fbpx

Kenneth Goldsmith e l’attuazione informatica della decostruzione

4 minuti di lettura

È sempre più diffusa l’idea che la Generazione Y, composta dai cosiddetti Millennials, sia una generazione di uomini e donne nati per la tecnologia, cioè per conoscere e utilizzare i dispositivi tecnologici e per inaugurare e dominare il progresso tecnico-scientifico. I nativi digitali, però, si mostrano essere più che altro rudimentali utenti, invece che esperti conoscitori. Questo non deve stupire e non deve neanche essere motivo di biasimo, dal momento che, da una pur superficiale occhiata all’universo tecnologico, appare evidente la sua natura diveniente. La tecnologia è contrassegnata da scoperte che ne esplicitano l’esistenza e tali scoperte avvengono spesso per caso, intuitivamente. 

Il nostro rapporto attuale con la tecnologia è identico a quello che la Generazione X (coloro che sono nati tra gli anni 60 e 80 del XX secolo) aveva con la televisione. Come afferma il filosofo Martin Heidegger in una intervista :

oggi tutti sono in grado di far funzionare un apparecchio televisivo, senza conoscere le leggi della fisica che lo fanno funzionare e senza conoscere i metodi usati per trovare queste leggi. Metodi che nei loro contenuti sostanziali sono compresi oggi solo da cinque o sei fisici.

Kenneth Goldsmith

Cosa dice Kenneth Goldsmith

A distanza di cinquant’anni un autore moderno, Kenneth Goldsmith, poeta e artista, nonché docente alla Pennsylvania University, in una intervista con Simone Broglia afferma :

siamo molto competenti in fatto di tecnologia e nonostante ciò abbiamo una teorizzazione molto povera sull’argomento. Dobbiamo essere più consapevoli rispetto al “come” e al “perchè” facciamo determinate cose, per divenire più consapevoli.

Un nuovo genere letterario

Per divenire consapevoli della tecnologia, occorre utilizzarla, entrare in un commercio fitto e costante con essa. Per questo Goldsmith ha deciso di fare una serie di esperimenti. Ad esempio quello di stare sul web, spendere del tempo su internet con lo scopo di esplorarne tutti gli anfratti e vedere cosa può concretamente offrirci in termini di consapevolezza su una parte sempre più consistente della nostra vita, quella che è stata chiamata dal filosofo Luciano Floridi, Onlife, la nostra vita nello spazio virtuale del web. Questo esperimento che Goldsmith ha fatto con i suoi studenti, ha prodotto il libro Wasting Time on the internet (2016) in cui Goldsmith dimostra che il tempo speso in internet non è realmente perso, sia perché i dati delle nostre cronologie, che in qualche modo rappresentano noi stessi nel web, non vanno perdute, sia perché il contenuto di quel tempo è ben speso se lo si inserisce in un più ampio programma di lavoro. 

Scrittura non creativa

Nel suo ultimo, CTRL+ C, CTRL+V – Scrittura non creativa (2019) Goldsmith ragiona su come, con l’ascesa del Web, la scrittura abbia subito una modifica consistente. È evidente infatti, a chi conosce i generi letterari del passato, che talune di questi non esistono più. Ad esempio, i taccuini filosofici e i frammenti di Nietzsche, i pensieri di Pascal, gli aforismi di Oscar Wild, sono forme letterari desuete. Il lavoro di Kenneth Goldsmith conferma il fatto che prima dell’avvento della tecnologia, cioè degli schermi che ci consentono di rendere immagine un corpus testuale (si pensi agli screenshot ai posto su Facebook o alla chat di WhatsApp, ma anche a intere pagine di libri prese dal Web), l’idea di scrittura si fondava sulla sintassi e sull’esposizione di un contenuto pensato e originale, in altre parole sulla creatività e sulla forma grammaticale e logica della costruzione di un testo.

Il mondo digitale del Web, con la riduzione del testo a immagine, invita a constatare che invece la scrittura può essere fotografata, e cioè può essere scomposta, manipolata e organizzata in modo tale che una nuova forma letteraria può nascere proprio dalla ristrutturazione e dalla manipolazione di linguaggi di testi già esistenti. La programmazione e la crittografia non sono linguaggi creativi in senso stretto, ma possono svolgere un ruolo decisivo nella gestione dell’enorme varietà dei contenuti linguistici che si moltiplicano sul web – persino nei video e nelle immagini, e la gestione organizzata del proliferare dei testi è a tutti gli effetti una pratica letteraria. 

Kenneth Goldsmith

Goldmith e la Decostruzione

Questa tesi di Goldsmith non è una teoria astratta, ma nasce da una disamina pratica del mondo della Rete in cui viene preparato il terreno per compiere quel metodo impossibile, volto a recuperare quegli elementi tenuti ai margini di ogni pratica linguistica e culturale, che comincia proprio dalla scrittura, concepita nella cultura occidentale come strumentale ancella della voce: la decostruzione di Jacques Derrida.

Nella decostruzione, infatti, centrale è il concetto di testo, inteso come qualcosa che esiste davvero solo se decostruito e cioè, solo nel momento in cui viene manipolato e lavorato emergono tutte le sue potenzialità e sfaccettature. È proprio nella manipolazione che avviene una riorganizzazione di ciò che è detto nei testi, che grazie alla tecnologia possono essere spezzettati e rimodellati, cioè fatti uscire dal loro campo di senso univoco e granitico.

Kenneth Goldsmith

Manipolazione e decostruzione

Nella manipolazione e nell’organizzazione della scrittura, in cui Kenneth Goldsmith vede una reazione della scrittura stessa all’avvento della tecnologia e di internet, è insita la possibilità di pensare l’impensato, di far emergere la differenza, cioè la serie di caratteristiche tra loro diverse che generano il testo letterario, come la spaziatura che differisce le parti testuali l’una dall’altra creando opposizioni che fondano il significato del contenuto del testo. Quindi, se in internet un brano viene spezzato dal suo filo conduttore testuale originario, cioè dal campo di senso in cui noi interpretiamo il testo cui appartiene, si apre a noi la possibilità di manipolarne il senso, di scoprire tutto quello che il brano può dirci nel suo esistere nella differenza dall’orizzonte di senso che la cultura ha già scoperto e tramandato. 

In questo senso la decostruzione assume oggi una forma disciplinare pratica in quanto nuovo genere letterario che trova nella tecnologia e in internet il suo ambito di esistenza. 

Lorenzo Pampanini

Classe 1994. Laureato in Scienze Filosofiche all'Università La Sapienza di Roma.