Il Coronavirus è ormai da mesi l’argomento di attualità più discusso, ma come reagisce la nostra psiche alle settimane di quarantena? Ne abbiamo parlato con il dottor Arrigo Rossi, membro dell’Associazione Italiana Psicologia Analitica..
I dati del disagio
I numeri ci riportano una fotografia preoccupante della situazione che stiamo vivendo. I TSO, Trattamenti sanitari obbligatori, sono aumentanti: a Torino, ad esempio, il 20 di marzo ne sono stati fatti 9 a fronte di una media giornaliera di meno di uno.
La violenza domestica si è dimostrata essere un problematica ancora troppo spesso diffusa: stando a quanto riporta Lella Palladino per il The Guardian, in Italia le chiamate ai centri antiviolenza sono all’inizio diminuite (il Telefono Rosa segnala a riguardo un preoccupante -55,1%), poi aumentate, registrando però un bassissimo numero di “nuove” vittime e, invece, consolidando i rapporti già creati (la Rete Dire lo ha raccontato in un report dettagliato).
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Un recente rapporto del Centro Nazionale di Ricerca ha dimostrato, infine, come ci sia stato negli ultimi tempi un aumento di incertezza, depressione e preoccupazione: il 35% degli italiani rischia infatti di andare incontro all’aggravarsi di disturbi alimentari, il 57% a depressione e l’80% è preoccupato o incerto sul futuro.
Il governo, tramite il Ministero della Salute, si è attivato istituendo un numero verde di aiuto e supporto psicologico (800-833-833) organizzato su due livelli: in primo luogo 500 psicologi e psicanalisti volontari effettuano una sorta di screening. Nel secondo livello alcuni casi segnalati passano alla cornetta di altri 1500 specialisti volontari.
Di psicologia, emergenza Coronavirus e dei pericoli legati al lockdown prolungato ne abbiamo parlato con il dottor Arrigo Rossi, membro dell’Associazione Italiana Psicologia Analitica. L’AIPA è la prima Associazione di psicologia analitica in Italia, fondata a Roma nel maggio del 1961 da Ernst Bernhard – psicoanalista e collaboratore di Carl Gustav Jung – e da un gruppo di suoi allievi, con l’intento di approfondire e diffondere in Italia la conoscenza del pensiero junghiano.
Dottore, sappiamo che l’uomo vive in stretta relazione con l’ambiente in cui si trova. Ma cosa accade all’uomo nel momento in cui è solo?
Premesso che ognuno vive questa situazione in modo personale, si possono comunque individuare alcuni tratti più comuni: ad esempio c’è il rischio che, laddove siano già presenti delle difficoltà, queste vadano ad accentuarsi fino all’esasperazione e quindi alla perdita dell’equilibrio interiore.
L’ambiente può essere sostituito dalle piattaforme digitali di videochiamata o chat? Molti pensano di sì, che questo potrebbe essere il futuro. Lei che idea si è fatto?
L’interazione con il mondo esterno è solo in parte sostituita dalle comunicazioni digitali: più persone hanno lamentato una sorta di derealizzazione, non riuscendo più a tracciare un confine netto tra ciò che è reale, ciò che non lo è e ciò che è virtuale. Anche un volto noto può dare la sensazione di essere sconosciuto se mediato dal digitale. Sentimenti e emozioni, privati del contatto fisico, poi, passano male attraverso l’online. Alcuni miei pazienti, ad esempio, non hanno voluto continuare la terapia per via telematica.
Che cosa causa la privazione della routine? Cambieremo alla fine di tutto ciò?
A volte la routine aiuta la stabilità, ma può essere anche una finzione: ci costringiamo a fare sempre di più per paura di guardarci allo specchio. Alcune persone potrebbero, quindi, approfittare dell’assenza della routine per scoprire risorse interiori inedite: l’isolamento infatti può essere visto anche come una specie di opportunità che però solo una minoranza è in grado di cogliere. Non è quindi detto che riusciremo a cambiare, anche se ne abbiamo la possibilità.
Violenza di genere: l’emergenza CoVid ci sta dimostrano che il problema purtroppo è ancora molto serio nel nostro Paese. Come possiamo spiegare l’incremento degli episodi di violenza domestica?
Purtroppo, come dicevo prima, solo una minoranza è in grado di cogliere le opportunità che il lockdown potrebbe darci: molti soggetti vanno ad esasperare difetti, tensioni e modalità sbagliate di confronto. Il clima è privo di sfoghi esterni e questo – come abbiamo visto – rischia di avere delle conseguenze molto serie.
Immagine in evidenza: foto di Open Innovation Regione Lombardia
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