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Giuseppe Schiros
© Giuseppe Schiros

Le suggestioni caravaggesche nei light painting di Giuseppe Schiros

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Un grande gioco di chiaroscuro, una sapiente dosatura della luce, nella sua fonte, intensità e direzione, che crea la drammaticità nel contrasto col buio, lo sfondo che si perde e il soggetto che si delinea ed emerge dalla penombra. In pittura tutto ciò viene associato al nome di colui che, per primo, ne ha fatto il suo segno distintivo: il visionario Caravaggio.

Vittorio Sgarbi, nell’introduzione al suo libro Il punto di vista del cavallo, dedicato al genio di Michelangelo Merisi, scrive che, in senso oggettivo, Caravaggio è l’inventore della fotografia e che davanti a un suo quadro «è come se fossimo aggrediti dalla realtà, è come se la realtà ci venisse incontro e lui la riproducesse in maniera totalmente mimetica».

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Giuseppe Schiros
Natura morta con frutta – Caravaggio, olio su tela, Denver Art Museum

In fotografia, lo stile caravaggesco trova la sua massima espressione e sperimentazione con il light painting, una particolare tecnica di “pittura con la luce” attraverso lo studio dell’illuminazione della scena, in cui la luce stessa è protagonista e diventa il pennello del fotografo.

Giuseppe Schiros, avvocato catanese con la passione per la fotografia e in particolare per il genere still life, è riuscito ad appagare la sua vena artistica e, col suo estro, ricreare – e rinnovare – il fascino della pittura barocca.

I frutti della terra e il pescato del mare di Sicilia, messi letteralmente in tavola da Schiros, rappresentano in pieno la sua sicilianità, nelle tradizioni e nelle origini. Sono l’essenza, la storia, la cultura della sua grande terra. Ma sanno diventare anche l’alibi, il piacevole pretesto per cimentarsi con la grande sfida dei contrasti tra la luce e l’oscurità, le vere interpreti principali della teatralità dei suoi scatti.

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Giuseppe Schiros
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Ciao Giuseppe e grazie per la tua disponibilità. Da un lato la professione forense, dall’altro uno spiccato senso per l’arte. Parlaci di te e delle tue passioni.

«Grazie a te. In realtà, da piccolo avrei voluto fare il veterinario, ma crescendo e studiando ho sviluppato un interesse per il diritto e, dopo il diploma di tecnico agrario, mi sono iscritto alla facoltà di Giurisprudenza a Catania, laureandomi con il massimo dei voti. Per quanto riguarda l’arte, ho sempre sognato di saper dipingere, ma non ho mai avuto la benché minima capacità di disegnare la cosa più elementare. È con la fotografia, coi nuovi mezzi tecnologici e il light painting, che sono riuscito ad assecondare questo mio desiderio.»

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© Giuseppe Schiros

Come sei approdato al genere food e allo stile caravaggesco?

«Dapprima la fotocamera mi ha accompagnato durante i numerosi viaggi, immortalando bellezze architettoniche e naturalistiche. Soltanto successivamente, dopo aver imparato a padroneggiare i fondamentali della fotografia, ho cominciato a dedicarmi alla creazione, in senso materiale, della scena da riprendere. Inizialmente con lo still life e il food “classico”, anche in un’ottica di fotografia commerciale, successivamente utilizzando la tecnica del light painting proprio per cercare di riprodurre atmosfere più vicine ad uno stile pittorico.»

 

Giuseppe Schiros
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Senza svelarci troppo i tuoi trucchi, come funziona il light painting? Quali sono gli strumenti indispensabili per avvicinarsi a questa tecnica?

«Tutto sommato si tratta di una tecnica che non necessita di strumenti particolarmente complessi. A parte una reflex e un treppiede di buona qualità, il soggetto viene illuminato utilizzando una fonte di luce concentrata, che può essere rappresentata anche da una comune torcia a led, ma anche da strumenti più professionali. In buona sostanza, la torcia viene utilizzata come se fosse un pennello, ed il fotografo, con la sua esperienza, indirizza il fascio di luce nelle zone che vuole evidenziare, creando così un forte contrasto tra luci ed ombre.»

Giuseppe Schiros
© Giuseppe Schiros

Immagino che per la scelta dei tuoi set, tu debba tenere conto di diversi fattori, in primis la stagionalità del cibo che vuoi ritrarre. Come ti procuri i soggetti delle tue foto e quanto c’è della tua Sicilia nei tuoi scatti?

«Normalmente reperisco i soggetti presso i mercati ortofrutticoli e qualche volta direttamente dai produttori in occasione delle varie sagre dedicate alle specialità stagionali del territorio.

La Sicilia offre una gamma variegata di prodotti: gli agrumi, i carciofi, il grano, i pomodori, l’uva, le fragole, per fare solo alcuni esempi. Sono vere e proprie eccellenze note ed affermate in tutto il mondo. Oltre ai prodotti della terra, la Sicilia offre anche il pescato del Mediterraneo: alici (“masculini” in siciliano), pesce azzurro, frutti di mare, tonno, insomma tutti soggetti che ben rappresentano la cultura culinaria siciliana.»

 

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Negli ultimi anni, la cucina e il cibo sono diventate una moda, con tanto di innumerevoli trasmissioni e talent dedicati al mondo degli chef, professionisti e non. Qual è, in questo momento, il mercato per la photo-food e quanto è importante creare un proprio stile per emergere?

«Certamente, soprattutto nei social spopolano immagini che riprendono il cibo ed i piatti che quotidianamente ognuno di noi consuma. Credo che almeno una delle tendenze sia quella, in ambito professionale, di ricreare la “spontaneità” che è possibile ritrovare nelle foto che riprendono le scene di vita quotidiana quando ci si siede a tavola.»

 

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In questi giorni il tuo lavoro è per la prima volta in mostra ad Aci Castello al locale Fornace 41. Vuoi raccontarci questa tua esperienza?

«Dopo avere raccolto un po’ di materiale realizzato negli ultimi tre anni, ho trovato interessante proporlo nell’ambito di una mostra personale, all’interno di un contesto molto curato e appositamente creato per ospitare eventi di questo genere. Ho pensato che unire la degustazione di ottime pietanze alla visione di fotografie che pongono al centro proprio parte dei prodotti utilizzati nella preparazione, potesse rappresentare una esperienza sensoriale aumentata per il commensale visitatore.»

Hai nuovi progetti in cantiere?

«Ho in mente di estendere il progetto Caravaggio in tavola utilizzando dei soggetti non commestibili, come per esempio i fiori, nel tentativo di riproporre i motivi della pittura fiamminga.»

 

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Lorena Nasi

Grafica pubblicitaria da 20 anni per un incidente di percorso, illustratrice autodidatta, malata di fotografia, infima microstocker, maniaca compulsiva della scrittura. Sta cercando ancora di capire quale cosa le riesca peggio. Ama la cultura e l'arte in tutte le sue forme e tenta continuamente di contagiare il prossimo con questa follia.

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