Jacqueline Bouvier, conosciuta principalmente come Jacqueline Kennedy dopo il matrimonio con il 35º presidente degli Stati Uniti, John F. Kennedy, che affianca dal 1961 al 1963, anno dell’assassinio del presidente a Dallas, è una delle First Lady più iconiche e influenti. Nota per il suo stile raffinato, diventa ufficialmente un’icona di moda grazie alla collaborazione con lo stilista e costumista Oleg Cassini. Oltre all’attenzione per il buon gusto, Jackie si distingue come figura di spicco nella promozione culturale e storica degli States: nei primi anni Sessanta, decide infatti di restaurare la Casa Bianca. Il restauro, che procede fino al 1963, non è motivato dalla semplice volontà di modernizzare la residenza presidenziale, ma dalla necessità di trasformarla in un luogo di rappresentanza culturale e storica.
Da Bouvier a Kennedy
Nata il 28 luglio 1929 a Southampton, New York, Jackie proviene da una famiglia benestante di origini francesi. Fin dalla giovane età, si distingue non solo per la sua intelligenza, ma anche per una spiccata sensibilità verso l’arte e la letteratura. Frequenta scuole prestigiose come la Vassar College, dove coltiva il suo amore per la letteratura. Successivamente si trasferisce a Parigi per studiare alla Sorbona e si laurea in letteratura francese alla George Washington University. Dopo il college, Jacqueline lavora come fotografa per il Washington Times Herald. Nel 1952 incontra John Fitzgerald Kennedy, giovane politico carismatico e ambizioso che sposa l’anno seguente e la loro relazione attira immediatamente l’attenzione del pubblico. L’anno 1961 è un anno fortunato per la coppia: John Kennedy diventa presidente degli Stati Uniti e Jackie First Lady, una carica importante seppur non istituzionale. I Kennedy e i loro figli, si trasferiscono così nella dimora presidenziale, la White House.
Jackie Kennedy e il restauro della Casa Bianca
Nel gennaio 1961, i Kennedy si trasferiscono alla Casa Bianca e Jacqueline Kennedy si concentra subito sulla preservazione dell’integrità storica della residenza. Nasce quindi il Fine Arts Committee for the White House (un comitato composto da specialisti) e assume Lorraine Waxman Pearce come prima curatrice della residenza presidenziale. Jacqueline Kennedy sottolinea più volte, anche tramite i giornali, che non si tratta di una semplice ristrutturazione, ma della volontà di trasformare la residenza presidenziale in un vero e proprio museo. Coinvolge quindi la rivista Life, che nel settembre 1961 pubblica un articolo illustrato che spiega in dettaglio i suoi piani. Nel giro di due settimane, il budget iniziale di 50.000 dollari è già speso per ristrutturare gli alloggi privati. La Mrs. Kennedy si rivolge quindi a Winterthur, la tenuta-museo di Henry du Pont, nella speranza di ottenere in prestito alcuni mobili d’antiquariato. Il direttore, Charles Montgomery, le suggerisce però di formare il comitato per le arti e Henry du Pont ne viene nominato presidente. L’obiettivo è acquisire arredi antichi per la Casa Bianca. È dunque Henry du Pont, il più grande collezionista di oggetti d’arte americana autorità nella decorazione storica americana a guidare il progetto.
Nello stesso anno, Jacqueline Kennedy fonda anche la White House Historical Association, un’organizzazione privata senza scopo di lucro per assistere negli sforzi di acquisizione e conservazione. Nel 1962, la CBS News trasmette il primo tour televisivo della residenza, guidato dalla First Lady. Più di ottanta milioni di spettatori seguono il programma e Jackie riceve un Emmy speciale per il suo contributo alla televisione.
Ma l’influenza di Jacqueline Kennedy come First Lady va oltre gli States. Viaggia all’estero diverse volte e dopo un viaggio in Francia nel 1961, riesce a negoziare affinché la Gioconda di Leonardo da Vinci venga esposta negli Stati Uniti, attirando milioni di visitatori a Washington, D.C. e New York all’inizio del 1963.
