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«Io, Moby Dick»: la ricerca dell’impossibile alle MTM

Il monologo di Corrado d'Elia cattura il pubblico nel racconto di Melville. In scena al Teatro Litta di Milano fino al 19 dicembre 2021

2 minuti di lettura

Fino al 19 dicembre, al Teatro Litta di Milano è in scena lo spettacolo Io, Moby Dick, creato e interpretato da Corrado d’Elia. Liberamente ispirato al capolavoro di Herman Melville, lo spettacolo presente alle MTM è un monologo di grande intensità emotiva che colpisce lo spettatore. Tra la scenografia, la musica e la recitazione, lo spettacolo richiama il pubblico ad un tempo passato, nell’estenuante ricerca della famosa balena bianca.

Una ricerca odissea verso Moby Dick

Lo spettacolo inizia a sipario chiuso, accompagnato da un canto di balena. Una volta aperto si scopre al pubblico l’unico interprete. Corrado d’Elia, vestito di bianco, è circondato da una scenografia che ricorda una barca, la barca di Capitan Achab, la baleniera Pequod. Sulla Pequod, il nostro capitano Achab ci racconta la sua storia come un moderno aedo.

La sceneggiatura si divide in tante piccole scene in cui vengono raccontati i fatti con grande ritmo. A dividere e rincarare il ritmo è presente una musica incalzante che permette allo spettatore di provare quella stessa ansia, quello stesso desiderio di vendetta di Achab. Siamo trasportati nel suo racconto, mentre ci spiega il motivo per cui compie questo viaggio. Come Ulisse, come tanti eroi, vuole raggiungere l’impossibile, sfidare l’hybris umana: uccidere quella balena bianca che l’ha menomato, Moby Dick. La più grande balena mai avvistata, bianca come la neve: un leviatano, un mostro che deve sconfiggere. Una profezia sancisce la ricerca: come lei ha smembrato Achab, lui smembrerà Moby Dick.

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«Io, Moby Dick»: una lotta impari fra uomo e natura

È solitaria la vita di Achab. L’unico scopo che vuole raggiungere è ammazzare Moby Dick. Con ardore e implacabile desiderio – che alcuni considererebbero follia – Achab spinge i suoi marinai a continuare la ricerca, continuare a navigare. Con un bellissimo effetto di luci, il tempo passa e gli avvistamenti sono sempre più frequenti. Pian piano sta arrivando il momento, malgrado le tempeste, il mare grosso, gli dèi avversi, le richieste di aiuto non ascoltate. L’unico obiettivo è colpire Moby Dick.

«Mia moglie è diventata vedova nel momento in cui mi ha sposato», racconta Achab, spiegando come ormai lui sia dedito solo al mare. Quarant’anni su quella baleniera, quarant’anni ad inseguire balene, ed ora l’ultimo ostacolo. Moby Dick diventa la sua ossessione, non riesce a pensare ad altro. Alla fine, ecco che inizia l’ultima battaglia, lo scontro che per mesi ha agognato. Dura più giorni, dove entrambi raccolgono vittorie e sconfitte, mentre l’ansia continua a crescere. Il terzo giorno, Moby Dick non si fa vedere ma Achab aspetta. Ormai sono un tutt’uno – come gli abiti bianchi indossati da Corrado d’Elia dimostrano – e Achab sa che arriverà.

Un uomo mutilato contro un leviatano, la sfida impossibile per eccellenza.

Un grande monologo alle MTM

Corrado d’Elia in questo spettacolo offre allo spettatore un grande monologo che lo tiene incollato alla poltrona del teatro per tutto il tempo dello spettacolo. Aiutato dalla musica e dalle luci, l’atmosfera che si trova sul palco trascina il pubblico nella storia con grande maestria.

La potenza recitativa che l’autore-attore pone nel personaggio, dando vita a quell’ossessione spasmodica, coinvolge lo spettatore che non può che chiedersi come andrà a finire. Sebbene l’opera di Melville sia un grande classico, lo spettacolo riesce a portare quel sentimento di angoscia e curiosità alla platea, che ancora si continuerà a chiedere: chi riuscirà a vincere questa battaglia?

Io, Moby Dick è una riscrittura vinta, che non toglie nulla all’opera originale ma la porta sul palco sotto una nuova luce, più intima e più partecipativa. Lo spettatore si sente coinvolto, preso in considerazione quasi come se la quarta parete non esistesse. L’opera creata da Corrado d’Elia ci fa immergere nella narrazione, ci culla e ci seduce come il profondo oceano che nasconde Moby Dick.

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Greta Mezzalira

Classe 1995, laureata in Filologia Moderna. Innamorata del teatro fin dalla prima visione di "Sogno di una notte di mezza estate" durante una gita scolastica. Amante di musical e di letteratura.

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