Per cercare una parola sull’enciclopedia, dobbiamo prendere un volume, portarlo giù dalla libreria, metterlo sul tavolo, sfogliarne le pagine, contestualizzare e capire. Ritrovarsi in piazza con gli amici, fare una passeggiata assieme, a proposito del Bar Europa incontrarsi al bar, bere un caffè, una birra, o quello che ti va, parlare del più e del meno, discutere, proporre un’idea, mettere in gioco i propri sentimenti, significa definire i nostri rapporti umani.
Le nuove tecnologie ci consentono di cercare parole e stabilire rapporti più rapidamente, ma non si limitano ad aumentare la velocità, ad accorciare le distanze e a ridurre i tempi con tutti i vantaggi di progresso e benessere che, indiscutibilmente, ne derivano. Come osserva James Boyle, modificano il modo di intendere la libertà, la politica e il mercato. Ci trasmettono la sensazione di sapere tutto in tempo reale, di poter fare a meno degli esperti, di dover diffidare di tutto e tutti, di essere soli anche quando siamo connessi con migliaia di profili. In generale, condizionano il nostro modo di pensare e di relazionarci gli uni con gli altri.
Oltre alle distanze, mentre si riduce lo spazio per la partecipazione e per il confronto delle idee, aumenta la distanza dalle istituzioni e cresce la diffidenza. Il risultato è paradossale. Iperconnessi, rischiamo di dividerci in tribù e di regredire ricacciando la nostra ragione in caverne di pregiudizi e superstizioni. Siamo ad un tornante della storia e, fortunatamente, non è una strada a senso unico.
Abbiamo un’alternativa. Per percorrerla nella giusta direzione dobbiamo sviluppare anticorpi, lottare contro desistenza, pressappochismo e indifferenza, stimolare il pensiero critico, ricomporre le fratture interne alla società, abitare la complessità dei fenomeni cui assistiamo. Dovremmo tornare a condividere paure, aspettative e speranze, come individui e come comunità, tra esseri umani in rapporto alle altre specie e al mondo, per darci una prospettiva, vivere e viaggiare il tempo e lo spazio come misura del possibile.
Ne abbiamo parlato nel Bar Europa al Rock Night Show su Radio Godot con Stefano Polli, vicedirettore dell’Ansa. Buon ascolto!
Michele Gerace
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