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L’universo sospeso di Julien Magre

1 minuto di lettura

La fotografia non rappresenta solo un momento. Talvolta racconta il processo intero di una vita e in poche immagini riesce a raccontare intimità e rivelazioni che sarebbe difficile esprimere con i limiti delle parole. Il fotografo Julien Magre nella sua serie Elles veulent déjà s’enfuir (2010-2012) racconta la sua esperienza da amante e da padre che si interroga di fronte al tempo che passa e che cerca di fermarlo con un obiettivo fotografico:

«Elle me permet de figer le temps qui agit sur l’âge de mes enfants, leurs transformations, de réaliser un travail d’archive au présent»

[La fotografia] mi permette di congelare il tempo che influenza l’età dei miei figli e le loro trasformazioni, mi permette di realizzare un lavoro d’archiviazione del presente.

Magre

Le atmosfere dei suoi lavori sono soffuse e sospese, il reale è tale ma allo stesso tempo sembra trasposto in astratto ed intoccabile universo ideato per preservare i soggetti ritratti. Viene rappresentato il mondo del fotografo ma tale rappresentazione si costituisce come una sosta dal reale (come scrive Léa Bismuth: «Ces images ont un statut cinématographique en ce qu’elles suggèrent une durée, une coupe temporelle, un instant d’arrêt»), una radura sospesa fatta di colori tenui e immagini delicate.

Magre

Magre

La semplicità del quotidiano

Non sempre lo straordinario colpisce, talvolta basta anche il quotidiano con la semplicità delle sue inquadrature e dei suoi soggetti. E lo fa perché sa raccontare in modo diretto l’intimità di certi momenti che paiono a chi li vive così banali ma allo stesso tempo così pregni di significato: una mamma che taglia i capelli alla figlia, una bambina che beve, la stessa bambina che gioca. Fotografie che potrebbero non raccontare niente, ma che Magre riesce ad interiorizzare per raccontare la sua esperienza del momento.

Magre

 

Magre

Quasi a voler evidenziare la sottile linea che divide il mondo che rappresenta da quello che è rappresentato e imprigionato, in alcuni scatti i soggetti sono schermati da pareti trasparenti che riflettono anche il mondo circostante, come vetri o specchi d’acqua: così i visi e i corpi pallidi si fanno quasi fantasmi e sovrapponendosi al reale rendono l’atmosfera pregna di mistero, il mistero della vita stessa.

Magre

Magre

Nell’atmosfera velata e soffusa del mondo narrativo di Julien Magre i soggetti sono raccontati da uno spettatore che fotografandoli cerca di sottrarli al Tempo, raccontandoli in gesti quotidiani che si fanno rivelazione.

 

Camilla Volpe

Classe 1995. Prima a Milano, ora sotto il Vesuvio - almeno per un po'. PhD candidate in Scienze Sociali e Statistiche. Mamma e papà non hanno ancora capito cosa faccio nella vita.

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