Tutti conosciamo Eva. Compagna di Adamo nata dalla sua costola, seconda donna dell’Eden. Sì, seconda. Non tutti conoscono infatti la storia della prima donna che mise piede nel Giardino: Lilith. Vista per secoli come un demone notturno assassina di bambini, Lilith divenne col tempo un simbolo dell’emancipazione femminile, di quella scintilla di vita e passione che Adamo tentò di spegnere, ma non ci riuscì. Piuttosto che sottomettersi, Lilith scelse l’esilio.
Lilith, una figura scomoda
Rimossa dalle Sacre Scritture, ma viva nella tradizione giudaica-cristiana, è una figura che nasce dalla terra insieme a Adamo, creata dunque pari all’uomo. Le cose però degenerano presto e proprio durante un amplesso. Nell’alfabeto di Ben-Sira, X secolo, leggiamo la volontà di Lilith di cambiare posizione:
Ella disse: “Non starò sotto di te”, ed egli disse “E io non giacerò sotto di te, ma solo sopra. Per te è adatto stare solamente sotto, mentre io sono fatto per stare sopra”.
A queste parole, Lilith, infuriata, se ne va. Abbandonato il Paradiso Terrestre tradizione racconta che abbia trovato consolazione fra le braccia di un demone, Asmodai, con cui diede vita a una progenie di demoni, Lilim. Lilith scelse il regno delle ombre anziché stare all’ombra di Adamo.
Leggi anche:
Quando l’eros incontra il sacro: il desiderio nelle scritture
Tabù e ribellione
Prima non solo nel Paradiso Terrestre, ma anche prima vera femminista, Lilith rappresenta sia la determinazione di dire no esercitando il proprio diritto alla scelta, sia la volontà di una sessualità libera da tabù inutili che ancora oggi aleggiano sulla figura della donna. Con il suo gesto Lilith si fa portavoce di una femminilità moderna ed emancipata che durante i secoli, dopo varie traduzioni ed interpretazioni, era stata messa da parte, messa a tacere perché per una società patriarcale il posto della donna è lì, un gradino più sotto. E quel gradino lo starà pure lavando.
Lilith in «Into the Dark»
Nell’arte Lilith è una figura che affascina e conquista. La vediamo scolpita nelle tavole babilonesi con un seno prosperoso e un sorriso seduttivo, dipinta dai preraffaelliti con i classici folti capelli rossi.
Compare anche in una modesta, ma significativa puntata della serie antologica statunitense «Into the Dark» (disponibile su Rai Play). Ne Il ballo della purezza, Lilith compare come un mix tra angelo e demone, spingendo la ragazza protagonista a ribellarsi ad un’assurda usanza tutta americana che prevede un patto di purezza che la figlia fa al proprio padre. Il tutto si svolge con una cerimonia simile ad un matrimonio padre-figlia. Una tradizione al limite tra l’incesto, la pedofilia e il controllo mentale. La verginità viene considerata non come parte di una sfera strettamente intima e personale come dovrebbe essere, ma come un metro di valore delle ragazze: se perdi la verginità prima delle nozze sei spazzatura.
Leggi anche:
Il sessismo che pervade le serie tv, spiegato con un fumetto
In questo episodio, viene messa su schermo tutta la frustrazione di una situazione di controllo assoluto e psicologicamente devastante sulle ragazze. Per fortuna ad intervenire sarà lo spirito di Lilith, evocato da una delle protagoniste. Gli aguzzini avranno il trattamento che meritano. Anche se registicamente questo episodio non è eccellente, a livello di significato è invece molto potente. Una denuncia ad un sistema patriarcale che punta al pieno controllo fisico e mentale delle giovani donne.
Ritorna quindi la figura di Lilith come guida ad una lotta per la propria indipendenza, passando per la libertà sessuale. Per questo è importante entrare in contatto con la Lilith che è dentro di noi. E per farlo non serve alcuna seduta spiritica.
Non abbiamo grandi editori alle spalle. Gli unici nostri padroni sono i lettori. Sostieni la cultura giovane, libera e indipendente: iscriviti al FR Club!
Segui Frammenti Rivista anche su Facebook e Instagram, e iscriviti alla nostra newsletter!
Immagine di copertina: Lilith, John Collier, 1887
Ottimo. Chiaro e sintetico. Brava Azzurra!!!!!