di Susanna Causarano
Essere Leonardo Da Vinci: intervista impossibile nasce nel gennaio 2012 a Londra, dove è stato rappresentato in forma di lettura scenica. In questi tre anni vi sono seguite alcune rappresentazioni passando da New York a Tokyo. Nel 2015, anno di EXPO, l’interprete e regista Massimiliano Finazzer Flory, è di scena da maggio ad ottobre, ogni sabato, al Museo della Scienza e della Tecnica. I testi, recitati in italiano rinascimentale ed interamente costruiti sugli scritti originali di Leonardo Da Vinci, principalmente dal Trattato di pittura, ripercorrono il pensiero “leonardesco” attraverso le sue considerazioni su vita, morte, trascendente, spazio, tempo, moto, poesia, pittura, letteratura, fisica. Le parole di Leonardo Da Vinci sono davvero immortali e visionarie nel loro intuito per il futuro.
Profondamente contro la divisione dei saperi, convinto che la cultura – ben diversa dall’istruzione – è una e tutta e come tale va vissuta, capita e maneggiata, specialmente osservando quella che secondo lui è la macchina più perfetta, poetica e complessa: la natura. Un viaggio coinvolgente di cui è protagonista anche l’attore Gianni Quillico, che ha il compito di intervistare per un’ora questo strano Leonardo Da Vinci. Strano perché? Perché Finazzer Flory ha voluto impersonare un Da Vinci un po’ burbero, che risponde a volte seccato alle domande che gli piovono da questi pronipoti così ingenui, che sembrano non conoscere millenni di storia. Caracollando ingobbito per la stanza sviscera temi enormi, viscerali, antichi quanto l’uomo e moderni quanto la contemporaneità che, anzi, pare qualche volta tornare indietro. L’unica cosa che non convince: il tenere sempre lo stesso tono di voce per un’ora, unito ad uno sbuffo che denota una certa seccatura, fa pensare che non ci sia interesse da parte del nostro Leonardo Da Vinci ad esser lì. Ma forse se un Da Vinci si dovesse trovare nel nostro mondo così intriso di categorie deformanti della realtà, sarebbe esattamente come lo impersona Finazzer Flory: stufo.