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Statua della Sirenetta
Statua della Sirenetta, Edvard Eriksen, 1913, bronzo, 125x175 kg, CopenaghenAFP PHOTO / ODD ANDERSEN (Photo credit should read ODD ANDERSEN/AFP/Getty Images)

La Sirenetta di Copenaghen: una favola firmata Eriksen

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Su una roccia bagnata dal mare, nella sua bellezza discinta, una figura bronzea si volge nostalgica verso l’Øresund. Ha il profilo malinconico di chi vede andare e venire gente di terra e di mare, siede silenziosa all’ingresso del porto, luogo di scambi, gioie, addii e dolori. È la Sirenetta che aspetta il suo principe, è il simbolo immobile e composto della città di Copenaghen.

Statua della Sirenetta
Statua della Sirenetta, Edvard Eriksen, 1913, bronzo, 125×175 kg, Copenaghen
AFP PHOTO / ODD ANDERSEN (Photo credit should read ODD ANDERSEN/AFP/Getty Images)

Nata dalla penna di Hans Christian Andersen, idealizzata nella versione Disney che la vuole sposa del principe che sceglierà un’altra, Den lille Havfrue sorveglia la porta sul mare della capitale danese da più di cento anni. Era infatti il 1909 quando Carl Jacobsen, figlio del fondatore di Carlsberg, rimase estasiato da un adattamento della fiaba in balletto e decise di commissionarne una statua a Edward Eriksen.

Lo scultore scelse di utilizzare come modella la dolce moglie Eline, la quale donò alla figlia dei mari quell’espressione mesta e inquieta che ancora oggi viene immortalata dalle migliaia di click di turisti curiosi. Una volta terminata, l’opera fu mostrata al pubblico per la prima volta il 23 agosto 1913, svelando linee e fattezze sublimi incise in un metro e 25 centimetri d’altezza che ritraggono la Sirenetta nel suo momento di metamorfosi, mentre la lunga coda di sirena lascia il posto a due gambe umane

Eppure quest’opera, così piccola ed elegante, non piace a tutti. Tanti sono stati gli atti vandalici che, nel corso del tempo, ha dovuto subire. Prima nel 1964, con alcuni esponenti del movimento situazionista che segarono e sottrassero la testa della statua, mai più ritrovata; vent’anni più tardi toccò invece al braccio destro, che fu riconsegnato due giorni dopo. Nel 1990, ancora, un tentativo di decapitazione portò a rimpiazzare la Sirenetta con una statua identica, formata da un unico blocco di metallo.

Ma lo sfregio più vergognoso si ebbe nel 1998 quando, dopo aver tagliato il capo, vandali irresponsabili imbrattarono l’intera superficie bronzea della Sirenetta con vernice e altre scritte. Ancor prima, tuttavia, dello sradicamento della statua dalla roccia avvenuto nel 2003 per mezzo di una piccola carica di dinamite. Uno sfregio all’arte e all’idea che essa porta con sé, un attentato vile e ignominioso nei confronti del simbolo mesto e silenzioso dell’anima gentile di Copenaghen.

Ginevra Amadio

Ginevra Amadio nasce nel 1992 a Roma, dove vive e lavora. Si è laureata in Filologia Moderna presso l’Università di Roma La Sapienza con una tesi sul rapporto tra letteratura, movimenti sociali e violenza politica degli anni Settanta. È giornalista pubblicista e collabora con riviste culturali occupandosi prevalentemente di cinema, letteratura e rapporto tra le arti. Ha pubblicato tra gli altri per Treccani.it – Lingua Italiana, Frammenti Rivista, Oblio – Osservatorio Bibliografico della Letteratura Otto-novecentesca (di cui è anche membro di redazione), la rivista del Premio Giovanni Comisso, Cultura&dintorni. Lavora come Ufficio stampa e media. Nel luglio 2021 ha fatto parte della giuria di Cinelido – Festival del cinema italiano dedicato al cortometraggio. Un suo racconto è stato pubblicato in “Costola sarà lei!”, antologia edita da Il Poligrafo (2021).

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