La Casa Bianca della famiglia Kennedy si trasforma dunque in un centro culturale. Ospita balletti, spettacoli musicali, opere e rappresentazioni teatrali. Gli ospiti di Jacqueline Kennedy portano decisamente una maggiore raffinatezza culturale: la First Lady invita spesso scrittori, pittori, poeti e musicisti a esibirsi durante gli eventi ufficiali. Tra gli artisti più celebri ci sono Leonard Bernstein, Pablo Casals, Igor Stravinsky e Isaac Stern. La dimora viene utilizzata inoltre come palcoscenico per mettere in mostra importanti organizzazioni artistiche americane, come l’American Ballet Theatre e l’Opera Society of Washington. Con il progredire del progetto, la signora Kennedy e Henry du Pont riconoscono la necessità di un curatore permanente per gestire la collezione in espansione e nel settembre 1961 il tutto viene ufficializzato: la Casa Bianca viene dichiarata museo. Questo assicura che i doni fatti alla residenza non possano essere venduti o conservati privatamente, protegge le stanze da eventuali cambi radicali futuri e definisce l’iniziativa del progetto. Un altro importante contributo di Jacqueline Kennedy è il suo piano per realizzare una guida della Casa Bianca, una serie di pubblicazioni che illustrano la storia, l’importanza architettonica e i contenuti della residenza. Con il tempo, gli interni restaurati durante l’era Kennedy subiscono modifiche, seguendo l’evoluzione del gusto pubblico e della filosofia della decorazione storica. Nonostante ciò, molte altre First Ladies, tra cui Nancy Reagan, esprimono ammirazione per lo stile dei Kennedy e cercano di ricrearne alcuni elementi. Sebbene siano avvenuti vari cambiamenti negli anni, il contributo di Jacqueline Kennedy viene ancora riconosciuto per aver stabilito uno standard elevato nel restauro e nel design della White House.
La collezione
Oltre agli oggetti e ai mobili storici, la Casa Bianca ospita una collezione che si è ampliata nel tempo e include alcuni dei migliori dipinti e sculture di arte moderna americana, fra cui opere di artisti come Georgia O’Keeffe, Alma Thomas, Jacob Lawrence e Isamu Noguchi. Queste opere non solo arricchiscono la residenza con la loro bellezza, ma riflettono anche la diversità culturale e le storie che costituiscono l’identità americana.
Georgia O’Keeffe, rinomata artista americana, è celebre per i suoi dipinti floreali e paesaggi astratti. Uno dei suoi lavori, Mountain at Bear Lake – Taos (1930) donato alla Casa Bianca nel 1997 si trova oggi nella biblioteca al piano terra. L’opera raffigura le imponenti montagne di Taos Pueblo, New Mexico, e celebra la bellezza naturale del Nord America. Un altro suo famoso dipinto, Jimson Weed/White Flower No. 1 (1932), ha fatto parte della collezione della Casa Bianca dal 2002 al 2008 ed è stato venduto nel 2014 per 44 milioni di dollari nel 2014, diventando l’opera più costosa mai realizzata da un’artista donna.
Jacob Lawrence, invece è conosciuto per la sua Migration Series (sessanta pannelli che narrano la Great Migration afroamericana). Jacob Lawrence, noto per aver immortalato l’esperienza afroamericana, ha lavorato per la Works Progress Administration di Franklin D. Roosevelt durante la Grande Depressione. Uno dei suoi lavori, The Builders (1947) che raffigura con colori vivaci un cantiere è dal 2008 esposto nella Green Room della Casa Bianca. Alma Thomas, prima artista donna afroamericana presente nella collezione della Casa Bianca, è celebre per i suoi dipinti astratti e il suo uso audace del colore. La sua opera più celebre, Resurrection (1966), è stata aggiunta alla collezione nel 2015 durante la presidenza di Barack e Michelle Obama. Infine, lo scultore Isamu Noguchi, noto per la sua fusione di stili occidentali e orientali, ha creato la scultura Floor Frame, acquisita nel 2020. Isamu Noguchi, il primo artista asiatico-americano a entrare nella collezione, ha progettato quest’opera ispirandosi all’importanza della vita quotidiana, vissuta a contatto con il suolo nelle tradizioni giapponesi. Oggi, la scultura si trova nel Rose Garden.
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