Ci sono libri che incantano il lettore grazie alle loro parole, altri invece lo fanno innamorare attraverso le immagini. Nella seconda categoria eccelle The Arrival, scritto – anche se scritto forse non è la parola giusta – da Shaun Tan nel 2006 e pubblicato in Italia nel 2008 con il titolo L’approdo. L’opera narra la storia di un uomo che è costretto a lasciare moglie e figlia per migrare in una nuova terra.
Affrontare L’ approdo è un’esperienza unica: non si tratta di leggere nel vero senso della parola, ma di osservare, interpretare, ricreare una storia partendo dai disegni a matita. L’approdo infatti è composto esclusivamente da illustrazioni color seppia di grande bellezza. Un libro per bambini, si potrebbe pensare, ma non è così. Se i più piccoli apprezzeranno senz’altro il lato più fantastico di questo libro, i riferimenti sottili presenti nell’opera sono indirizzati a un pubblico adulto, che possa apprezzarne le complessità.
“Leggere” una storia partendo dalle immagini sembra facile, ma non lo è. Il processo richiede attenzione costante, fantasia, oltre alla capacità di notare e dare peso anche a quei dettagli apparentemente insignificanti, ma in realtà fondamentali per comprendere a fondo la vicenda e immergersi nel mondo di Shaun Tan. La storia poi non si sviluppa in modo semplice, ma è ricca di flashback caratterizzati da un uso diverso delle sfumature del colore, così da raccontarci i segreti passati di personaggi maggiori e minori. Chi “legge” non conosce nemmeno il nome di questo padre di famiglia, eppure le illustrazioni ci portano a empatizzare, a immergerci in una vicenda presentata come una storia lontana ma, in realtà, ancora attuale.
Data la mancanza di parole, i simboli diventano fondamentali per lo sviluppo dell’azione: il tempo non avanza in questo caso grazie ad alcune frasi (due mesi dopo, qualche ora più tardi, l’anno successivo), ma attraverso delle immagini simboliche. Le nuvole si trasformano nel cielo, ogni ora diverse. I fiori sbocciano o appassiscono, differenti in ogni stagione. La natura cambia dandoci degli indizi sullo scorrere del tempo, un tempo che è il lettore a dover ricreare.
Sempre attraverso simboli sono descritti i sentimenti del protagonista. Le ombre terribili sulle pareti delle case indicano così la paura, mentre gli uccelli bianchi che volano nel cielo sembrano portare alla pagina una nuova speranza. L’uomo è solo in un viaggio per lui nuovo, ma al tempo stesso è uno dei tanti che si ritrovano a fuggire per cercare condizioni di vita migliori. Questa sensazione viene resa attraverso un uso ragionato delle immagini: prima un dettaglio sul protagonista, poi il campo che, riquadro dopo riquadro, si allarga per mostrarci come molti altri uomini stiano vivendo lo stesso dramma. Un gioco di scatti, di immagine nell’immagine che dà al lettore una sensazione di impotenza, sottolineando la solitudine del singolo in mezzo alla folla ma, al tempo stesso, l’ordinarietà delle migrazioni.
Aiutano a comprendere i sentimenti del protagonista anche le varie tonalità di seppia e le diverse dimensioni delle figure. Alcune infatti sono semplicemente piccoli quadrati – dei fotogrammi da far scorrere davanti agli occhi come un film o delle foto di famiglia – altre occupano due pagine, così da dare rilevanza a un momento chiave o, in alcuni casi, mostrare la bellezza delle illustrazioni.
Le immagini in L’approdo sono poi un connubio ben misurato tra realtà e fantasia. Sono molti i riferimenti storici, primo fra tutti quello al Titanic, simbolo del viaggio e della speranza per eccellenza, o alla Statua della libertà. A questi elementi reali l’illustratore accosta creature fantastiche davvero particolari. Ogni personaggio infatti è accompagnato da una sorta di animale guida di cui non conosciamo esattamente lo scopo. Si tratta non di animali comuni, ma di creature fantastiche difficili da decifrare: gatti dalla coda lunghissima, draghetti, lumache minacciose, e così via. Le generazioni più giovani li accosteranno forse a piccoli Pokémon sempre vicini al loro padrone, ma sono altrettanto chiari i riferimenti (volontari o involontari) a romanzi come La bussola d’oro (1995) di Philip Pullman o al film Blade Runner (1982), a sua volta basato sul romanzo Il cacciatore di androidi (1968) di P. K. Dick.
Agli animali totem si aggiungono altri elementi fantastici molto efficaci nella creazione di un’atmosfera unica, come navi volanti che richiamano Jules Verne o il più moderno Miyazaki. Il tutto ambientato in una città futuristica alla Metropolis, dove però è ben marcato l’elemento naturale, anche in questo caso diverso, bizzarro, con per esempio fiori e ortaggi inclassificabili.
L’effetto in L’approdo è quello di un mondo nuovo, strabiliante per il viaggiatore tanto quanto per il lettore. Il protagonista per esempio, così come chi osserva l’opera, non sa interpretare la lingua del popolo che lo ha accolto e deve quindi esprimersi a gesti. Le parole non sono più necessarie e Shaun Tan ne fa a meno con grande fluidità. Pur non essendo possibile ricondurre la nuova terra a una precisa nazione, le convenzioni sociali sembrano essere simili a quelle a cui siamo abituati: nell’albergo c’è un registro con gli ospiti, prima di salire sull’autobus (o meglio, la nave volante) si deve comprare il biglietto, nella città ci si orienta con alcune mappe, tra amici si brinda con un bicchiere in mano. Pur straniati, riconosciamo un mondo che è nostro e ricostruiamo un’esperienza che noi stessi abbiamo vissuto, se non in prima persona, almeno sui libri di storia o guardando la TV, dove il tema delle migrazioni è ormai costante.
La storia di L’approdo in effetti è in parte autobiografica: il padre dell’autore negli anni Sessanta si era infatti spostato dalla Malesia all’Australia. La migrazione è un tema quindi caro alla famiglia Tan, che l’autore reinterpreta con delicatezza, malinconia e, fortunatamente, con un pizzico di speranza. Tra le influenze dichiarate in modo esplicito da Shaun Tan abbiamo l’opera Over London by Rail (1872) di Gutave Dorè, la serie di dipinti Coming South (1886) di Tom Roberts e il film Ladri di biciclette (1948) di Vittorio de Sica.
I riferimenti al mondo della letteratura e dell’arte sono infiniti e la particolarità di questo volume è proprio che ogni lettore, esplorandolo, troverà i rimandi più disparati al proprio bagaglio culturale. Ogni osservatore si lascerà guidare dalle immagini e noterà un dettaglio piuttosto che un altro, darà un’interpretazione personale e renderà l’avventura propria, unica. L’approdo è una storia per tutti che sembra destinata a non invecchiare mai.
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