«La sventurata rispose». Conosciamo tutti i versi con cui Alessandro Manzoni riassume la figura più affascinante e misteriosa dei Promessi Sposi: Gertrude, detta la Signora, suora del monastero di Santa Margherita a Monza. La celebre Monaca di Monza. Dalla figura di Gertrude, così misteriosa e affascinante, il pittore romantico Giuseppe Molteni ha tratto il suo dipinto del 1847, La Signora di Monza, un magnifico olio su tela conservato nei Musei Civici di Pavia.
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Il Manzoni descrive Gertrude come una donna nobile, acuta e potente, ma segnata nel fisico e nella mente da un terribile segreto, che serba con orgoglio e ferocia: da anni infatti la donna intesse una relazione clandestina con Egidio, un uomo spregiudicato che non esita a uccidere per mantenere segreta la tresca con l’affascinante monaca di Monza. Un tormento che si ritrova alla perfezione anche nel dipinto di Giuseppe Molteni.
Un esempio della tradizione romantica
Il dipinto La Signora di Monza venne commissionato all’artista Giuseppe Molteni dal collezionista Giuseppe Marozzi, affascinato dalle storie di donne tormentate, come la protagonista de L’Accusa segreta di Hayez, altro prezioso pezzo della collezione del ricco pavese.
Le storie di amori clandestini e vietati erano molto in voga durante il Romanticismo, sia pittorico che letterario. I Promessi Sposi era stato pubblicato nel 1842, con un enorme successo di pubblico e critica. I protagonisti del romanzo non potevano che diventare quindi i soggetti preferiti di artisti e intellettuali lombardi. Sono molte le rappresentazioni di Renzo, Lucia, Don Rodrigo, Fra’ Cristoforo e L’Innominato. Anche della scandalosa figura della Monaca di Monza non mancarono le rappresentazioni pittoriche, ma tra tutte è la Signora di Monza di Molteni ad aver impresso nell’immaginario collettivo la figura di una donna che, fin dall’infanzia, è stata costretta a piegarsi ai voleri di un’epoca che non le apparteneva e di una vocazione che non sentiva.
La Signora di Monza di Molteni: analisi dell’opera
Nell’opera di Molteni la suora è ritratta nella sua cella, decorata con oggetti preziosi per sottolinearne l’alto lignaggio. In primo piano si trova un crocifisso in avorio, conservato ora presso il Museo Poldi Pezzoli di Milano e probabilmente di proprietà del committente. La Signora di Monza allontana lo sguardo dall’oggetto sacro, con un’espressione di delusione e rabbia magistralmente riportata da Molteni. In quello sguardo, come nella brevissima descrizione di Alessandro Manzoni leggiamo tutto il tormento della donna, costretta a prendere i voti contro la sua volontà e segretamente innamorata di un uomo con cui non potrà mai vivere alla luce del sole. La resa perfetta del duro scapolare che la costringe e del rigido velo che le cade sulle spalle enfatizzano ancora di più quel riccio di capelli che sfugge dalla cuffia, come un atto di ribellione.
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Il dipinto vuole anche trasmettere un messaggio di moralità, così come Manzoni si serve del personaggio per affrontare due temi a lui cari all’interno del romanzo: l’oppressione della figura della donna e la forza del pentimento e del perdono. Gertrude ha commesso un peccato mortale, avviando una relazione carnale con un uomo; ma sia il pittore che l’artista intendono sottolineare il senso di colpa della monaca nei confronti di Dio, che la porteranno a redimersi.
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