Tra le figure dei grandi eccentrici che affollano la storia dell’arte non si può non citare l’illustratore inglese Louis Wain, classe 1860, epitome di svariate stranezze ma anche di un certo grado di visionarietà.
Nato in una famiglia agiata, l’artista si distingue subito per un grande interesse rivolto al mondo animale e vegetale, da lui ritratto in numerose vedute di campagna popolate da animali da fattoria di ogni genere. La vera svolta nella sua carriera avviene dopo il breve matrimonio con l’amata Emily, gravemente malata di tumore, con la quale decise di adottare un gatto randagio che girovagava nei dintorni del loro appartamento, da loro chiamato Peter. La scelta di un gatto come animale domestico, considerata piuttosto stravagante in piena epoca vittoriana, segnò un importante spartiacque nella carriera dell’artista, che iniziò a dedicarsi al ritratto dell’amato gatto la cui compagnia aveva allietato le fasi finali della malattia di Emily.
Dopo la morte della moglie, Louis Wain divenne un artista monotematico, ovvero si dedicò esclusivamente alla riproduzione di piccoli felini, inizialmente ritratti nel solco del realismo, poi sempre più spesso caratterizzati da elementi antropomorfi, come l’andatura eretta e le espressioni facciali complesse, o intenti in attività umane, come la lettura e il cucito, o ancora, abbigliati secondo la moda dell’epoca.
Gli stravaganti gatti antropomorfizzati di Wain, grazie anche alla prolificità dell’artista, gli procurarono un discreto successo che lo portò a illustrare libri per bambini e riviste, oltre che cartoline natalizie, molto amate durante l’epoca vittoriana. Per tutta la vita, Louis Wain si circondò di gatti e finanziò varie associazioni benefiche a sostegno dei randagi, detenendo per oltre un decennio, dal 1898 al 1911, il ruolo di presidente del National Cat Club, contribuendo alla rivalutazione della figura del gatto come animale domestico.
Nonostante la fama e gli incarichi ottenuti, Wain ebbe difficoltà finanziarie per gran parte della sua vita a causa del temperamento mite e ingenuo, e del poco fiuto per gli affari, che lo portarono ad essere vittima di furti e raggiri che, oltre a impoverirlo, lo privarono dei diritti di riproduzione delle proprie opere.
Nel 1924 l’artista, che già dalla morte della moglie aveva combattuto contro l’instabilità mentale, venne fatto ricoverare in un istituto psichiatrico dalle sorelle, preoccupate dall’aggravarsi del disturbo schizofrenico che lo tormentava da anni.
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Nel corso degli anni, l’arte di Louis Wain è divenuta un esempio di arte psicotica e molti psichiatri hanno interpretato la psichedelia cromatica e il reiterarsi ossessivo dello stesso soggetto e degli stessi motivi geometrici sugli sfondi come un sintomo della malattia. Molti manuali di psichiatria, inoltre, hanno messo a confronto i primi disegni dal tratto più realistico con la sempre maggiore tendenza all’astrazione, fino al quasi totale dissolvimento della forma, al punto tale da rendere indistinguibile il soggetto felino dallo sfondo. Per quanto suggestiva, questa ipotesi è stata tuttavia messa in discussione in quanto Louis Wain raramente datava le sue opere e questo non sempre consente di leggerle in relazione alla progressione della patologia mentale.
Oggi, oltre ad essere un punto di riferimento per collezionisti di arte psicotica e appassionati di gatti – che si contendono le sue cartoline durante le aste -, Louis Wain è stato riscoperto al punto da essere protagonista di un biopic del 2021, interpretato dall’attore britannico Benedict Cumberbatch.
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