È calato il sipario sul Festival di Sanremo 2021 ed è tempo di bilanci. È stato, in un certo senso, un festival di rivelazioni, visto che per tanti dei Big in gara questa era la primissima partecipazione. Si sa che, comunque vada, qualsiasi siano i piazzamenti in classifica, la kermesse sanremese è per molti artisti una preziosa occasione per essere scoperti da un pubblico molto più ampio.
Complice la vittoria da outsider, i riflettori del giorno dopo sono tutti puntati sui Måneskin, al punto che non solo la loro Zitti e buoni è la canzone attualmente più ascoltata in Italia, ma sono tornati in auge su Spotify anche loro vecchi successi, come Morirò da re, Torna a casa o Chosen.
La nostra rivelazione
Scegliamo, però, di non precipitarci sul carro del vincitore e di dedicare qualche riga a quella che forse è stata tra le più piacevoli rivelazioni di questo Festival: la giovanissima Madame (nome d’arte di Francesca Calearo), classe 2002, che ha portato sul palco di Sanremo l’intensa Voce. Intensa soprattutto grazie alla sua interpretazione, con la voce quasi rotta dal pianto in diversi punti della canzone, al punto che una lacrimuccia l’hanno asciugata anche diversi di noi alla fine di ogni esibizione.
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Per molti – che magari l’avevano sentita nominare di sfuggita ma non avevano mai ascoltato le sue canzoni, bollandola come troppo rapper o troppo Gen-Z – il suo carisma, così in contraddizione con la sua età anagrafica, è stato una meravigliosa scoperta. Alla fine Madame non è salita sul podio, ma ha portato a casa il Premio “Sergio Bardotti” per il miglior testo e il Premio Lunezia per il valore musical-letterario del brano.
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Una straordinaria avventura musicale e poetica
Perché per noi è una notizia sensazionale? Perché il testo, letto con calma, è a tutti gli effetti una poesia che la giovane cantautrice ha dedicato alla sua voce. La tratta come un amore viscerale, da cui non si può prescindere nemmeno a volerlo («Fumo per sbarazzarmi di lei, ma torna da me») e che se scompare fa sentire, bruciante, la sua mancanza:
Dove sei finita, amore?
Come, non ci sei più?
E ti dico che mi manchi,
se vuoi ti dico cosa mi manca.
Scopriamo, però, che in fondo questo amore non era mai scomparso, perché nessuno perde mai davvero la propria voce, cioè la propria identità. La voce resta, la voce è immortale:
Ho baciato un foglio bianco
e la forma delle mie labbra
ha scritto da dove nasci tu
e che non morirai.
e perfino quando tutto sembra dimostrare il contrario, lei ritorna, con forza:
Ti ho cercato in ogni dove,
nelle corde di gente che non conosco,
ma in fondo bastava guardarmi dentro più che attorno,
sei sempre stata in me e non me ne rendevo conto.
Non potremmo essere più felici che un testo così emozionante venga dalla penna di una ragazza di diciannove anni, a maggior ragione sapendo che l’Italia non si dimostra ancora un paese per donne, men che meno per giovani. Madame dedica alla sua voce lo splendido augurio «voglio che viva a cent’anni da me». Non sappiamo se saranno cento anni, ma di sicuro siamo di fronte all’inizio di una meravigliosa avventura, non solo musicale ma anche poetica.
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