Lanterne Rosso Zhang Yimou

Eros e Potere. «Lanterne Rosse» di Zhang Yimou

dalla newsletter n. 38 - aprile 2024

4 minuti di lettura

Un impasto di eros e atmosfere sospese, di ribellione e sottomissione. Il cinema erotico cinese è una lente puntata sui meccanismi del potere, un efficace mezzo d’indagine della sua meccanica invisibile. Da Ju Dou a Lanterne Rosse di Zhang Yimou (1990; 1991) dall’omosessualità in bilico tra amore e morte di Addio mia concubina (Chen Kaige, 1993) alle sfumature sensuali di Wong Kar-wai; ogni declinazione del genere appare, nei suoi rivoli di motivi, un referto spietato della società cinese, solcata da contraddizioni che svelano, in controluce, il difficile rapporto con i corpi e la libertà sessuale.

«Ciò che più impressiona l’Occidente del cinema cinese è il suo realismo contemporaneo» afferma il critico francese Régis Bergeron, e in effetti è un lavoro di “traduzione” quello compiuto da registi che affrontano il tema dell’eros dalla prospettiva del quotidiano, tra matrimoni infelici e rapporti sbilanciati, incistati, quasi fosse impossibile – persino sconveniente – deviare dall’alveo della funzione referenziale.

Un’ipotesi di smarginatura può rintracciarsi, forse, in Lanterne rosse di Zhang Yimou (1991), il cui teatro della scena è al tempo riconoscibile e indefinito, un perimetro lindo e fuori dal tempo.

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