Io e lei apre gli occhi sull’amore – quello sincero e romantico – tra donne. All’Osservatore Romano però questo invito alla tolleranza non è piaciuto.
L’Osservatore Romano, quotidiano della Città del Vaticano, ha condannato Io e lei, film di Maria Sole Tognazzi uscito nelle sale il 2 ottobre scorso. Interpretato da Sabrina Ferilli e Margherita Buy, il film narra la storia d’amore – coi suoi alti e bassi – di due donne, un tema non ancora del tutto esplorato dal cinema italiano e quindi di grande impatto.
Il giornale comincia la sua “recensione” con toni pacati: il film infatti a quanto pare «non è di spiacevole visione», pur rimanendo «indiscutibilmente, seppure non dichiaratamente, un film politico». Il valore politico del film, in realtà abbastanza indiretto, era stato sottolineato dalla regista stessa e cosa ci sia di male in una pellicola che, fortunatamente, si espande a campi non soltanto cinematografici, dando anche un messaggio sociale, non è ben chiaro. La critica dell’Osservatore Romano va poi nello specifico: il film è da condannare in quanto dichiarazione di «conformismo morale e di rinuncia alle sfide della vita». Non è stato considerato che, probabilmente, lo scopo della commedia era proprio quello di mettere in scena le sfide della vita di alcune minoranze: non un inno al conformismo quindi, ma esattamente l’opposto.
La critica continua:
La sua morale è trasparente: non solo l’omosessualità sarebbe da mettere sullo stesso piano dell’amore fra uomo e donna – già, il disdicevole scopo del film era proprio questo – ma si dimostrerebbe addirittura superiore, più disinteressata, comprensiva, appagante. Perché smarrirsi dunque nei meandri di una famiglia tradizionale, dove si rischia di convivere con un marito pantofolaio e intento a gustarsi la Champions League in televisione, quando è possibile disporre di una creatura dello stesso sesso, capace di condividere gusti e necessità, nonché di prepararci amorevolmente una cena? Così si esprime la regista, per bocca delle sue attrici, e la conclusione è obbligata: le unioni gay devono godere degli stessi diritti, se non addirittura di alcuni privilegi, rispetto a quelle ‘tradizionali’.
I giorni in cui una coppia di donne (o di uomini) avrà dei privilegi rispetto a una coppia di sesso opposto sono ancora lontani, probabilmente non arriveranno mai. E nessuno pretende che ci siano dei particolari privilegi: lo scopo del film, banalmente, è quello di promuovere un amore diverso ma al tempo stesso uguale, percepito ancora da molte persone come qualcosa di misterioso, eppure così simile a quello eterosessuale nelle dinamiche di coppia – le insicurezze, i dubbi, i tradimenti, il perdono, le riappacificazioni, la voglia di condividere una vita. Non l’eterosessualità contro l’omosessualità quindi, non una lotta a chi dovrebbe avere più diritti, ma la parità di qualsiasi tipo di amore. Che sia poi più appagante stare con un uomo che guarda la Champions League o con una donna che cucina, questo è molto soggettivo, è una scelta personale. Federica – Margherita Buy nel film – è per prima una pantofolaia che ama passare la serata davanti alla TV guardando serie televisive. Il film riprenderà degli stereotipi in modo non del tutto fantasioso per arrivare senza intoppi al lieto fine, ma non invita di certo a buttarsi tra le braccia di una donna perché il proprio compagno guarda le partite di calcio. Semplicemente, racconta la storia di due persone che si sono scelte per la loro complicità e i loro interessi più o meno comuni, come qualsiasi coppia.
Certo, da un quotidiano religioso non ci si poteva aspettare nulla di diverso. Eppure il film di Maria Sole Tognazzi è estremamente delicato e affronta il tema in punta di piedi, permettendo di avvicinare anche i più scettici e conservatori a una tematica importante che ormai non si dovrebbe più nascondere. Si tratta di una caratteristica che in realtà ha scatenato molte critiche: parecchi spettatori avrebbero preferito vedere scene erotiche e amori passionali, ma si sono trovati davanti a una storia d’amore casta e romantica, come (ironicamente) le più tradizionali. Nessuno si è mai lamentato della mancanza di sesso in Via col vento o in Romeo e Giulietta, eppure in Io e lei questo particolare è stato per molti un motivo di delusione, quasi non si volesse ammettere che dietro all’omosessualità non c’è solo attrazione, ma anche sentimento, ed è tempo di parlarne.
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Ora, alla luce di queste critiche ricevute dall’Osservatore Romano, è legittimo chiedersi: che cosa sarebbe successo se al posto di un messaggio romantico ne fosse stato trasmesso uno più esplicito per quanto riguarda la sessualità? Avrebbe dato ancora più scandalo? E dare scandalo è davvero il modo migliore per far capire alla gente quanto normale possa essere l’unione tra due donne? Se la Chiesa non è riuscita a comprendere il linguaggio dell’amore, figuriamoci quello del sesso. Il sentimento apparentemente casto e “quotidiano” di Maria Sole Tognazzi si rivela quindi una buona scelta per avvicinarsi pian piano a una società non completamente pronta a questi temi.
Anche se la domanda, alla fine, resta sempre la stessa: ma perché condannare l’amore?
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