Se parlare di violenza e abuso sessuale è di per sé difficile, potrebbe sembrarlo ancora di più parlare di stupro attraverso un romanzo grafico sulla mitologia greca. Eppure Lore Olympus riesce a coniugare attualità a tradizione, a mescolare il mito e le nuove forme narrative, il tutto per esporre una storia che tocca temi di grande delicatezza e complessità senza cadere nel banale, senza arrivare a facili risoluzioni.
Lore Olympus, dell’artista neozelandese Rachel Smythe, nasce nel 2018 come webcomic sulla piattaforma Webtoon e diventa presto un successo non solo del web, ma anche editoriale, con la pubblicazione cartacea nel 2021, edito in Italia da J-Pop. L’opera ha vinto nel 2022 il prestigioso Eisner Award, oltre ad altri numerosi premi. L’autrice sta lavorando al terzo e ultimo volume, mentre in Italia si attende la pubblicazione del secondo tomo.
Al centro del romanzo grafico troviamo un rifacimento contemporaneo del mito del ratto di Persefone/Proserpina, e in particolare della relazione tra Persefone e Ade, che qui perde le tinte del rapimento per sviluppare un amore sano, reciproco. Lore Olympus crea una narrazione che oscilla tra il romanzo di formazione, la narrativa per adolescenti, la letteratura d’amore e molto altro, prendendo il meglio di ogni genere e sviluppando il tutto attraverso il linguaggio del fumetto.
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L’opera si apre, prima di tutto, avvisando lettori e lettrici di alcune tematiche forti trattate visivamente e testualmente, così da preparare il terreno di fronte a un pubblico ampio, che potrebbe essere toccato personalmente dai temi trattati, seppur a livello narrativo, fittizio. Il punto di vista è quello di Persephone, una ragazza protetta e ‘ingabbiata’ dalla madre Demeter che vorrebbe diventasse “sacra vergine”. Se Persephone per certi versi rispecchia il mito, per altri viene qui presentata come una giovane in cerca di sé, desiderosa di affermazione e indipendenza. Accanto a lei troviamo la figura di Hades, un uomo dall’aspetto lugubre, come noi tutti lo immagineremmo. Hades è in cerca di un affetto sano, che possa aiutarlo a ricucire le ferite passate, i traumi subiti in famiglia, un affetto che le sue superficiali avventure con ninfe e dee non possono dargli. Durante una festa, Hades viene folgorato da Persephone, che a sua volta prova per lui un forte interesse. I due inizieranno una storia d’amore fatta di insicurezze e scoperte di sé, in un lungo percorso di costruzione della relazione che va oltre il mero colpo di fulmine per porre delle basi di rispetto, comprensione, dialogo.
Ma la narrazione presenta, pur non facendone l’unico tema, un evento traumatico che, come accennato, viene qui raccontato senza superficialità: Persephone viene violentata da Apollo. Apollo è un personaggio estremamente sicuro di sé: un “tipo fantastico”, come si definisce lui, ma una personalità che non mette la giovane protagonista del tutto a suo agio. Apollo è abbastanza bello e popolare per credere che tutte possano, e debbano, cadere ai suoi piedi, per pensare che tutto gli sia naturalmente dovuto, senza mai considerare i sentimenti e i bisogni di chi ha di fronte. Apollo si avvicina scaltro alla giovane Persephone e approfitta di ogni cosa: non solo del suo corpo, ma della sua insicurezza, della sua inesperienza del mondo, delle sue fragilità. Persephone arriva a chiedersi, dopo un chiarissimo rifiuto, cosa voglia davvero, manipolata dalle subdole parole del suo carnefice, che mette in dubbio i suoi desideri sostenendo di essere stato continuamente provocato in un lungo flirt che renderebbe palese l’interesse di Persephone. La ragazza vacilla, poco convinta acconsente per poi pentirsi apertamente della scelta forzata, di essere caduta nel tranello psicologico di Apollo.
Vengono qui in aiuto i disegni nel mostrare la violenza subita: le tavole indugiano su più momenti e dettagli di questo triste episodio, sottolineando micro e macro elementi: gli occhi terrorizzati di lei; il balenare dei suoi pensieri nell’oscurità; il volto fiero di lui. Non mancano poi inquietanti dettagli che portano questo mito dritto dentro i nostri giorni, come l’uso del telefono da parte di Apollo per riprendere le proprie tragiche “prodezze”: una tecnologia che si fa ulteriore minaccia, ulteriore strumento di dannazione e vergogna, testimonianza tangibile del fatto avvenuto. Persephone, paralizzata, non riesce a fare altro che sentirsi in colpa: una colpa che agli occhi del lettore appare ingiustificata eppure così realistica nella dinamica mostrata; una colpa che ribalta la situazione, che non avvalora il trauma della vittima ma lo nasconde, che giustifica il carnefice come “vittima” delle provocazioni femminili; una colpa che, lo mostrano bene le illustrazioni, diventa un silenzioso, ingiusto macigno.
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Se il primo volume racconta così violentemente ma efficacemente il trauma subito, il secondo – non ancora pubblicato in Italiano – approfondirà alcuni aspetti comuni ben ancorati alla realtà quotidiana: il dialogo con gli amici e il loro supporto, la terapia, le paure e la difficoltà nel superarle, considerando ogni gesto una minaccia. Questi tra i tanti aspetti che, nei prossimi capitoli, completeranno il difficile quadro dell’esperienza subita.
Uno dei punti di forza di Lore Olympus risiede proprio nella realistica quotidianità mostrata attraverso i suoi protagonisti: gli dei, le dee, non sono presentati come personaggi archetipici e immutabili, ma vengono scandagliati nei loro disturbi, nei problemi generati dalle loro terribili storie, dando nomi, “diagnosi” e percorsi interpretativi moderni a divinità del passato, così da creare un legame in grado di scendere in profondità nelle personalità umane. Tra tutte, trionfa una rappresentazione di alcune mascolinità tossiche a cui viene accompagnato, con semplicità ma efficacia, un occhio critico: oltre ad Apollo, anche Zeus viene presentato in una nuova chiave senza tradire i tratti della sua figura, che sono qui però criticati e accostati a figure femminili che possono fare da spettro interpretativo e da contrasto. Non mancano ovviamente personaggi diversi, che lasciano speranza, come Hades, figura ben più positiva e costruttiva.
Il pantheon greco è al centro di moltissime storie, che però spesso ricalcano stereotipi o rappresentazioni superficiali delle divinità che noi tutti conosciamo. Lore Olympus lavora diversamente e lo fa, prima di tutto, mettendo al centro i personaggi stessi nella loro complessità. Dei e dee non sono più semplici macchiette, ma dietro ai tratti che storicamente caratterizzano le loro personalità nascondono nuove sfumature in grado di approfondirne emozioni, relazioni, storie di vita, traumi.
Il mito costruito da Smythe si scrolla di dosso ogni tipo di polvere: il mito non è mai stato così attuale soprattutto nell’affrontare tematiche spinose, spesso trattate dai media e dalle narrazioni con superficialità. Abbiamo ricordato qui la violenza sessuale, ma non manca una critica al maschilismo, al classismo, al narcisismo, alle relazioni tossiche che, dopo millenni, ancora non abbiamo imparato a gestire. La letteratura può, forse, farci aprire gli occhi, alzare la voce sui temi indicibili e tenderci una mano nell’affrontare le difficoltà, facendoci sentire meno soli e sole.
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