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“La forma dell’acqua”: la vittoria dei freak

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2 minuti di lettura

Guillermo del Toro porta su schermo un altro capolavoro e ci regala una favola d’altri tempi: The Shape of water (La forma dell’acqua). Un film dove i buoni vincono e i cattivi perdono, dove l’aspetto esteriore non conta, ma conta ciò che si ha dentro e dove l’amore trionfa sul male.

«Fin dall’infanzia sono stato fedele ai mostri, da loro sono stato salvato e sono stato assolto, perché credo che i mostri siano i santi protettori nelle nostre meravigliose imperfezioni, consentono e incarnano la possibilità di fallire, e di vivere…»

Guillermo Del Toro
Premiazione Golden Globe 2018

leonardmaltin.com

La principessa senza voce

Siamo negli Stati Uniti in piena guerra fredda. Elisa, una ragazza muta e per questo emarginata lavora come donna delle pulizie in un laboratorio governativo. Un giorno Elisa, fa la conoscenza di uno strano essere acquatico imprigionato in una piscina e studiato dagli scienziati. Da qui nasce un improbabile, ma solido amore tra due specie diverse. Diverse nell’aspetto, ma non nell’anima.

«Muovo la bocca, come lui. Non emetto alcun suono, come lui. Quindi io cosa sono? […] Quando mi guarda, il modo in cui mi guarda…lui non sa cosa mi manca. Né che sono incompleta. Lui mi vede per ciò che sono, come sono. Ed è felice di vedermi. Ogni volta. Ogni giorno.»

Elisa è una ragazza sola, con un vuoto dentro che riesce a colmare solo grazie al suo nuovo amore. Ma non è l’unico personaggio emarginato nella storia. Il suo vicino di casa e amico, Giles, è omosessuale e per questo deve nascondersi da una società bigotta e razzista. La sua amica di colore, Zelda, viene considerata una donna inferiore, dallo scarso intelletto, soprattutto dallo spietato colonnello Strickland, l’antagonista della nostra favola che incarna il male assoluto nella sua forma più subdola: quella che si nasconde dietro un colletto e una cravatta.

mymovies.it

La vera famiglia

Il colonnello Strickland viene presentato come l’americano medio: possiede una famiglia perfetta come negli spot pubblicitari, possiede l’ultimo modello di auto per essere un “vincente”, ma non possiede la felicità. Per quanto si sforzi di essere normale, il colonnello è morbosamente attratto da Elisa, una ragazza muta, imperfetta, fuori dal coro e per questo vista come il frutto proibito. Dietro la facciata di una vita perfetta, si nasconde in lui un sadico boia che cercherà in tutti i modi di uccidere “il mostro”, quando, come in tutte le favole, si capisce benissimo che il mostro è lui stesso.

Del Toro dunque ci mostra un altro tipo di vera famiglia formato da amici sinceri che uniranno le proprie forze per aiutare Elisa e il suo amore rischiando persino la vita.

vanityfair.com

Una favola moderna

La forza della pellicola sta sicuramente nell’ambientazione: si respira a pieni polmoni il periodo storico scelto dal regista curato in ogni minimo dettaglio e ricco di colore seppur con tinte da fumetto noir. Anche “la creatura” è presa a piene mani dal mondo del fumetto e ricorda un meno colto (ma altrettanto ghiotto di uova) Abe Sapien, amico del protagonista della serie Hellboy di Mike Mignola e degli omonimi film girati sempre da Del Toro.

La forma dell’acqua è candidato a ben 13 Oscar tra cui: miglior film, miglior regia, miglior attrice protagonista per Sally Hawkins (che con il suo silenzio è riuscita a riempire lo schermo e a dar voce ad un personaggio molto complesso) e miglior attrice non protagonista per Octavia Spencer l’irriverente amica di Elisa.

Un film omaggio ad un vecchio mondo del cinema, quello delle grandi sale scintillanti e di velluto rosso. Il cinema dei mostri Universal (non è un caso che la creatura si ispiri a Il mostro della laguna nera), che per quanto possa sembrarci lontano ha la capacità di stregarci e, come in questo caso, di farci scendere una lacrima.

Al di là delle nomination agli Oscar, Del Toro aggiunge un gioiello alla sua corona di pellicole riconfermandosi, come sempre, come uno dei migliori registi del nostro tempo.

Immagine in copertina: space.ca

 

Azzurra Bergamo

Classe 1991. Copywriter freelance e apprendista profumiera. Naturalizzata veronese, sogna un mondo dove la percentuale dei lettori tocchi il 99%.

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