Nota come la regina dello spreco, del lusso e dell’eccesso, Maria Antonietta d’Asburgo Lorena (Vienna, 2 novembre 1755 – Parigi, 16 ottobre 1793) fu in tutti i sensi una figura affascinante e intrigante, e fornì alla storia una lunga serie di aneddoti tanto assurdi quanto, probabilmente, infondati (come il mai pronunciato «Che mangino le brioches»).
Eppure, su un unico punto tutti gli storici e i critici concordano senza remore: Maria Antonietta fu a tutti gli effetti la regina dell’eleganza e del buon gusto. Trend setter ante-litteram, antenata delle odierne fashion icon, Maria Antonietta dettò le regole delle stile nell’Europa del ‘700, utilizzando la moda come strumento politico per far valere le sue opinioni su questioni socio-economiche di norma precluse al giudizio femminile. Raccogliendo intorno a sé un’arcadia di pittrici, stiliste e grandes dames dell’aristocrazia europea, la regina costituì un vero e proprio Parnaso di corte, che rese Versailles l’epicentro dell’arte e della cultura dell’epoca.
Al primo posto vi fu sicuramente Rose Bertin (Abbeville, 2 luglio 1747 – Épinay-sur-Seine, 22 settembre 1813), la donna che vestì la leggenda, primo ministro della moda e del costume, le cui creazioni esaltarono il mito della regina francese. Esperta in ogni ambito della couture, Rose Bertin fu una pioniera dell’arte sartoriale, ponendo le fondamenta per la moda moderna. Senza mai tirarsi indietro di fronte alle stravaganti richieste della delfina, la Bertin realizzò abiti oggi ritenuti vere e proprie opere d’arte, curate nel più piccolo dettaglio, nonché perennemente visionate dall’occhio vigile della committente.
Molte delle creazioni della grande “modiste” furono immortalate dall’abile pennello della ritrattista Élisabeth-Louise Vigée-Le Brun (Parigi, 16 aprile 1755 – Louveciennes, 30 marzo 1842), donna emancipata e intraprendente, dedita alla carriera più che alla vita coniugale. La celebre pittrice, oltre ad essere la ritrattista ufficiale della corte francese, lavorò presso le grandi corti dell’Europa, ottenendo un successo e una fama tali da concederle una totale indipendenza economica. Elegante, raffinata, dal tocco quasi materno e profondamente empatico, madame Vigée – Lebrun riuscì a cogliere i turbamenti di grandi donne costrette sotto il peso di una corona spesso indesiderata, facendo emergere le mogli, e soprattutto le madri racchiuse in esse.
Fedele diarista dell’esistenza di Maria Antonietta, fu la domestica Madame Campan (Parigi, 2 ottobre 1752 – Mantes-la-Jolie, 16 marzo 1822), prima cameriera della regina le cui Mémoirs hanno permesso una ricostruzione dettagliata della vita privata della sovrana, e divenute in breve tempo un vero e proprio best-seller. Con sguardo attento e compassionevole, la voce della Campan ha narrato l’intimità di una figura quasi leggendaria, perdonandole le colpe cui la storia l’ha condannata, e celebrando la grande donna oscurata dalla pessima regina.
Come coronamento di questo gineceo si trova il talento musicale della sovrana, allieva del grande compositore Gluck, la cui voce e aggraziata presenza scenica la rendevano una deliziosa digressione per tutti i nobili di Versailles. Riunitesi per raccontare un’unica storia, per difendere un’unica e amatissima mecenate, queste donne hanno osannato e giustificato l’oscura figura dell’ultima regina, donando un ritratto inconsueto della giovane inesperta che si trovò regina, della fanciulla scarmigliata che cambiò l’esito della storia di cui, in un modo o nell’altro, resta una delle più celebri e grandi protagoniste.