Da qualche giorno una delle vedute più belle della Capitale è stata deturpata dall’installazione di un enorme cartellone pubblicitario che sponsorizza la più grande casa automobilistica d’Italia. Una macchia “rosso fuoco” s’innalza ad inizio di via Conciliazione violentando tutta la visuale di piazza San Pietro da ponte Sant’Angelo e Ponte Umberto I.
I turisti, italiani e stranieri, arrivano sperando di poter fotografare quello che hanno sempre ammirato dalle immagini su internet o dalle cartoline, ma scuotono la testa indignati e se ne vanno. Un’altra volta le politiche commerciali e il potere del denaro hanno vinto anche sul senso umano che porta a rispettare il patrimonio storico/culturale di un Paese come il nostro, a valorizzarlo nei confronti del mondo per poter condividere fieramente ciò che abbiamo. Nei palazzi in ristrutturazione, la legge obbliga ad usare teli con le sagome del monumento coperto, lasciarli bianchi od utilizzare almeno colori consoni.
Chi ha permesso che uno scempio simile possa essere fatto in uno dei punti più turistici e ricchi di patrimonio di Roma probabilmente resterà un mistero, constatando che lo scandalo più grosso è quello degli italiani che non sanno rispettare nemmeno il proprio Paese (che ospita EXPO e che proprio ora è esposto agli sguardi di tutto il mondo).
In questo caso la scelta di avere uno sponsor commerciale per finanziare i lavori sull’opera non esiste perché non esistono lavori da fare. Se la legge verrà applicata o meno si vedrà più avanti ed intanto i turisti, anche quelli arrivati per EXPO, girano la testa e guardano altrove, lasciando il panorama di piazza San Pietro e ponte Sant’Angelo su un triste sfondo.
Forse è giusto ricordare il ruolo del paesaggio descritto nella Convenzione Europea del Paesaggio: