Sulle palpebre chiuse dai sonni lunghi della quarantena si proiettano curve di paesaggi diversi. Profili desertici o montuosi, sferzati dal vento o appesantiti dal sole, ma tutti legati dalla distanza, più grande di quella che siamo mai riusciti a sognare. Mario Cimarosti è fra i creativi che aspirano a vincere la reclusione fisica offrendo spunti esotici, pescati da memorie più e meno vicine, collezionate in vent’anni di viaggi in Oriente. A riempire il tempo dilatato di un presente ancora surreale, è da poco uscita la sua vivacissima e ricca fatica: Ai confini dell’Asia. Avventure e incontri tra zar, sultani e maioliche.
Spirito scalpitante che anela a partire, Cimarosti coltiva la passione per la sua città d’origine, Venezia, al confine tra terra e mare. Del padre vetraio di Murano ammira l’arte della lavorazione del vetro, di cui più volte ha trovato i segni anche lontano da casa. Echi di Venezia risuonano a San Pietroburgo, “Venezia del nord”, nella “Venezia D’Oriente”, Suzhou, villaggio cinese di pescatori; nel vetro di Murano del Palazzo del Gran Khan in Azerbaijan, nel Monastero Mechitarista Armeno nell’isola di San Lazzaro e nella colonia veneziana di Ponte Galata sul Bosforo, di fronte al quartiere Pera in Turchia. Mario Ciamarosti ripercorre i passi di Marco Polo, suo antico conterraneo, e parte voglioso di tracciare il suo “Silk ring tour“, tappa dopo tappa lungo il sentiero del dialogo, così ribattezzato dall’Onu.
«Ho voluto rivivere questo itinerario sulla mia stessa pelle, componendo un mio puzzle personale, rievocando due decenni di miei viaggi che ho vissuto e sperimentato, ritrovandomi sorpreso e affascinato allo stesso tempo, ho potuto in questo modo ristabilire in me un forte senso di libertà, questa mia scrittura è quasi come una meditazione profonda, un viaggio emozionale appunto, dove tutto il resto rimane rigorosamente fuori, mentre dentro perversa la strada del non pregiudizio verso questi popoli troppo spesso definiti “strani e diversi” da chi non li ha mai vissuti e compresi».
Viaggiare per capire la relatività di ogni prospettiva e la meschinità di tanti presunti imprescindibili obiettivi. Così insegnano i medici buddhisti di Chengde, alle porte del Piccolo Potala, per cui meditazione e rispetto della natura sono tappe sul sentiero di altruismo e felicità. A distanza di anni il tocco di questi uomini pregni ha influenzato l’autore, che nel mantra ha scoperto un rifugio di leggerezza dallo stress quotidiano. Ortodossi, apostolici armeni, cristiani cattolici, islamici maomettani hanno accarezzato più o meno profondamente la coscienza di questo insolito viaggiatore e, come lui dice, l’hanno lavata e ampliata.
Leggi anche:
In Medio Oriente non si ferma l’escalation di violenze
«In questa via straordinaria il viaggiatore scopre il valore più importante per chi ha davvero sete di scoperta, l’emozione di sentirsi liberi con i piedi nella sabbia del deserto oppure tra le brulicanti bancarelle dei mercati d’oriente»
Suggestioni diverse per colori e odori hanno pizzicato i sensi di Mario Cimarosti, che ricostruisce le tappe del suo viaggio di formazione «fino alla Grande Cina». Toccando Samarcanda in Uzbekistan, terra di carovanieri, puntando al Mar Caspio è arrivato in Georgia e in Azerbaijan, fino all’Armenia con il dolore di nazione “violentata”, ma con la forza di popolo che rialza «la testa nei momenti più difficili della propria storia».
L’approdo finale è stata Istambul:
«antica capitale dell’Impero Romano, la Nuova Roma di Costantinopoli, quando davanti ai miei occhi è apparsa Istanbul, incredibile terra dei Sultani ricca di storia, in una Turchia simbolo di culture condivise dai popoli più lontani nei secoli fino ai giorni nostri».
Ai confini dell’Asia. Avventure e incontri tra zar, sultani e maioliche supera progressivamente i limiti, linee immaginarie tracciate dagli uomini, che stanno solo nella testa, per un collettivo diverso bene: i fusi orari, quattordici in tutto, per un totale di 24.441 chilometri.
L’autore Mario Cimarosti è oggi collaboratore delle Nazioni Unite, dopo la partecipazione nel 1994 alla missione Albatros con i Caschi Blu dell’Onu, per portare la pace in Mozambico sull’Oceano Indiano.
#ioviaggiosuldivano è il suo personale contributo al presente momento di limitazione degli spostamenti. Qui il video di presentazione del suo libro pubblicato da Ediciclo Editore:
Segui Frammenti Rivista anche su Facebook, Instagram e Spotify, e iscriviti alla nostra Newsletter
Sì, lo sappiamo. Te lo chiedono già tutti. Però è vero: anche se tu lo leggi gratis, fare un giornale online ha dei costi. Frammenti Rivista è edita da una piccola associazione culturale no profit, Il fascino degli intellettuali. Non abbiamo grandi editori alle spalle. Non abbiamo pubblicità. Per questo te lo chiediamo: se ti piace quello che facciamo, puoi iscriverti al FR Club o sostenerci con una donazione. Libera, a tua scelta. Anche solo 1 euro per noi è molto importante, per poter continuare a essere indipendenti, con la sola forza dei nostri lettori alle spalle.