Dopo la pubblicazione nel 2018 di Salvare le ossa, la casa editrice NN Editore prosegue la pubblicazione della trilogia di Bois Sauvage pubblicando, a maggio 2019 e con traduzione di Monica Pareschi, il romanzo Canta, spirito, canta (titolo originale: Sing, unburied, sing) di Jesmyn Ward. La scrittrice afroamericana, nel 2017, con questo romanzo si è aggiudicata per la seconda volta il prestigioso National Book Award (la prima volta nel 2011 con Salvare le ossa), diventando la prima scrittrice a vincere per due volte il premio, dopo scrittori come William Faulkner, John Cheever e Philip Roth.
La trama del romanzo
Il romanzo Canta, spirito, canta segue le vicende di Jojo, ragazzino di tredici anni, e della sua famiglia, composta da Kayla, la sorellina di cui si prende sempre cura, i suoi genitori Leonie e Michael. La prima inadeguata nel suo ruolo di madre per i suoi problemi con la droga, mentre il secondo si trova in carcere a scontare la sua pena per reati di droga. Ci sono anche i nonni River, detto Pop, incapace di venire a patti con il suo passato nel carcere di Parchman, un passato fatto di violenza, e Philomene, detta Mam, un tempo guaritrice ed esperta di erbe, sul punto di morire per via di un cancro.
Ma è anche una storia di spiriti dissepolti che perseguitano i protagonisti del romanzo e che li porteranno a confrontarsi con il proprio passato e il proprio dolore, poiché come afferma Mam, «Questo è un mondo che si prende gioco dei vivi […] e quando sono morti li fa santi. E li tormenta dal principio alla fine».
All’inizio del romanzo, Leonie intraprenderà un viaggio on the road assieme ai figli e alla sua amica, anche lei tossicodipendente, Misty. Percorrono la zona del Delta del Mississippi verso il carcere di Parchman, dove Michael ha finito di scontare la sua pena, verso un luogo dove «non c’è nessuna gioia, solo aria secca e dura argilla rossa su cui non crescerà mai un filo d’erba». Questo, però, sarà un viaggio in cui i protagonisti, in particolare Jojo e Leonie, si porteranno dietro i fantasmi del passato, un passato fatto di violenza, quella razziale del Sud degli Stati Uniti, ancora presente nella realtà dei personaggi.
Le influenze letterarie: William Faulkner e Toni Morrison
Questo viaggio on the road ricorda molto il viaggio dei protagonisti di Mentre morivo (in originale: As I lay dying) di William Faulkner, modello, anche nel precedente Salvare le ossa, di Jesmyn Ward. Come in Mentre morivo, anche qui i personaggi hanno a che fare con un’umanità povera, abbandonata a sé stessa, crudele e piena di rabbia. Basti pensare al bambino che distrugge il televisore in un accesso di rabbia, oppure al poliziotto che fa inginocchiare Jojo con una pistola in mano per perquisirlo e a Big Joseph, il padre di Michael, che ancora non accetta i suoi nipoti poiché figli di un’afroamericana e che finirà per azzuffarsi con lo stesso Michael.
Da notare che, come Faulkner, anche Ward narra le vicende del romanzo alternando le prospettive dei personaggi, in questo caso Jojo, Leonie e il fantasma di Richie, ragazzino di dodici anni che lega con Pop nel suo periodo a Parchman e che muore in circostanze che Pop riuscirà a chiarire verso la fine del romanzo. Se in Mentre morivo il viaggio si concluse con la sepoltura di Addie Bundren, qui il viaggio si concluderà non solo con il ritorno a casa dei protagonisti, ma anche con il ritorno di fantasmi mai sopiti, quello di Richie e di Given, quest’ultimo fratello di Leonie morto per mano del cugino di Michael, omicidio che sarà fatto passare per «incidente di caccia», che reclamano, nelle parole di Richie, «un canto. Il posto è il canto e io sarò parte del canto», ovvero reclamano giustizia e memoria per i crimini di cui sono stati vittime.
In questi fantasmi che rivendicano riscatto e sopravvivenza non si può non notare un riferimento a un altro grande romanzo della letteratura angloamericana, ovvero Amatissima di Toni Morrison, in cui lo spirito di Beloved, figlia di Sethe, uccisa da quest’ultima per sfuggire alla schiavitù, ritorna dall’oltretomba in cerca di risposte da sua madre.
Il legame con «Salvare le ossa»: dalle macerie di Katrina alle macerie umane
A metà romanzo, è interessante osservare come Leonie e la sua famiglia, durante il viaggio di ritorno verso casa, passino per Bois Sauvage, luogo immaginario del Mississippi inventato da Jesmyn Ward, contraddistinto da una natura primordiale. Qui incontrano i due protagonisti di Salvare le ossa, ovvero i fratelli Esch e Skeetah Batiste. Si osservi quello che la traduttrice di entrambi i romanzi, Monica Pareschi, scrive nella sua nota alla fine del libro:
È forse qui, nel momento in cui Esch e Skeetah passano il testimone ai protagonisti di Canta, spirito, canta, che si precisa il nesso tra mito e storia – e in cui il lavoro della memoria passa per le voci di Jojo, di Leonie, e di Richie, accompagnate da quelle sussidiarie di Pop, di Mam e Kayla. Voci distinte e apparentemente discordanti, calate nel presente e riecheggianti un passato di catene e morte, così indicibile che per attingervi occorre interrogare gli spiriti, liberarne il canto.
