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Shakespeare

L’eros nei sonetti di Shakespeare: tra amore platonico ed erotismo

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4 minuti di lettura

I Sonetti di William Shakespeare furono stampati per la prima volta nel 1609 e da allora hanno conquistato i cuori di moltissimi lettori. Eppure sono ancora molti i punti non chiari riguardo a quest’opera: quando furono composti? La raccolta fu pubblicata con il consenso dell’autore? L’ordine dei componimenti così come li leggiamo oggi è esatto? Le poesie raccontano vicende autobiografiche o sono semplici esercizi di stile? Probabilmente non avremo mai una risposta definitiva, ma questo non ci toglie il piacere di avventurarci tra i versi del poeta e drammaturgo più celebre di sempre.

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La raccolta è composta da 154 sonetti, canonicamente divisi in due parti. I primi 126 sono dedicati al Fair Youth, il ragazzo amato che, con toni molto romantici e tormentati, è costantemente esaltato per la sua bellezza sublime, tanto che il poeta lo esorta a sposarsi, in modo da riprodursi e trasmettere i suoi lineamenti perfetti ai futuri eredi; chi scrive, d’altro canto, cercherà di mantenere viva la sua bellezza attraverso la poesia. Il secondo gruppo di sonetti va invece dal numero 127 al 154 ed è dedicato alla Dark Lady, una misteriosa figura a cui la voce poetica si rivolge, questa volta con un tono più lussurioso e aggressivo.

I sonetti di Shakespeare affrontano l’amore nelle sue forme più varie: si passa dall’amore romantico all’erotismo, dalla passione alla tenerezza, dai sentimenti per un uomo a quelli per una donna. I riferimenti alla sessualità non sono mai eccessivamente espliciti, ma sono ben presenti dietro a doppi sensi, metafore e giochi di parole, oggi difficili da tradurre e comprendere, ma molto immediati all’epoca.

Sonetti di Shakespeare

Nel sonetto 20, per esempio, il poeta presenta l’uomo amato come stesse parlando di una donna: viene definito «the master mistress of his passion», ovvero il «signore-signora della sua passione», oltre a descriverlo con il verso «Viso di donna dipinto dalla stessa mano della natura», come fosse presumibilmente truccato.

Anche il cuore del ragazzo viene delineato come simile a quello di una femmina, seppur con alcune importanti differenze, è infatti più leale e sicuro riguardo ai suoi sentimenti. Nella seconda parte del sonetto il poeta afferma poi che l’amato è nato in realtà come donna, ma la natura, inebetita nel plasmarlo, ha aggiunto un ulteriore elemento, una «cosa che nel mio intento è vana».

Il sonetto 151 è poi ancora più esplicito e, grazie a una traduzione piuttosto moderna, non ha bisogno di troppe spiegazioni nemmeno dopo quasi 500 anni:

L’amore è troppo giovane per sapere cos’è la coscienza:
tuttavia chi non sa che la coscienza nasce dall’amore?
Perciò, ingannatrice gentile, non provocare il mio fallo
Perché, dolcezza mia, potrei incolpare te delle mie colpe.
Se mi irretisci, infatti, a mia volta tradisco la parte
Più nobile di me perché il mio corpo rozzo la tradisca.
L’anima dice al corpo che è lui a trionfare in amore,
e la carne non chiede altra ragione; davanti al tuo nome
subito si solleva e ti indica come la preda
della vittoria ottenuta; il corpo rigonfio d’orgoglio
si accontenta di fare il suo duro lavoro di schiavo,
di ficcarsi diritto nelle tue faccende e ricaderti al fianco.
Non c’è alcuna mancanza di coscienza nel chiamare amore
Colei per il cui amore benedetto mi raddrizzo e affloscio.¹

Shakespeare tuttavia è molto abile nel passare da sonetti passionali ed erotici a poesie romantiche e delicate, come il sonetto 116, forse uno dei componimenti d’amore più celebri del drammaturgo inglese:

Non sia mai ch’io ponga impedimenti
all’unione di anime fedeli; Amore non è Amore
se muta quando scopre un mutamento
o tende a svanire quando l’altro s’allontana.
Oh no! Amore è un faro sempre fisso
che sovrasta la tempesta e non vacilla mai;
è la stella-guida di ogni sperduta barca,
il cui valore è sconosciuto, benché nota la distanza.
Amore non è soggetto al Tempo, pur se rosee labbra e gote
dovran cadere sotto la sua curva lama;
Amore non muta in poche ore o settimane,
ma impavido resiste al giorno estremo del giudizio:
se questo è errore e mi sarà provato,
io non ho mai scritto, e nessuno ha mai amato.

Nei secoli, i sonetti sono stati modificati a seconda dei gusti del pubblico, oscurando quando necessario l’amore troppo esplicito, soprattutto quello omosessuale, descritto da Shakespeare. La seconda edizione della raccolta per esempio, curata dall’editore John Benson nel 1640, fu sottoposta a qualche modifica per rendere i temi più consoni alla società dell’epoca. In particolare, Benson fece un lavoro di taglia e incolla su molti versi e, soprattutto, nascose l’amore omosessuale raccontato dal poeta inglese. I sonetti non erano più quindi dedicati a un uomo, ma a una donna, tramite una minuziosa conversione di him in her e di appellativi come sweet boy in un più generico sweet love.

L’omosessualità era in realtà piuttosto tollerata all’epoca, non erano rari matrimoni eterosessuali di copertura per nascondere incontri proibiti che avvenivano senza troppi problemi, ma era comunque sinonimo di spregiudicatezza parlarne in modo così aperto.

Anche nel XIX e XX secolo l’amore tra uomini cantato da Shakespeare fu posto in secondo piano, definendolo puramente convenzionale o lontano dalla vita privata dell’autore: secondo i critici, è l’io poetico a raccontare il suo amore per un ragazzo, non William Shakespeare. Oggi la questione è affrontata in modo molto più aperto e, fortunatamente, l’idea che il più grande poeta inglese abbia potuto amare un uomo, in modo platonico o erotico, non ci scandalizza più.

I sonetti di Shakespeare sono stati considerati da molti critici di gran lunga inferiori alle sue opere teatrali, tanto da dubitare che siano stati scritti dallo stesso autore. Seppur in certi casi monotoni nelle tematiche – una caratteristica assente nei drammi – le poesie sono in grado di mostrarci, anche dopo secoli e secoli, le più profonde (ma comuni) sfumature dell’amore: abbiamo il corteggiamento, la passionalità, l’eros, la nostalgia, l’esaltazione della bellezza, il romanticismo, oltre a tematiche non del tutto romantiche, come lo scorrere del tempo, la vecchiaia e la morte.

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[1] William Shakespeare, Sonetti, Oscar Mondadori, 2014, traduzione di Giovanni Cecchin.

 


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