I grandi dibattiti della società attuale, che coinvolgono la maggior parte della popolazione, sono quelli che riguardano i diritti civili e le libertà. Il vantaggio di non dover presentare un titolo di studio o una specializzazione per potersi esprimere in un contesto di questo tipo rende sempre più alto il tasso di partecipazione alle discussioni, messe in campo da una novità. Spesso attuata in campo politico, come quella dell’aborto in Texas.
Le posizioni sono le più disparate, anche su temi che sarebbe scontato ritenere ormai dati. Inoltre, molte proposte sembrano catturare l’attenzione del grande pubblico, per poi ricadere nel baratro del “non fatto” e rimanere latenti per un tempo indefinito.
Ciò che scontato non è
All’interno del contesto europeo, i paesi si differenziano in modo evidente sul grado di garanzie sociali e di diritti acquisiti. Indubbiamente nei paesi nordici la tutela personale e la salvaguardia di determinati valori si trova a un livello più avanzato rispetto ai paesi dell’est Europa, ultimi della classifica.
Negli ultimi tempi, il tema dei diritti della comunità LGBTQ+, è sicuramente quello più dibattuto
Che l’Unione Europea riunisca paesi assai differenti è però piuttosto evidente. Meno immediato è la riflessione sul grande polo di aggregazione americano.
La legge sull’aborto del Texas
Gli Stati Uniti contano 50 paesi e non tutti sembrano essere davvero all’avanguardia rispetto all’ambito sociale.
Lo scorso maggio il governatore del Texas, Greg Abbott, ha firmato una delle leggi più restrittive sull’aborto. Da più di cinquant’anni gli americani si vedono divisi sulle posizioni in merito. La nuova legge vieta l’aborto dal momento in cui è possibile rilevare l’attività cardiaca embrionale, all’incirca dopo sei settimane. Non sono previste eccezioni nemmeno per i casi di stupro o incesto, l’unica deroga riguarda il pericolo di vita della donna.
Gli oppositori non hanno esitato a farsi sentire, rivolgendosi anche alla Corte Suprema. Tuttavia quest’ultima non ha preso una decisione in merito. Dei suoi nove membri, cinque sono conservatori, e tre nominati sotto l’amministrazione Trump. La maggioranza non ha quindi raggiunto una posizione effettiva e il silenzio è uno dei maggiori fattori di preoccupazione per i democratici. Creare un precedente come questo potrebbe infatti spingere altri Stati altrettanto conservatori a una mossa analoga.
Roe vs Wade: la sentenza sull’aborto in Texas
Ma come è stato possibile emanare una legge così controversa senza che possa essere contestata durante la sua applicazione?
Il 22 gennaio 1973 è stata emessa una sentenza sull’aborto, la sentenza Roe vs Wade. Prima di essa, la disciplina sull’aborto veniva rimessa a ogni stato indipendente, e in almeno trenta Stati veniva considerata reato. Jane Roe alla sua terza gravidanza, avuta all’interno di una relazione violenta, assistita da un gruppo di avvocatesse porta il caso in tribunale. La controparte è appunto Wade che rappresenta lo stato del Texas. Con una maggioranza di sette voti, il caso si chiude dando alla donna la libera facoltà di scelta.
La differenza di questa nuova legge, è che invece è costruita in modo da aggirare il precedente. Il testo dà il potere ai cittadini di denunciare le pratiche rilevate, ricevendo inoltre un premio di diecimila dollari. Una nuova sorta di lotta al vicinato.
L’amministrazione Biden è insorta contro quella che è stata definita dal presidente una “legge radicale” e accusandola d’incostituzionalità. La questione non sarà lasciata al caso vista la “violazione della legge federale”. Proprio pochi giorni fa il Governo degli Stati Uniti ha annunciato l’intenzione di far causa al Texas contro la legge sull’aborto.
Per proteggere la destra
Il Texas è uno stato a guida repubblicana dal 1995 con George W. Bush, e che ha rischiato di ritrovarsi un po’ più democratico con la sconfitta per pochi scarti di Beto O’Rourke per le elezioni del Senato.
Le mosse strategiche che sta attuando sono il frutto di un tentativo di non ritrovarsi più a dover tremare. Una grossa parte dell’elettorato democratico è composta dagli afroamericani, gli stessi che costituiscono il maggior numero di richieste di aborto. Lo stesso principio sta a monte dell’altrettanto restrittiva legge sul voto.
La nuova richiesta sulle condizioni di voto è di un controllo mensile sul diritto alla cittadinanza, e la presenza di osservatori di partito pronti a denunciare qualsiasi addetto agli scrutini anche in assenza di prove. Se questo non fosse sufficiente, anche il voto che non prevede la presenza fisica e l’assistenza a disabili e anziani diventa piuttosto proibitivo.
In un contesto internazionale in cui si sta consolidando il governo talebano in Afghanistan, sono queste nuove leggi che sollecitano anche Stephen King a scrivere The Taliban would love the Texas abortion law. Lo scrittore non è l’unico a esprimere il suo dissenso. Secondo un sondaggio di YouGov, la maggioranza dei cittadini si ritiene contraria alla nuova legge. Solo una piccola parte non prende posizione, mentre tra la restante, coloro che si dicono favorevoli sono altri esponenti o sostenitori del partito repubblicano.
Affacciati alla finestra
Certamente la storia lascia modo di parlare e di riflettere, ma lo stesso si può fare volgendo lo sguardo a una realtà, più vicina di quella degli Stati Uniti: la Repubblica di San Marino. Dal 1865 è in vigore una legge che vieta nel modo più assoluto l’aborto. La pena nel caso d’infrazione è di sei anni di carcere, sia per la donna che per chi l’aiuta.
Il prossimo 26 settembre potrebbe però essere decisivo nel cambiare, dopo tanti anni d’immobilismo, la norma oramai definibile anacronistica. Grazie al lavoro del gruppo femminista Unione donne sammarinesi, si voterà un referendum sulla depenalizzazione.
Seguendo i principi dell’autodeterminazione della donna e dell’aborto terapeutico, si chiederà dunque di poter decidere liberamente se interrompere o meno la gravidanza entro le prime dodici settimane, e di andare oltre tale limite temporale nel caso di pericolo di vita per la donna. Il quesito è di tipo propositivo, e non è il primo tentativo da parte dell’Uds.
Una strada da percorrere
Insieme a pochi altri paesi dell’Europa, come Polonia, Malta, Andorra e Lichtenstein, a San Marino abortire è assolutamente vietato e non sono previste delle eccezioni.
È evidente che il lavoro legislativo e politico da fare è ancora molto. Spesso i cambiamenti possono arrivare dal basso, dai movimenti di protesta e dalle mobilitazioni collettive. I paesi più avanzati in questo senso devono essere presi come esempio e creare un supporto che vada nel giusto senso. La maggioranza e la forza scaturita dalla privazione di un diritto, sono in grado di arginare le minoranze nocive. Nessuna lotta civile, una volta portata sul campo, dovrebbe tornare a non fare rumore.
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