollegati in cui il mansplaining non viene nemmeno nominato.

Tutto inizia con una voce fuori campo, tipica degli spettacoli cinematografici o teatrali, che intima di non registrare ciò che si andrà a vedere da lì a poco. Peccato che prende in esempio gli oggetti più disparati: ovviamente, infatti, non è possibile registrare uno spettacolo con un hard disk. Il tutto seguito dall’inizio dell’annuncio anche in inglese.

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Cosa non può mancare, però, in uno spettacolo di Valerio Lundini? La musica. Per questo subito inizia la sigla dello spettacolo, presentata da Lundini stesso con un pianoforte e un cellulare. Per evitare spoiler non verrà descritta l’utilità del cellulare.

Tra racconti noir, what if sull’amore, descrizioni di possibili spettacoli futuri, servizi dove l’inviato speciale è sempre lui, Lundini porta a teatro quella comicità dissacrante e sarcastica con cui si è fatto conoscere durante Una pezza di Lundini. Seppur senza ospiti, distrugge in modo surreale tutti i luoghi comuni e gli stereotipi che conosciamo. Basta solo la sua unica presenza sul palco e i suoi movimenti per intrattenere il pubblico.

Valerio Lundini a teatro

Valerio Lundini a teatro presenta un nuovo tipo di comicità

In un momento storico in cui sembra che ormai il lavoro del comico sia diventato difficilissimo, come Lundini ricorda dato che «non so se si può più dire», perché la comicità di Valerio Lundini spopola?

Il suo modo irriverente di mostrare gli stereotipi della società, ma con ironia, incontra l’approvazione del suo pubblico, fatto per lo più di giovani. Di fatto, ogni cosa che Lundini dice non va presa sul serio, o per lo meno nasconde in sé una battuta o una presa in giro. Gli sketch che propone nello spettacolo sono indirizzati ad un’audience che, di base, non lo prende sul serio perché sa che la battuta è dietro l’angolo, seguita subito dopo dall’esagerazione. Se quindi si fa una battuta sul Vaticano, Lundini ci tiene a farci sapere che lui assolutamente non aveva intenzione di insultare il Papa, che gli sta anche simpatico. Lo fa talmente per tanto tempo che non sai bene quando finisca la battuta, perché ci potrebbe subito ritornare, anche se sembra cambiare argomento.

È un linguaggio nuovo, che incontra il favore del pubblico, che si allontana dalle battute stantie o le usa per prenderle in giro. Si avvicina alla comicità che ora si tenta di eliminare per far capire quanto sia inutile e superata. Rimanendo serio riesce a far passare due ore tra applausi e risate: tutto all’insegna del nonsense, o almeno così sembra.

E a fine spettacolo? Non poteva mancare l’hit estiva. Mentre tutti se ne vanno, infatti, viene riprodotta La droga no, singolo partito da Una pezza di Lundini, che racchiude un po’ tutto il senso della sua comicità.

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Greta Mezzalira

Classe 1995, laureata in Filologia Moderna. Innamorata del teatro fin dalla prima visione di "Sogno di una notte di mezza estate" durante una gita scolastica. Amante di musical e di letteratura.

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