Luigi Benedicenti, nato a Chieri (Torino) nel 1948 e mancato nel 2015, è stato un pittore iperrealista. Dopo il diploma conseguito al liceo artistico, la sua carriera incomincia ad avere inizio negli anni ’70, grazie alle prime esposizioni. Nonostante il riscontro positivo della critica e del pubblico, decide di continuare a produrre in privato. Torna negli anni ’90, ed il successo è immediato. Espone in alcune delle gallerie più importanti d’Italia come Davico e Fogliato di Torino, sbarca negli Stati Uniti alla Bernarducci Meisel Gallery di New York, alla Scott Richards Contemporary Art di San Francisco, e in Inghilterra all’Albemarle Gallery di Londra. La natura morta del passato ha delle connotazioni ben precise, facilmente riconoscibili per lo sguardo odierno.
Gli oggetti del quotidiano
La fugacità del tempo e la caducità della vita sono senza dubbio i temi cardine di quest’arte. La fragilità si manifesta tramite il quotidiano. Impossibile non pensare alle opere del XVII secolo, come Canestra di frutta di Michelangelo Merisi, detto Caravaggio, realizzata tra il 1594 ed il 1598, e divenuta una vera e propria icona.
Luigi Benedicenti, Crepuscolo, 2007, olio su tavola, 80×120 cm.
Lo studio di Benedicenti trae ispirazione dal periodo storico del Caravaggio. Dietro la raffigurazione della pasticceria (in colori a olio su tavole in masonite), si celano ispirazioni antiche, volutamente rese moderne, al fine di aprire un dialogo più diretto con gli occhi dei contemporanei.
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Per farlo, l’artista applica le tradizioni del passato al tempo presente, utilizzando come soggetto ciò che costella la vita di tutti i giorni, scatenando ricordi d’infanzia, e riportando la mente alle festose domeniche in cui la tavola era imbandita di leccornie ed impregnata di tradizione. In un’intervista dichiara:
Spero di comunicare le sensazioni e le emozioni dei piccoli piaceri quotidiani che io provo risiedendo in una cittadina italiana, circondato dai miei amici e dalla mia famiglia
Intervista riportata dal sito Things I Like Today, 26/8/2016
Luigi Benedicenti e la percezione del reale attraverso la tela
Luigi Benedicenti, Conchiglie, 2011, olio di papavero su tavola, 84×125 cm.
Tale confronto con l’arte del Seicento fa da linea del tempo, e dimostra quanto l’estetica possa mutare, mentre l’essenza talvolta rimane la stessa. Esiste una volontà anche più concreta e fisica in Luigi Benedicenti, un’attenzione che combacia esattamente con il suo studio minuzioso per i dettagli. Attraverso il suo iperrealismo, l’artista trasmette le stesse sensazioni percettive che l’osservatore avrebbe potuto provare soltanto vivendo i soggetti da lui rappresentati. La sfida che egli si pone, tentando la gola del curioso davanti alle sue opere, è quella di riuscire a farlo immergere in una realtà parallela, mostrandogli, in un istante che sembra congelato, la bellezza che si cela nelle cose apparentemente più comuni.
La natura morta segna il passaggio del tempo
La carriera di Benedicenti però dimostra che egli non si limita soltanto a questi soggetti. L’artista spazia raffigurando fiori nel pieno della loro bellezza, e corpi anatomicamente perfetti, inserendo riferimenti culturali di ogni tipo, e creando così un connubio interessante tra ciò che è stato e ciò che è. Sfogliando i suoi cataloghi, si trovano degli esempi. Bacco e Arianna (2009) mostra una figura femminile a fianco di una gigantesca tartelletta con l’uva, un chiaro riferimento al celebre mito greco.
Luigi Benedicenti, Bacco e Arianna, 2009, olio su tavola, cm. 90×150
Luigi Benedicenti, Apartheid, 2009, olio su tavola, 90×150 cm.
Cena di Emmaus (1996-97) è il risultato dell’osservazione delle due omonime opere realizzate da Caravaggio a partire dal 1601 fino al 1606. Apartheid (2009) è una rappresentazione della discriminazione razziale dal 1948 al 1991 in Sudafrica. America 1492 (2011) raffigura il momento della scoperta di Cristoforo Colombo. Benedicenti compie tutto questo studiando ciò che gli si pone di fronte, trasformando la realtà storica in qualcosa di diverso, inserendo innovazioni tecniche, come i colori brillanti o particolari getti di luce. Le nature morte diventano protagoniste d’attimi imperdibili, il passato si sovrappone al presente, in opere capaci di inglobare questioni diverse.
Carlotta Salvalaggio Benedicenti
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