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Come nel caso di Salvare le ossa, anche i personaggi di Canta, spirito, canta si ritrovano a dover raccogliere delle macerie umane: nel primo caso dovuto all’uragano Katrina; questa volta dovuto, nelle parole di Pareschi, «a quell’altro uragano che è stata la violenza razziale», una questione lungi dall’esser definita risolta, poiché il passato della violenza razziale perseguita ancora i protagonisti del romanzo sotto forma di fantasmi.
Pop e il legame con il passato
Ed è proprio un fantasma a innescare il lavoro della memoria, un fantasma che insiste nel sapere la verità per trovare la sua casa, per trovare pace: Richie. Quest’ultimo, infatti, fa più volte pressione su Jojo per far sì che questi chieda a suo nonno Pop di finire la sua storia, una storia che non riesce a finire, poiché, come afferma lo stesso Jojo:
Ogni volta che glielo chiedo cambia argomento, o mi chiede di aiutarlo a fare qualcosa in cortile. E io capisco cosa prova quando guarda da un’altra parte o si allontana, aspettandosi che io lo segua. So cosa mi sta dicendo in quel momento: Di questo non voglio parlare. Mi fa male.
Pop, infatti, prova molta sofferenza e sensi di colpa per quanto successo a Parchman, al punto che confessa al nipote che quel carcere è un posto in cui non può tornare. Un senso di colpa che aumenta sempre più con la morte imminente di Mam, l’unica che può tenere sotto controllo gli spiriti, e la presenza di Casper, il bastardino che tanto ricorda i cani da guardia di cui Pop doveva prendersi cura a Parchman e il cui latrato si fa sempre più forte, un latrato che squarcia il cielo e che esprime la forza delle voci di quei fantasmi che reclamano una propria casa, ovvero qualcuno che dia voce ai loro dolori.
Pop racconta a Jojo che, dopo aver ucciso Richie per evitare che venisse giustiziato dagli uomini di Parchman, l’odore del suo sangue ha continuato sempre a perseguitarlo, fino a che, afferma Pop, è arrivato Jojo. Questo perché, come Richie dice a Jojo nel loro primo incontro, «[…] tu senti gli animali, vedi cose che non ci sono. È un pezzo di te. È tutto quello che c’è dentro e fuori di te».
Jojo e Kayla: due fratelli per rimediare alle colpe del passato
Jojo ha il dono, oltre che di vedere gli spiriti, anche di percepire i pensieri degli animali, più volte riportati in corsivo nel corso del romanzo, che lo rende in grado di arrivare a una conciliazione tra il presente e il passato, portando il nonno a concludere la storia che più volte gli ha raccontato senza arrivare al finale.
Conciliazione, però, che la morte di Mam sembra rendere di nuovo impossibile, poiché con la sua morte molti spiriti si ripresentano alla fine del romanzo, comunicando le loro storie di violenza e crudeltà e chiedendo a gran voce il canto che li redima, un canto che passa attraverso Kayla, la sorellina di Jojo, la cui canzone fatta di «parole spaiate e farfugliate» dà loro sollievo, memoria: una casa. Anche qui, come in Salvare le ossa, la storia si conclude con dei fratelli in cui è riposta la speranza di una nuova vita e a cui spetta il compito di raccogliere le macerie umane in un canto che possa dare ai fantasmi del passato giustizia, memoria e sopravvivenza.
Conclusione: una voce per gli spiriti del passato
In una lingua caratterizzata dall’alternanza tra la colloquialità aspra della contingenza esistenziale dei suoi personaggi e il lirismo visionario che tocca il suo punto finale nell’ultimo, allucinato capitolo.
Monica Pareschi
Jesmyn Ward ha scritto un romanzo che, con la stessa forza espressiva di William Faulkner e con il coraggio di parlare ai fantasmi del passato e dar loro giustizia come Toni Morrison, racconta in maniera originale, innovando la tradizione letteraria angloamericana, una società, quella del Sud degli Stati Uniti, ancora lacerata da un passato fatto di violenza razziale e posta in un mondo solitario e duro. Una società in cui tuttavia una speranza è possibile, ovvero la speranza che le generazioni che verranno, qui rappresentate da Jojo e Kayla, possano, attraverso la memoria, affrontare i fantasmi del passato e dar loro una voce attraverso il canto, attraverso l’esercizio della memoria, affinché una giustizia per chi ha sofferto in passato sia possibile.
Immagine in evidenza: Dettaglio del bayou del Mississippi. Photo by Jp Valery on Unsplash
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