A Siena è stata inaugurata il 1 giugno la mostra Obscure Clarté (Chiarezza oscura) dell’artista cinese Li Chevalier. La mostra è allestita nei locali dei Magazzini della Corticella presso il Complesso Museale di Santa Maria della Scala e rimarrà aperta fino al prossimo 30 settembre.
La mostra è visitabile durante l’orario di apertura del museo; per andare alla presentazione ufficiale della mostra clicca qui.
Intervista a Li Chevalier
Nel primo giorno di apertura della mostra, la pittrice cinese Li Chevalier ha messo la sua gentilezza a disposizione dei lettori di Frammenti Rivista.
L’estratto che segue riporta le parole dell’artista, che sono sempre la miglior presentazione alla propria arte.
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Allestimento della mostra
«Sono molto contenta perché tutta la squadra del Santa Maria della Scala mi ha aiutata molto. Soprattutto Daniele Pitteri, direttore del Complesso Museale. È un uomo di grande cultura, con uno sguardo a tutto tondo. Ci siamo capiti molto bene e quando artista e direttore si capiscono bene, si riesce a creare un allestimento perfetto. La scelta dei locali è nata per caso, ma è davvero suggestiva. Il luogo lascia forti emozioni».
Un’arte nata in Cina, ma con uno sguardo mondiale
«Dagli anni ’50 e ’60 la Cina ha iniziato una guerra contro se stessa, contro il proprio passato. Gran parte del nostro patrimonio è andato distrutto. La vecchia Pechino non esiste più ed era bella! Era molto simile a Siena, con molte porte come qui.
Questo non vale solo per la Cina, ma per tutto il mondo. La globalizzazione ha portato alla standardizzazione della cultura e ha distrutto la singolarità culturale dei popoli. Invece, voi italiani in questo siete molto forti! Pensa che pochi anni fa hanno costruito un’autostrada vicino alla Grande Muraglia. Io ho detto, ma non si può! Io non sono niente, sono solo un’artista, ma non si può distruggere la storia. Eppure la Cina ha un patrimonio enorme. La casa di Confucio è bellissima, per esempio. Consiglio a tutti di visitarla. Da 500 anni prima della nascita di Cristo lì ancora oggi vivono i suoi discendenti. Ben 73 generazioni!
In Cina, la Rivoluzione Culturale non ha solo distrutto fisicamente un palazzo o due. Ha distrutto la capacità di capire e percepire la bellezza. É un problema che oggi è ovunque; mi fa male dirlo».
La scelta di Siena
«Ho scoperto Siena più di 20 anni fa ed entrai in contatto con la comunità dei frati della Chiesa di San Domenico. Anche se non sono cristiana, c’è stato uno scambio spirituale e intellettuale fortissimo.
Siccome ho appena finito la mia mostra al MACRO (Museo d’Arte Contemporanea di Roma), ho pensato di girare l’Italia con le mie opere. Siena ha qualcosa di particolare; è piccola, ma con una sensibilità storica molto forte. È una cosa unica e per me è un sogno essere qui oggi.»
L’Italia, una lunga storia d’amore
«Ho passato molti anni in Francia e, quando ho pensato di visitare l’Italia, mi hanno detto: Non andare, sono ladri! [ride] Invece un giorno sono andata a Venezia e non sono più riuscita a separarmene. È stato un punto di svolta nella mia vita. Così ho iniziato a studiare l’italiano perché sentivo la necessità di comunicare con gli italiani. E questa cosa non mi capita con nessun altro popolo. Non mi capita neanche con il Giappone, che io amo (è strano sentirlo dire da una cinese!) Voi italiani invece siete così aperti. Qui in Italia ho sentito “calor and colour”. Calore e colore. L’abbinamento mi piace molto. Quando sono ritornata in Francia ho iniziato subito le lezioni di pittura. Non potevo più vivere senza dipingere, è diventata una necessità. La mia passione per la pittura è nata in Italia.»
Tradizione e modernità
«Dopo la laurea mi hanno detto: Dipingi ancora? Fai video, cinema da installazione. Questa è la vera arte potente del nostro tempo! Io però mi sono rifiutata di dimenticare la pittura. Tutto è cominciato con la pittura. L’istallazione dà un impatto molto forte, ma una volta finita non lascia il segno. Invece i quadri parlano. Per questo non posso smettere di dipingere.
Ciononostante ho inserito un’istallazione alla fine del percorso. I violini sono sospesi sull’acqua e sembrano sognare la ricostruzione, cercano il senso perduto della bellezza.»
Paesaggi dell’anima
«Cerco un’arte che parli a tutti, che rappresenti i paesaggi interiori dell’anima.
Prendi La solitudine ad esempio. Qui una persona cammina da sola su un ponte, ma tutti siamo nati soli, moriremo soli. Ci sono delle situazioni della vita che dobbiamo affrontare da soli.
Oppure il desiderio: spinge ad andare avanti, ma ti lascia sempre insoddisfatto. Per l’artista è il desiderio di essere conosciuti. Non i soldi, quelli no, ma l’eternità. Per me non c’è niente di più bello che pensare ai miei nipoti che vanno al museo e che di fronte alle mie opere dicono: Guarda! I quadri della nonna! E credo che tutti i creatori (pittori, compositori, poeti) hanno questo desiderio. L’orizzonte della morte è l’unica certezza, ma aspirare all’eternità è l’unica cosa che ci permette di andare oltre.»
[Tutte le foto sono dell’autrice ©]