Il Politecnico di Zurigo potrebbe assegnare una laurea postuma in Fisica a Mileva Marić, collaboratrice nonchè prima moglie di Albert Einstein. Entrambi studiarono al Politecnico negli anni conclusivi dell’Ottocento.
Che Mileva Marić avrebbe meritato la laurea tanto quanto il suo più celebre marito e compagno di studi è indubitabile, data la sua eccezionale inclinazione alla fisica che racconteremo nel prossimo paragrafo. La questione è però un’altra: a prescindere dai meriti personali, che valore può avere una laurea postuma?
Il genio soffocato di Mileva Marić
Un interesse precoce per la fisica e una straordinaria intelligenza portarono Mileva Marić a superare molti ostacoli per una donna di fine Ottocento: fu una delle prime ragazze a frequentare il Grande Ginnasio Reale di Zagabria (esclusivamente riservato ai maschi) e fu la prima donna a studiare Matematica e Fisica al Politecnico di Zurigo.
All’esame di ammissione al Politecnico, Mileva prese il punteggio più alto di tutti: anche di quello di Einstein.
La sua carriera universitaria si interruppe quando rimase incinta di Einstein. Per due volte non superò il test preliminare per il conseguimento del diploma: il suo evidente stato di gravidanza si scontrò con i pregiudizi dei suoi professori che determinarono le sue bocciature, non riuscendo ancora ad accettare la presenza di una donna in facoltà.
C’è dell’altro. Sebbene costretta a lasciare gli studi, Mileva (ormai moglie e madre) non smise di coltivare la sua passione per la fisica, almeno all’inizio. Nel 1905 Albert Einstein pubblicò i 4 articoli rivoluzionari del suo annus mirabilis, tra cui quello della relatività ristretta. In quel periodo Einstein lavorava all’Ufficio Brevetti ed è praticamente impossibile che – anche con la sua genialità – riuscì a fare tutto da solo. Molto probabilmente Albert collaborò con Mileva, anche se non è possibile conoscere la portata del suo aiuto a causa della mancanza di fonti. Tra l’altro Einstein non la ringraziò mai pubblicamente e, con la crisi del loro matrimonio, venne meno ogni collaborazione intellettuale.
Una laurea politicamente corretta
Senza dubbio il contributo di Mileva Marić meritava e merita tuttora un riconoscimento. Ma la laurea postuma? Davvero rappresenta un contributo significativo per la memoria di questa donna?
Anzitutto la laurea postuma non cambia il passato: Mileva non si è potuta laureare nè mai lo farà, ahinoi. Ha avuto la sfortuna di nascere in un momento storico profondamente sessista (che in ogni caso è una piaga neanche tuttora sanata) e a quel momento storico sarà per sempre legata, come ogni essere umano è legato nel bene e nel male al proprio.
La laurea postuma può contribuire però ad un riconoscimento pubblico del suo contributo alla fisica. Forse. La laurea postuma è una formalità e come ogni formalità è temporanea. Perciò, dopo la laurea postuma (se mai verrà assegnata), è molto alto il rischio che Mileva Marić torni nel buio da cui è momentaneamente uscita. Il suo contributo agli studi di Einstein continuerà ad essere indimostrabile, a meno che non emergano lettere o testimonianze ad ora sconosciute, e continuerà ad essere ricordata come “la moglie di Einstein”. È un’ingiustizia, certo; ma si tratta di ingiustizia a cui realisticamente è ormai impossibile porre rimedio.
Priva di una qualche concreta utilità, la laurea postuma rischia di essere retorica. L’atto di redenzione di un passato sessista – nello specifico, quello del Politecnico di Zurigo – nell’era del politicamente corretto.
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Mileva e le altre
Una laurea postuma non può restituire, se non in maniera formale e superficiale, il merito di Mileva Marić. Quindi cosa può rendere davvero giustizia a questa donna, la quale rappresenta purtroppo solo uno dei tanti casi di donne ingiustamente private delle proprie ambizioni?
Il riconoscimento più grande che si può dare a posteriori a donne che – come Mileva – non hanno potuto realizzarsi è conoscere il passato, le loro esperienze di vita e trarne un insegnamento. Invece di assegnare lauree postume a chi non potrà mai goderne, di gran lunga più utile è riconoscere i meriti delle donne del presente, alla luce di tutte coloro che purtroppo – come Mileva – non ce l’hanno fatta.
Dovremmo riscattare nel presente le donne che non ce l’hanno fatta nel passato, attraverso azioni concrete e cambiamenti reali. Un cambiamento che Mileva e le altre hanno sognato e mai avuto.
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