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A Milano c’è una nuova libreria dedicata alla sessualità

Si chiama Lato D e la D sta per desiderio. Il tema centrale di questa libreria è la sessualità, affrontata a trecentosessanta gradi e senza preconcetti. Abbiamo intervistato Giulia Tettamanti per saperne di più

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4 minuti di lettura

Il 27 giugno, in via Signorelli 1, nel cuore del quartiere Chinatown di Milano, è stata inaugurata una nuova libreria, ma non una qualsiasi. Si chiama infatti Lato D e la D sta per desiderio. Il tema centrale della libreria Lato D è infatti la sessualità, con l’intento non semplicemente di fare leggere libri che appartengono al genere erotico o saggi sull’argomento, ma di fornire una educazione sessuale.

Abbiamo intervistato Giulia Tettamanti, consulente commerciale e marketing di NN Editore, una delle menti di questo progetto.

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Sappiamo che dietro alla libreria Lato D non c’è solo una persona, a chi dobbiamo questo progetto? Come è nata la libreria?

Io sono una delle socie e dei soci di un gruppo di sei persone, la libraia è Marta Santomauro, che sarà proprio fisicamente in libreria ogni giorno. Attorno a lei di sostegno ci sono altre cinque persone che mettono forza ed energia in un progetto in cui crediamo tanto. In particolare io e Anna Francesca Ghezzi, un’educatrice, siamo le tre che hanno ideato il progetto con Marta fin da principio. In realtà è nato come Associazione culturale Lato D, dopo abbiamo vinto un bando del comune di Milano che si chiama Scuola dei quartieri ottenendo una sovvenzione che ci ha permesso di sperimentare una serie di attività sul territorio di Milano, specie sul quartiere Dergano. Questo è stato il nostro punto di partenza. Nel crescere con vari laboratori, presentazioni e progetti nelle scuole, è cresciuta la voglia di dare un luogo a questo progetto. Poiché Marta fa la libraia da tanti anni, siamo diventati una libreria a tutti gli effetti. A marzo abbiamo trovato un posto che faceva al caso nostro nel mezzo di Chinatown e abbiamo aperto martedì 27 giugno.

Quindi c’è un team di persone molto affiatato.

Sì c’è un team, ma soprattutto un’idea forte che la tiene in piedi. Si tratta senz’altro di una libreria tematica, ci teniamo ad affrontare nel modo più inclusivo una serie di tematiche a cui teniamo molto (corpo, sessualità, desiderio, educazione affettiva). Abbiamo un reparto molto ampio per bambini, bambine, ragazzi e ragazze nella fase di crescita, poiché vogliamo avere un’impronta educativa al proprio corpo e alla gestione delle emozioni. Il progetto nasce da delle chiacchiere tra amiche, io, Marta e Anna a chiacchierare delle nostre paure, gioie, fantasie, disagi che il corpo spesso ti mette davanti, e non sempre si hanno gli strumenti per gestire queste emozioni che dal corpo partono. E ci siamo rese conto che se avessimo avuto un’educazione più attenta a queste tematiche, sia nella scuola, sia in famiglia, normalizzando queste tematiche senza tabù, forse saremmo state delle adulte più serene, soddisfatte e felici. Abbiamo sentito l’urgenza di dare uno spazio normalizzato a questi temi. Per noi l’obiettivo è essere un luogo accogliente per tutti e tutte, in tutte le fasce di età, in cui ciascuno a seconda delle proprie esigenze possa trovare un luogo di confronto e di dialogo senza tabù. Ci sono infatti ancora un sacco di pregiudizi, di preclusioni, volevamo creare un luogo aperto.

Avete aperto da poco quindi può essere una domanda prematura, ma proprio a proposito di questi tabù, che essendo un’insegnante io stessa registro molto nella scuola, c’è stata la paura di approcciarsi in un determinato modo?

