A cosa si pensa quando si parla del porno e della pornografia? Termini divenuti così comuni, entrati nel linguaggio quotidiano, specie da quando internet ne ha aperto le porte, quelle che per decenni sono state chiuse dal perbenismo.
Eppure possiamo ancora considerare il mondo del porno e della pornografia così liberi e trasgressivi? Oppure le regole sociali ne hanno permeato ogni parte facendone così un altro dispositivo del controllo del piacere e della ribellione?
Come sostengono Claudia Attimonelli e Vincenzo Susca in Pornocultura – viaggio in fondo alla carne (Mimesis Edizioni, 2016 – p.85):
L’erotismo più spinto si è trasferito dai sex shop, dai cinema e dall’editoria per soli uomini, alle camerette degli adolescenti e agli schermi dei personal computer di individui di ogni genere ed età connessi tramite identità rinnovate con il world wide web per poi, alla fine, uscire in strada.
Si ha ben ragione di credere, dopo lo sdoganamento totale e l’inflazione a cui la pornografia è stata sottoposta negli ultimi anni, che davvero il potere ne abbia fatto uno strumento potente per controllare l’opinione comune e che le masse, oramai assuefatte da tutto ciò che fino a qualche anno fa si poteva considerare “porno”, ricerchino in altri lidi modi e mezzi di disubbidienza.
Che cosa è ancora porno
Eppure, ciò nonostante, il mondo del porno può avere ancora qualcosa da raccontarci sull’attualità e sulle abitudini e i costumi umani ponendosi come chiave per decifrare un panorama culturale che, quasi paradossalmente, si fa sempre più complesso sulle dinamiche della liberazione sessuale e il riconoscimento delle dinamiche del piacere.
Per usare un’espressione del genio indiscusso di Carmelo Bene, ciò che è porno è o-sceno, letteralmente “fuori dalla scena”.
Ma questa definizione può essere ancora valida?
Davvero ciò che è porno è fuori dalla scena del quotidiano, del presente che si condivide nelle scuole, sui posti di lavoro, nella casalinga intimità delle famiglie? Oppure pornografico è divenuto, proprio perché sempre sulla scena, tutto ciò a cui si assiste e che attraversa i canali mediatici, massmediatici e social-mediatici di ognuno?
Se si riflettesse un attimo, portando ancora una volta in auge la definizione di Carmelo Bene, “porno” non è solo ciò che è “osceno”, ma anche tutto ciò che vede una fusione diretta tra soggetti, in un delirio collettivo e in una totale perdita del controllo dei propri desideri, delle proprie emozioni e sensazioni.
Nessuno schermo, nessun filtro, se …