Assolutamente sì, c’è stata e c’è tutt’oggi. Sappiamo di camminare su un terreno delicato poiché le sensibilità delle persone sono variegate. Il nostro punto di forza, quello che ci tranquillizza sempre, è che usiamo come strumenti di lavoro i libri, bussole preziose per approfondire. Pertanto il nostro approccio è sempre interrogativo e interrogante, mai dogmatico. L’accoglienza di ogni punto di vista è la chiave che ci mette a “riparo”. Abbiamo delle precise modalità di affrontare tematiche così delicate: non siamo mai volgari, spesso molto ironiche, in libreria per esempio abbiamo deciso di dedicare uno spazio anche ai sex toys per sottolineare la nostra visione aperta al sesso e anche al piacere. Però li abbiamo messi in una vetrina che a seconda di chi è entrato in libreria teniamo aperta o chiusa. Così se ci sono dei bambini – abbiamo dedicato uno spazio proprio per loro – la teniamo chiusa. Se entrano degli adulti, che magari chiedono anche consigli in merito, la apriamo. Quindi la delicatezza è senz’altro la modalità con cui abbiamo deciso di aprirci a questi temi. Inoltre, i libri ci salvano sempre, è su loro che vogliamo puntare. Vogliamo capire che nelle parole, nei racconti, nelle storie, che siano saggi, romanzi, graphic novel, ci sono mondi di domande, di risposte e di empatia, troviamo qualcosa che fa già parte di noi e ci rasserena che qualcuno ne ha parlato, l’ha raccontato e lo ha vissuto.

C’è quindi uno scopo educativo. Avete fatto anche dei progetti in delle scuole mi dicevi, come è il contesto scuola in tal senso?

Il contesto scuola è effettivamente complesso. Nell’anno di sperimentazione sì, abbiamo portato in una scuola di Milano un progetto che si chiama Desideriamoci, con cui abbiamo incontrato almeno una decina di classi. Pur nella premessa che Milano è un contesto particolare essendo una metropoli e non una piccola provincia, abbiamo notato che il dialogo su queste tematiche è spesso relegato al contesto virtuale, ci sono esperti e medici che trattano di queste questioni in modo virtuale, mancano gli spazi a livello fisico a tu per tu a trecentosessanta gradi. Ci siamo resi conto che a fronte di una nuova generazione che di fatto, con più o meno consapevolezza, sta portando avanti una rivoluzione su queste tematiche (per cui ha una grande attenzione, all’inclusività, all’orientamento sessuale, all’identità di genere), ai ragazzi mancano luoghi dove dialogare davvero su queste tematiche. L’esperienza del laboratorio Desideriamoci è stata molto positiva, ma la vera sfida è arrivare in scuole dove ci sono più preconcetti. Ci sono vari istituti dove non c’è educazione sessuale o c’è solo parzialmente con quei corsi dove ti insegnano a infilare il profilattico su una banana e ti mettono ansia sulle malattie sessualmente trasmissibili. Sicuramente insegnare la prevenzione a vivere la sessualità in modo sano è fondamentale, poi c’è anche però un di più che riguarda l’affettività, il consenso, imparare a dire no, imparare a dire sì, ed essere consapevole del tuo desiderio e della tua identità e di cosa vuoi.

Ci sono vari pregiudizi da sfatare, tanto sulle donne quanto sugli uomini. La libreria è un progetto che potrà fare nel suo piccolo qualcosa.

Per noi è fondamentale portare anche gli uomini in questo luogo. Noi come donne sono tanti anni che ci stiamo dando da fare su ciò che riguarda la nostra identità di genere, lavoro importantissimo e necessario, ma il genere maschile spesso rimane indietro sulla riflessione di sé. Bisogna sicuramente mettere in discussione il modello sociale del machismo che viene imposto e che crea danni a tutti. Il modello del patriarcato non soffoca solo la donna, ma anche gli uomini con determinate sensibilità. Stimolare un dialogo con loro è importante. Da settembre avremo una programmazione eventi dove dedicheremo spazio anche a questo.

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Silvia Argento

Nata ad Agrigento nel 1997, ha conseguito una laurea triennale in Lettere Moderne, una magistrale in Filologia Moderna e Italianistica e una seconda magistrale in Editoria e scrittura con lode. È docente di letteratura italiana e latina, scrittrice e redattrice per vari siti di divulgazione culturale e critica musicale. È autrice di due saggi dal titolo "Dietro lo specchio, Oscar Wilde e l'estetica del quotidiano" e "La fedeltà disattesa" e della raccolta di racconti "Dipinti, brevi storie di fragilità"

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